RICOSTRUZIONE A L’AQUILA / ARRIVANO I SOLDI. MA CHI LI GESTISCE ? E I CASALESI NON STANNO A GUARDARE…

Matteo Renzi super contestato a L’Aquila, dove con ogni probabilità non vedono tutta quella proverbiale velocità, vero cavallo vincente del premier. Ma lui è sicuro: “Ho scelto di venire qui solo oggi perchè ho preferito prima produrre risposte concrete. In passato qui troppi hanno fatto solo passerelle mediatiche. Oggi la risposta dello Stato c’è, i fondi ci sono. Ora tocca a voi spenderli e spenderli bene”.

Fa eco l’inossidabile sindaco Massimo Cialente, già dimissionario ma sempre in sella. “Finalmente i soldi ci sono – conferma – con una programmazione a lungo termine che ci permette di far partire davvero i cantieri del centro storico e garantire che entro il 2017 termineremo una fase centrale della ricostruzione. Ora mi pento di quando riconsegnai la fascia tricolore, ma eravamo disperati. Abbiamo lavorato molto: dei 56 mila sfollati del 6 aprile 2009, oggi solo 12 mila sono ancora fuori dalle loro case”.

Ma c’è già chi contesta cifre e procedure, e passa subito al contrattacco, individuando proprio nel sindaco Cialente uno dei “nodi”. “Se c’è da stare allegri per quelle cifre anche gonfiate stiamo a posto – dicono gli oppositori – e se così fosse non sono certo pochi 12 mila cristi che da 6 anni vivono una vita da bestie”. Osserva Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale di Rifondazione comunista: “Emergenza e ricostruzione sono stati un terreno su cui le tradizionali reti politico-affaristiche locali e ogni sorta di cricca nazionale hanno messo gli occhi fin dall’inizio come tragicamente noto. Non posso che ringraziare i compagni aquilani per la battaglia portata avanti contro la scellerata scelta del sindaco Cialente che voleva nominare Pierluigi Tancredi alla ricostruzione dei pubblici edifici, una scelta che c’è da domandarsi a quali ambienti volesse strizzare l’occhio”.

Sono freschissimi, infatti, i cinque arresti domiciliari (Tancredi più 4 imprenditori) ordinati dal gip Romano Garganella del tribunale dell’Aquila nell’ambito dell’inchiesta della Dda, denominata “Redde rationem”, su tre appalti per la messa in sicurezza e affidati nei mesi immediatamente successivi al sisma del 2009. Così scrive il noto sito locale PrimaDaNoi: “Accusato di corruzione ed estorsione, Tancredi è considerato uno dei fulcri di ‘Redde rationem’ portata avanti dai carabinieri, che prende spunto dall’indagine “Do ut des” della polizia, avviata a gennaio 2014, su presunte tangenti nella ricostruzione privata”. Avendo quindi già razzolato nel privato, ovvio l’incarico deciso da Cialente per Tancredi nel “pubblico”… . Prosegue la ricostruzione di PrimaDaNoi: “Secondo quanto emerso nel corso delle indagini le mazzette passavano da un’agenzia matrimoniale, sotto forma di consulenza, del valore di 12 mila euro pagati alla società di incontri gestita dalla moglie di Tancredi”. E lo stesso Tancredi avrebbe ottenuto dalle ditte coinvolte anche un contratto per “servizi” da 150 mila euro. “Un gruzzoletto che – viene precisato – secondo gli inquirenti serviva per ottenere gli appalti in piena emergenza, puntellare i palazzi lesionati, come la sede della prefettura, divenuta poi immagine simbolo del terremoto. Gli imprenditori, dal canto loro, avrebbero fatturato a danno delle casse pubbliche il 20 per cento di opere ‘inesistenti’ e di materiale mai utilizzato”.

