Ricordate Mario Scaramella, lo 007 italiano dal curriculum chilometrico (fitto anche di patacche), uno degli ultimi, se non l’ultimo in assoluto, ad aver parlato con Alexander Litvinenko, la spia russa uccisa a Londra nove anni fa con un’overdose al polonio? Bene, il processo è ancora in corso a Londra, tra un rinvio e l’altro, e dopo un lungo tira e molla Scaramella ha testimoniato davanti ai giudici inglesi. Che hanno molto insistito sulla sua presenza, perchè – come ha sottolineato il presidente dell’alta Corte, sir Robert Owen – “Scaramella ha giocato un ruolo diretto nei fatti principali dell’inchiesta che questa corte sta trattando”.
Ecco cosa scriveva il Telegraph sul ruolo di Scaramella e su quel processo. “Litvinenko e Scaramella hanno lavorato insieme nella commissione Mitrokhin, uno snodo importante secondo il parlamento italiano per indagare sui collegamenti tra Kgb e politici italiani. Una fonte molto vicina a Litvinenko ha detto che Scaramella temeva di poter essere messo sotto accusa in Italia per le informazioni sensibili che avrebbe potuto fornire sul coinvolgimento dei politici italiani”. E ancora: “Scaramella ha avvisato Litvinenko, durante il loro ultimo incontro, di un piano russo per ucciderli tutti e due, insieme ad altri membri della commissione”. L’articolo del Telegraph prosegue ricordano l’arresto poi avvenuto di Scaramella in Italia, i 14 mesi di custodia cautelare e delinea lo scenario “politico” dietro la morte della spia russa. “Spie americane – viene scritto – hanno intercettato comunicazioni tra uomini coinvolti nell’uccisione di Litvinenko e hanno trovato la chiave che porta ad una vera e propria esecuzione di stato”. Lo stesso Telegraph, sul suo sito, ha inserito un audio in cui si sente la voce di Litvinenko dare ampi ragguagli su una sua investigazione circa “i rapporti fra Vladimir Putin e uno dei più pericolosi criminali, il gangster ucraino Semion Mogilevich”.
Ma torniamo alla Corte di Londra e al processo per la morte dello 007 russo. Di scarso significato la verbalizzazione, in cui Scaramella ha ribadito quanto già noto sui suoi rapporti con Litvinenko, la sue dichiarazioni è relativa al suo sterminato pedigree, che comincia poco più che ventenne e adesso approda, soprattutto, sulle coste somale. Dove possiamo trovare non poche chicche. Oggi, infatti, a suo stesso dire, Scaramella è ufficialmente superconsulente del governo somalo, esperto di traffici, pirateria e indagini criminali. Ecco il contenuto dell’incarico, nero su bianco da un documento somalo: Scaramella sarà “autorità di collegamento per la lotta alla pirateria, gli abusi nell’antipirateria, la lotta al terrorismo Al Shaba e al Quaida, il traffico dei migranti verso l’Europa, la frode negli aiuti europei alla Somalia, la lotta ai traffici illeciti”. Ma c’è una postilla di grosso significato: Scaramella si occuperà anche di “omicidi di cittadini europei”.
L’incarico a 360 grandi, per il superconsulente Scaramella, comprende quindi dei tasselli strategici: non solo frodi negli aiuti europei, ma soprattutto la bomba di oggi, il “traffico di migranti”. Senza dimenticare un tassello che per noi rappresenta un buco nero da oltre vent’anni: l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, visto che l’incarico prevede anche gli “omicidi di cittadini europei”. Potrà, il fiuto del nostro 007, portare finalmente a una verità anche giudiziaria?
