Dopo una vita spesa per la politica – ha fondato il Pd – e per le terre d’Africa, senza dimenticare il primo grande amore per gli States, ora Walter Veltroni torna ad un’altra passione, il giornalismo. Sono lontani gli anni alla direzione dell’Unità, le prime difficoltà nel portare avanti la baracca affidata ai ras della sanità romana, gli Angelucci, o alla dinasty dei commercianti di sangue (i Marcucci, allora Marialina sul ponte di comando del quotidiano che fu di Gramsci; oggi il senatore Andrea è l’“antenna” di Renzi a palazzo Madama). Ora scende in pista, Walter, con un’altra cronaca, quella sportiva.
Il Corriere dello Sport, infatti, ha deciso di affidargli le interviste speciali, ai big dello sport. E domenica è sceso in campo con un pezzo da novanta, Capello. Così Walter commenta il suo esordio: “per cominciare questo ciclo di interviste mi è sembrato che la persona giusta fosse Fabio Capello. Perchè è stato un grande giocatore, con quel portamento elegante e un po’ altero, e poi un allenatore vincente. E, soprattutto, perchè la sua vita sportiva si è dipanata, in ambedue i ruoli, sull’asse Roma-Torino”. Ahi ahi ahi, primo autogol alla prima uscita di stagione. Come fa, un attento osservatore quale Veltroni, a dimenticare il pezzo di carriera più importante, quello di Capello al Milan, il poker di scudetti consecutivi, le Coppe Campioni? Caso mai un asse Milano-Torino con deviazione (per uno scudetto 1) a Roma…
Potrebbe legarsela al dito l’ex Cavaliere, questa dimenticanza. E caso mai non rinnovargli il contratto di commentatore per i film del circuito Iris, che fa capo a Mediaset. Ma Silvio è magnanimo: non ha pubblicato forse lui i capolavori di Massimo D’Alema?
Walter, comunque, non dimentica i romanzi. Dopo il primo “Quando c’era Berlinguer” dell’anno scorso (Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito), ora è la volta di “I bambini sanno”. Il primo titolo che commosse i suoi fan è del 2006, “La scoperta dell’alba”, cinque anni dopo – per completare le 24 ore – “L’inizio del buio”; poi tre anni fa “L’isola e le rose”, un copione da Ken Loach. Al dramma sportivo riporta, nel 2010, “Quando cade l’acrobata entrano i clown – Heysel, l’ultima partita”.
Dal basket alla pace, il suo è un lungo itinerario cultural-sentimentale. Tifosissimo della Virtus Roma, nel 2006 presidente onorario della Lega Basket, oggi è ancora co-presidente (in compagnia nientemeno che di Gorbaciov) del “Summit Mondiale dei Nobel per la Pace”.
Una vita da incorniciare. Da immortalare caso mai in una vignetta firmata dal compagno Vauro. Sicuramente partorirà un capolavoro, la mitica penna del salotto di Santoro: per ispirarsi meglio, una vista dai 200 metri di quasi attico su due piani nel cuore di Roma (tra il Viminale e il Teatro dell’Opera). Da lì, si sa, le vignette “operaie” riescono meglio…
Nella foto, ‘Uolter’ Veltroni
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