IL “SUICIDIO” DI DAVID ROSSI AL MONTE PASCHI / IN ARRIVO TRE PERIZIE, SI RIAPRE IL CASO ?

Il classico volo dalla finestra subito archiviato come “suicidio” dalla fulminea procura di Siena, vittima eccellente il capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena David Rossi. La stessa rapidità che ha consentito ai magistrati napoletani di chiudere in un baleno – nel 2008 – un altro volo, dalla Tangenziale di Napoli, quello di Adamo Bove, l’uomo che conosceva tutti i segreti di Telecom e non solo (e un anno e mezzo fa l’ennesimo strano “suicidio” alla Security Telecom, Emanuele Insinna). Uguale il copione per la altra sentenza lampo pronunciata dal tribunale di Ancona, metà anni ’90, sempre di archiviazione: “si tuffa” dal traghetto proveniente dalla Grecia Carmine Mensorio, che sapeva tutto dei rapporti camorra-politica. E sempre nella Camorropoli partenopea, l’incredibile “suicidio” del preside di Farmacia, Antonio Vittoria, in borsa i paramenti massonici, cremato in meno di 24 ore: archiviato. Strano ma vero: una giustizia che più lumaca non si può, quella di casa nostra, improvvisamente si desta per mandare tutto in soffitta, quando esistono chiari elementi di segno opposto, decisamente favorevoli ad un super approfondimento di quel caso. Un filo rosso, poi, accompagna sempre queste inquietanti storie: di lì a qualche ora, al massimo qualche giorno, i “suicidi” avrebbero dovuto (o voluto) verbalizzare davanti ai pm, come si dice in gergo, “vuotare il sacco”. Li hanno fermati in tempo. E qualche manina li ha aiutati. Circa un anno fa, il pentito Carmine Schiavone (zio di Sandokan) parlò di manine dei Servizi per aiutare Mensorio nel suo volo nelle acque dell’Adriatico: e pochi mesi fa il volo lo ha fatto lui, Schiavone, giù da un albero, perdendo la vita. Quando si dice le coincidenze.

Ma è sul primo giallo, quello di David Rossi, che vogliamo focalizzare l’attenzione. Perchè qualcosa di grosso s’annuncia a breve. Ecco cosa scrive, in un report, l’agenzia Askanews il 25 agosto scorso: “La famiglia di David Rossi, morto il 6 marzo 2013 dopo un volo dal suo ufficio nel quartier generale di Mps, si appresta, assistita dal proprio legale Luca Goracci, a chiedere la riapertura delle indagini. Il caso è stato chiuso come suicidio”.

A fornire alcuni dettagli il quotidiano on line Lettera 43. “Alla fine di settembre Goracci dovrebbe presentare ai magistrati tre perizie. La prima è medico legale, nuova di zecca che dovrebbe dare corpo agli interrogativi che si è posto inevitabilmente chiunque abbia avuto il coraggio e la pietà di guardare le foto di Rossi sul tavolo dell’autopsia”.

La seconda perizia è stata compiuta da uno dei più stretti amici di David Rossi, l’ingegner Luca Scarselli: “dimostrerà – scrive Lettera 43 – che il filmato del volo di David giù da una finestra del Monte dei Paschi, ripreso da una telecamera di sicurezza della banca, è stato manomesso, o quantomeno tagliato. Da un esame dei frame, con strumenti di altissima definizione, verrebbero confermate le presenze nel vicolo di personaggi sospetti durante gli oltre 20 minuti di agonia di David sul selciato”.

Ma a quanto pare il clou è tutto nella terza perizia calligrafica. Effettuata sui tre biglietti lasciati alla moglie Antonella dal professor Giuseppe Sofia, non lascerebbe spazio ad alcun dubbio: Rossi ha scritto quei biglietti sotto coercizione. “Sostanzialmente qualcuno lo teneva per le braccia, appena sotto le ascelle. Lo dimostrerebbero le impronte di mani, visibili nelle foto dell’autopsia, rimaste impresse nella pelle delle braccia, proprio sotto le ascelle”. E ancora: “l’esame della calligrafia mostra tratti della scrittura, confrontati con altri testi vergati da David in diverse situazioni, visibilmente diversi non dovuti a un momento emozionale ma appunto dovuti a una coercizione fisica”.

