Vedi la morte in diretta? Assisti alla tragica fine di tanti passeggeri che viaggiavano accanto a te, e sono stati inghiottiti dal mare? Ti salvi per un pelo e devi solo ringraziare i tuoi santi in paradiso per averla scampata? Bene, il risarcimento medio, previsto per i passeggeri del Costa Concordia, guidato da Schettino in uno slalom tra le scole del Giglio, è di 25-30 mila euro. Si tratta del danno morale, al quale potranno aggiungersi altri spiccioli per i danni materiali subiti, come la perdita del bagaglio e di altri effetti personali.
Fino ad oggi, a quanto pare, il colosso statunitense Carnival, proprietario del Costa Concordia, avrebbe “chiuso” circa 2.600 posizioni sul totale di 3.200 (deceduti a parte) sborsando una cifra pari a 66,5 milioni di euro, ai quali si aggiungono i 17,4 per i 900 membri dell’equipaggio su 1000.
Alcune associazioni dei consumatori si dichiarano soddisfatte, dal momento che le offerte iniziali della compagnia si aggiravano sui 15 mila euro. Le stesse associazioni, che si sono costituite come parte civile, si sono viste riconoscere una cifra proprio di 15 mila euro.
Molto più alti i risarcimenti per altre parti civili “eccellenti”. Vediamo un dettaglio, dalla sentenza del tribunale di Grosseto (presidente Giovanni Puliatti, giudici Marco Mezzaluna e Sergio Compagnucci).
Il massimo va al ministero per l’Ambiente che si vede recapitare la bella cifra di 1 milione 500 mila euro “a titolo di danno ambientale per la cosiddetta perdita provvisoria”: una delle solite espressioni in ‘giuridicese’ perchè sarebbe interessante – sia per i comuni cittadini che per le parti civili, le quali hanno patito un danno reale – in cosa mai sia consistita la ‘perdita provvisoria’: della faccia? Della dignità? Del prestigio? Boh.
Leggermente meno criptica la motivazione per la presidenza del consiglio, che si vede comunque riconoscere la sommetta di 1 milione di euro, a titolo di danno patrimoniale, per ‘lesione dell’immagine’.
Ma ecco un’altra bella sfilza di risarcimenti da mezzo milione di euro ciascuno, che incasseranno senza batter ciglio, ben 4 ministeri: Interno (danno patrimoniale); Infrastrutture e Trasporti (danno patrimoniale, con esclusione del danno non patrimoniale per lesione dell’immagine); Difesa (danno patrimoniale); Dipartimento della Protezione civile (danno patrimoniale. Succeduta – viene precisato – al Commissario delegato per la gestione dell’emergenza della Costa Concordia). Seguono poi, con 350 mila euro, l’Inail (“quale ente incorporante Ipsema”); Isola del Giglio, che ottiene 300 mila euro “a titolo di danno patrimoniale per costo personale distolto dall’ordinaria attività e di danno non patrimoniale per danno all’immagine, con esclusione delle altre voci di danno richieste). 50 mila euro, infine, alla Provincia di Grosseto.
Commentano in ambienti giudiziari: “cifre campate per aria. Siamo alla lotteria, o al bingo. Chi subisce evidenti danni, come il Giglio, si vede riconoscere ben poco. Mentre cifre esorbitanti vengono riconosciute ai ministeri, e non si capisce a quale titolo, vista anche la differenza di motivazioni fra l’uno e l’altro. Nel mezzo, come carne da macelleria, le vere vittime, i passeggeri, che sono stati protagonisti di una tragedia e si vedono trattati come se avessero avuto un piccolo incidente d’auto, senza calcolare il trauma vissuto che si porteranno dentro per tutta la vita”.
Ma di misteri è pieno il caso Concordia. Con una sentenza in primo grado di condanna per Schettino a 16 anni di reclusione e con una ricostruzione dei fatti che fa acqua da tutte le parti, come la Voce ha più volte documentato. Altro che inchino! E’ del tutto risibile una motivazione che ruota sul rito dell’inchino, quando la stessa Dda di Firenze, mesi fa, parla esplicitamente di traffici di cocaina a bordo della navi da crociera. Nelle sue prime inchieste la Voce (dopo un mese dalla tragedia e a fine di quello stesso anno) racconta di cocaina, di pista russa, di precedenti inquietanti, ad esempio uno avvenuto lungo le coste spagnole e denunciato da un passeggero. Ma niente. Per la procura di Grosseto la vera, autentica pista è quella del folkloristico inchino!
P.S. A proposito di risarcimenti danni, la Voce è stata condannata in primo grado dal tribunale di Sulmona a 95 mila euro di risarcimento danni per aver scritto 20 righe su Annita Zinni, insegnante e amica della famiglia Di Pietro; la cifra, ora, ha superato il tetto di 150 mila euro, tra interessi, spese legali e varie. L’articolo, inerente la complicata maturità di Cristiano Di Pietro, contenente fatti verificati dall’autore, il giornalista Rai Alberico Giostra, secondo l’insegnante le avrebbe provocato un “patema d’animo transeunte” tale da impedirle di far vita sociale per 9 mesi (nei quali, però, ha scalato la carriera politica, diventando segretario provinciale Idv a L’Aquila).
Forse i passeggeri della Concordia, risarciti con 30 mila euro, un patemino un po’ più forte lo avranno subito… Misteri della giustizia di casa nostra.
In apertura una fase del processo per il naufragio del Concordia.
Qui sopra, nel fotomontaggio, Annita Zinni e, sullo sfondo, Di Pietro padre e figlio.
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https://www.lavocedellevoci.it/?p=2297
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