Il sito Toxic Leaks – aggiornatissimo su tutti i crimini ambientali e dintorni – così ricostruisce: “la passione di Scaramella per la Somalia nasce nel 2009, quando mette in contatto i familiari dei rapiti della Buccaaner – il cargo finito nelle mani dei pirati del Corno d’Africa – con un team di ‘superesperti’, guidati da Shawn Winter, comandante dei reparti speciali della marina Usa. Quella trattativa segna l’inizio di una nuova carriera per l’ex consulente della Mitrokhin. Nel 2013 è riapparso al fianco della delegazione del governo della Somalia guidata dal presidente Hassan Sheikh Mohamud, in viaggio in Italia. Secondo Latina Oggi, nella residenza di Scaramella ad Itri si sarebbe tenuta una riunione tra il consulente e il rappresentante somalo presso la Santa Sede Yusuf con l’obiettivo di proteggere i cattolici nel Corno d’Africa”. E arriviamo ai fatti più recenti. “Il suo ruolo nel Corno d’Africa con il tempo si è rafforzato e allargato. In una lettera del 16 aprile 2014, firmata dal Procuratore generale della Repubblica Somala, Abdulkadir Mohamed Muse, Scaramella è indicato come Coordinatore uffici Affari internazionali e sezione specializzata antipirateria”. Avrà preso parte, il superconsulente Scaramella, al Somalia Day del 3 settembre all’Expo di Milano, nella delegazione che ha accompagnato il presidente Hassan Sheikh Mohamud?
Alla Voce, comunque, risultano rapporti con la Somalia risalenti ad anni ancora precedenti. Nella cover story di dicembre 2006 “Scaramella al veleno”, ad esempio, dettagliavamo una serie di rapporti e amicizie già allora border line. In un’inchiesta della Procura di Potenza, infatti, facevano capolino i nomi di Scaramella e alcuni faccendieri, un quartetto composto da Massimo Pizza, Antonio D’Andrea, Achille De Luca e soprattutto Ami Massimo Palazzi, al secolo Shaykh Abdul-Habi, sedicente fondatore di una sigla neoislamica, e al tempo stesso filoisraeliana, proprio “il massimo”: l’Associazione Musulmana Italiana, Ami appunto, di cui già esisteva un ‘originale’. Così scriveva la Voce: “A presiedere le sigla posticcia è l’ex ambasciatore del dittatore somalo Siad Barre presso la Santa Sede (lo stesso Scaramella avrebbe svolto ‘indagini’ sulla pista dei rifiuti radioattivi verso la Somalia). Continua il j’accuse della Ami ‘vera’: “l’Ami di Palazzi è forte dei suoi legami con il Sismi e sostiene pedissequamente le campagne propagandistiche dello Stato d’Israele e del Dipartimento di Stato statunitense”. Un bel mix: Servizi di casa nostra, stretti legami con gli Usa, già allora ‘indagini’ made in Scaramella sulle piste somale dei rifiuti radioattivi!
Un altro dettaglio: l’Ami patacca venne fondata a Napoli nel 1982 – secondo la ricostruzione del giornalista Dimitri Buffa – “da un gruppo che comprende convertiti italiani e ufficiali delle forze armate di origine somala”; poi viene richiamata la matrice ispiratrice, ossia “la Fratellanza, fondata ad Ismailia, in Egitto, nel 1928 da Hasan al-Banna, un maestro elementare che era stato ammesso alla massoneria britannica”.
Passiamo a Gaeta, meta preferita per molti somali. Proprio a Gaeta (fifty fifty con Capua) si svolse, nel 2002, una delle convention di maggior successo organizzate dalla Eccp, società di punta del dinamicissimo Scaramella: in prima fila toghe eccellenti e pezzi grossi sovietici e statunitensi, nonché di colossi Usa come la Lockheed, John Siambis e Lee Lundsford, rispettivamente direttori delle divisioni missilistica e trasporto aereo della società Consulente a libro paga Ecpp, Siambis “coordina il gruppo che lavora sulle informazioni provenienti dai fuorusciti russi”.