Ecco alcune espressioni di Tancredi nel corso di conversazioni telefoniche intercettate dagli inquirenti: “Io ho tenuto il punto fino alla fine… Guarda, se io schiatto di coccia succede l’ira di Dio…”, e poi “Io sto a regge… psicologicamente sto a reggere per tutti. Calcola che mi hanno interrogato due volte, mi hanno proposto di tutto…. Io non ho detto, anzi ho seguitato a difenderti e a dire che i rapporti tra te e me erano solo di amicizia, tutte le cose che sappiamo”. Segue la nuova richiesta di soldi, “pe’ fa la spesa”…

Tra gli affari correnti, quello dei puntellamenti nel centro storico. Effettuati per ottenere più danari possibile, ma “al massimo del risparmio” circa l’utilizzo dei “giunti”. Le indagini – a quanto risulta – avrebbero infatti svelato che in almeno tre puntellamenti del centro storico (Palazzo della Distilleria, Villa Palitti e il Consorzio Angioino) sarebbe stato utilizzato un numero di giunti assai inferiore rispetto a quello previsto dal capitolato d’appalto.

Del resto, proprio a proposito dei lavori di puntellamento della stessa prefettura e della chiesa di San Marco, un costruttore di Teramo, Marcello Lupisella, ha verbalizzato in modo molto circostanziato e durissimo, parlando di un vero e proprio sistema di tangenti versate a svariati politici e amministratori locali per ottenere i lavori.

Che fine ha mai fatto, si chiedono parecchi in zona, la “Bozza Legnini” (dal nome dell’attuale vicepresidente del Csm e all’epoca sottosegretario all’Economia con delega alla ricostruzione) che avrebbe dovuto in qualche modo regolamentare il ricco sottobosco della ricostruzione privata? Secondo molti un rimedio peggiore del male; secondo altri, comunque, l’occasione per mettere sul tavolo un tema bollente, fonte di corruzione, sperpero di danari pubblici e agevole accesso per le imprese mafiose. Così commenta il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Fausto Cardella, in un’intervista rilasciata a PrimaDaNoi: “La decina di inchieste sulla corruzione in tre anni ha dato lo spaccato della situazione che è emersa soprattutto nel nevralgico settore della ricostruzione privata. I cittadini dell’Aquila sono persone offese in quanto i reati relativi alla ricostruzione offendono la loro dignità, oltre ad essere un secondo assalto dopo quello causato dal terremoto, e offendono anche concretamente, visto che si tratta di soldi pubblici deviati dal loro originale utilizzo per la riparazione degli immobili”.

Tra gli arrestati, ora ai domiciliari, anche i fratelli Polesini, Maurizio e Andrea, titolari della Edilcostruzioni Group. Impresa nota negli ambienti tecnici, perchè specializzata nel restauro di edifici storici, senza dimenticare, però, un salto nel presente dorato, con i freschissimi lavori effettuati per l’Expo di Milano. Ma nel pedigree spicca “l’antico”: come, sempre in Abruzzo, il castello Della Monica, il Duomo di Teramo, la stessa sede Bankitalia a L’Aquila, perfino la tomba di Dante Alighieri. Le chicche, però, vengono dal Pompei, dove spesso le “cricche” si sono date appuntamento per assaltare le casse dello stato a botte di super appalti. Due, in particolare, rifulgono nel curriculum dei fratelli Polesini, entrambi ottenuti – guarda caso – con lo stesso, forte ribasso, pari al 62,5 per cento. La cifra, comunque, è ottima e abbondante, visto che si tratta di commesse da 8 milioni e 300 mila euro e da 6 milioni 118 mila euro. La prima, vero fortunato pesce d’aprile, riguarda la messa in sicurezza delle “Regiones IV, V e IX in Pompei scavi”: l’hanno vinta, appunto, il primo aprile di quest’anno, sbaragliando la concorrenza di 19 imprese. Il secondo appalto rientra nel progetto “Pompei per tutti – Percorsi per l’accessibilità e il superamento delle barriere architettoniche”: stavolta 17 i rivali e aggiudicazione appena dieci giorni dopo, il 10 di quel fortunato aprile 2015.