Restano poi tutti da chiarire gli evidenti segni, sul corpo di David, di una colluttazione, avvenuta evidentemente prima del volo, e certo non causati dall’impatto sul selciato. Oltre ai lividi su entrambe le braccia, una enorme contusione all’altezza dello stomaco, tipica di un pugno, una ferita alla parte posteriore del capo, graffi sul viso.

E poi. La stranissima traiettoria del volo, l’orologio che cade incredibilmente “dopo”, il cellulare che, sempre “dopo” si rianima e fa partire una chiamata: anzi, compone un numero che – altrettanto incredibilmente – corrisponde a un conto corrente “dormiente” (quelli cioè da tempo inattivi) del Monte dei Paschi.

Di tutto e di più per riaprire il caso. Sul quale è calato il sipario dopo il provvedimento di archiviazione del gip di Siena Monica Gaggelli, in seguito alla richiesta del pm, Aldo Natalini. Lo stesso Natalini è stato raggiunto, ad agosto 2013, da un avviso di garanzia emesso dal pm di Viterbo, Massimiliano Siddi, per “violazione del segreto istruttorio”, proprio in merito alle indagini sul bubbone Monte dei Paschi. Un bubbone mai esplorato fino in fondo. E che proprio il filone Natalini potrebbe, per alcuni aspetti, chiarire: come mai il magistrato forniva dettagli riservati sul crac dell’istituto all’amico e collega universitario, l’avvocato Samuele De Santis? Perchè gli spiegava le strategie difensive che avrebbero potuto adottare i dirigenti Pd coinvolti, oltre ai vertici Mps Mussari e Viola? E come mai il gip titolare dell’inchiesta Mps, Ugo Bellini della procura di Siena, nega l’autorizzazione ad intercettare il sindaco Franco Ceccuzzi e i big del Pd con i quali stava studiando la exit strategy per evitare una caterva di guai?

Ma torniamo al giallo della fine di David Rossi. Sullo sfondo campeggia un grosso interrogativo. Come mai nell’inchiesta non ha mai fatto capolino l’ombra della massoneria? E come mai anche nelle successive ricostruzione non si parla mai di confratelli e amici in grembiulino dello stesso David Rossi? Eppure, proprio in quei giorni, un grande amico, Stefano Bisi, giornalista, per anni direttore del Corriere di Siena, assurgeva al ruolo di Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia. Così ha scritto la Voce in un reportage di marzo 2014, riportando i passaggi di un blog, “Fratello Illuminato” che criticava, da altra sponda massonica, l’abbraccio dei confratelli con uomini e strategie del Pd: “L’inizio dell’era Mussari alla banca coincide con l’inizio del groviglio armonioso capeggiato da Stefano Bisi. Il peso della gestione Mussari, supportato dai due comunicatori Bisi e Rossi, ha condizionato i partiti, le giunte comunali e l’informazione cittadina”. E ancora: “Dal 2006 al 2011 la banca Mps ha speso 335 milioni di euro in pubblicità attraverso l’area comunicazione gestita da Rossi. Quanti organi di informazione hanno beneficiato della pubblicità? Forse è solo una coincidenza, ma verso la fine della presidenza Mussari sono stati assunti all’area comunicazione la fidanzata di Bisi e un altro collaboratore del Corriere di Siena. (…) E vogliamo ricordare gli elogi scritta dal Bisi sull’acquisto di Banca Antonveneta?”.

Verrà riaperto finalmente il caso? Si cercherà di far luce sui tanti buchi neri, giganteschi come una casa, o meglio come quel palazzone svettante in via Salimbeni dal quale è stato “suicidato” David Rossi? Comincerà a dipanarsi quel “groviglio” non poi tanto armonioso?

 

Nel fotomontaggio di apertura, David Rossi e, a sinistra, Adamo Bove

 

per approfondire:

https://www.lavocedellevoci.it/?p=993

Rossi e il groviglio armonioso


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3 pensieri riguardo “IL “SUICIDIO” DI DAVID ROSSI AL MONTE PASCHI / IN ARRIVO TRE PERIZIE, SI RIAPRE IL CASO ?”

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