Ma torniamo ai somali con grossi interessi a Gaeta. Racconta Carmine Schiavone, il collaboratore di giustizia che ha cominciato le sue verbalizzazioni vent’anni fa ed è morto cadendo da un albero (sic) qualche mese fa: “C’è una stradina dove c’era il porto e qui c’era un locale, ‘a chiavatoia. Frequentato da somali e uomini dei servizi”. E continua nel suo racconto: “Sono convinto che anche da Gaeta partissero armi e rifiuti proprio in quel periodo. Nei locali vicino al porto i somali parlavano”. “Lo stesso avveniva a Napoli dove le navi portavano il cemento sfuso della nostra Eurocem e ripartivano cariche di armi verso i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente”. “Noi facevamo le operazioni – aggiunge – ma l’organizzazione era dei Servizi”. Come, del resto, successe col caso Cirillo e gli appalti post terremoto: un faccendiere dei Servizi come Francesco Pazienza e i suoi uomini a dirigere l’orchestra, e i subappalti tutti dritti alle imprese di camorra, che ingrassano fino a diventare vere e proprie holding, con tanto di colletti bianchi al seguito.
Ricostruisce Toxic Leaks: “Gaeta era la base di partenza delle navi della compagnia somala Shifco, società creata negli anni ’80 con i soldi della cooperazione italiana. Nel 1993 aveva stretto un accordo con la Panapesca, colosso del pesce congelato con sede operativa nel sud pontino”. Altri traffici negli anni ’90. “Come nel caso di un trasporto clandestino di armi avvenuto nel ’92 attraverso un trasbordo – avvenuto al largo delle coste somale – che sarebbe stato garantito ‘apparentemente da un peschereccio della Shifco’ verso il porto di Adale”. Secondo un rapporto Onu, l’organizzatore del traffico era Monzer al-Kassar, broker di armi arrestato dalla Dea nel 2008. E proprio nel ’92 dalla comunità somala di Roma sarebbe partito un bonifico di 500 mila euro diretto ad al-Kassar. Tracce dell’operazione si trovano in un documento declassificato dal Sismi e contenuto in un fascicolo d’inchiesta della procura di Torre Annunziata.
Per finire torniamo a bomba. Ossia allo 007 di casa nostra, Scaramella. La gran passione per la Somalia gli farà dimenticare le avventure a Miami con l’amico Filippo Marino, sempre a bordo della mulituso Ecpp? O quelle di San Marino, dove la sua Ecpp filava d’amore e d’accordo con la Finbroker di Italo Bocchino, a quel tempo membro di un’altra chiacchieratissima commissione, quella su Telekom Serbia? Oppure, ancora, quelle di Malta, dove si è consolidata l’amicizia con l’ex ministro degli Interni Enzo Scotti (di casa al Link Campus di Malta), amico comune il capocentro dei Servizi Usa a Roma, Joe Salvetti? Ma di amicizie da novanta è lastricato l’irresistibile cammino del Bond de noantri (capace di tessere rapporti paralleli con servizi americani, russi e inglesi: da Guinness!). Il fratello Pietro ha sposato Cristina Miller, la figlia del giudice per anni più potente d’Italia, Arcibaldo Miller, capo degli 007 di via Arenula sia con il centro destra che il centro sinistra (sic). Suo zio è Antonio Rastrelli, per anni governatore – con i vessilli di An – alla Regione Campania, il primo commissario per l’emergenza rifiuti. Mentre la sorella, Adele Scaramella, è stata giudice proprio al maxi processo per l’affare monnezza, con il successivo governatore-commissario, Antonio Bassolino, uscito dal processo come un giglio candido (e forse prossimo candidato per Palazzo San Giacomo).
Scaramella uno e trino. Siamo in fervida attesa di novità sul fronte dei migranti somali, il tema clou di questi mesi bollenti. Sarà mai entrato in contatto con Giorgio Comerio, protagonista nel caso Alpi che oggi in Tunisia, a bordo della sua CNT, si occupa di “trasporto migranti”? Altre sorprese dal magico cilindro di Scaramella? Caso mai un incarico Onu per sciogliere inestricabili nodi “globali”?
Per approfondire leggi anche l’inchiesta di luglio 2015
https://www.lavocedellevoci.it/?p=2403
e quella di ottobre 2007
inchiesta scaramella Voce OTT 07
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2 pensieri riguardo “SCARAMELLA / DAL CASO LITVINENKO ALLA SUPERCONSULENZA CON LA SOMALIA. ANCHE SUI MIGRANTI”