Le inchieste non finiscono qui. Un’altra riguarda quella che gli esperti giudicano “l’opera pubblica più importante per la ricostruzione dell’Aquila”, ossia i sottoservizi del centro storico finalizzati alla realizzazione dei cosiddetti “tunnel intelligenti”, capaci di interagire con rete idrica, elettrica e fognaria. Sette, stavolta, gli indagati della procura aquilana con l’accusa di turbativa d’asta nell’aggiudicazione della prima parte del mega appalto, tranche da 33 milioni di euro. Il soggetto attuatore è stato individuato nella “Gran Sasso Acqua”, mentre ad aggiudicarsi i lavori è stata una società consortile a responsabilità limitata: capofila la Acmar di Ravenna, suoi partner le locali Edilfrair (il cui titolare, Giovanni Frattale, è anche presidente dell’Associazione costruttori dell’Aquila) e Taddei spa, secondo una schema ormai consolidato. A istruire la pratica, in qualità di consulente legale, Antonio Boschetti, ex assessore regionale della tanto chiacchierata (e inquisita) giunta presieduta dell’ex socialista e sindacalista Cgil Ottaviano Del Turco. Una delle ditte concorrenti, Alma Cis srl, ha fatto ricorso prima al Tar, poi al Consiglio di Stato, perdendo in entrambe le circostanze. Ma ora è la procura a volerci veder chiaro, soprattutto sui “favoritismi” che avrebbero caratterizzato il comportamento della commissione aggiudicatrice, i cui componenti sono ora indagati.

I solenni funerali per le vittime del terremoto in Abruzzo

I solenni funerali per le vittime del terremoto in Abruzzo

Non basta. Da Roma rimbalzano le notizie del maxi funerale dei Casamonica, organizzato fifty fifty da un’impresa napoletana, la ditta Cesarano di Calvizzano, nell’hinterland partenopeo (quella che ha portato il carro di Totò e le squadriglie di cavalli), e la Azeta che fa capo alla famiglia Taffo, una dinasty ben nota nel ramo delle onoranze funebri, i cui titolari sono stati arrestati, a fine luglio, nell’ambito dell’inchiesta su un giro d’affari criminale che ha coinvolto uno dei più noti ospedali capitolini, il Sant’Andrea. Ma il nome dei Taffo è conosciuto soprattutto all’Aquila. Ecco il report di un’agenzia locale, “Abruzzo 24 ore” del febbraio 2012: “Scoppia lo scandalo all’Aquila sui funerali solenni celebrati il 10 aprile 2009. La procura dell’Aquila ha messo sotto inchiesta l’impresa aquilana “Taffo Gaetano e figli snc” con sede anche a Roma. L’accusa è di truffa ai danni dello Stato. Le indagini della Guardia di Finanza hanno accertato che l’impresa ha fatturato servizi effettuati da altre imprese funebri. Le Fiamme gialle hanno riscontrato irregolarità in 29 fatture per forniture di bare e in altre 20 per il trasporto delle salme nei luoghi di residenza, per un importo di 40 mila euro circa. L’impresa Taffo ha agito nei funerali solenni a cui avevano partecipato le massime cariche dello Stato, su incarico dell’allora prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli (attuale responsabile del Dipartimento di protezione civile nazionale)”.

E Gabrielli, adesso, è il prefetto di Roma, alle prese col caso Casamonica e col dossier bollente sullo scioglimento del Campidoglio. Non ha fatto rotolare teste, fino ad ora. E salva in corner – con la collaborazione dell’imperturbabile Angelino Alfano – anche un municipio, ora di fatto commissariato, dove la Mafia ha messo profondissime radici. Quanto al sindaco Marino, dai Caraibi fa sapere che per lui è tutto ok.

 

 

P.S. Sempre a proposito della ricostruzione all’Aquila, restano sul tappeto nodi da novanta. E soprattutto relativi al grado di infiltrazione dei Casalesi nella ricostruzione, sia pubblica che privata: il vero, grande bubbone. La Voce, ad appena un mese dal sisma, realizzò un reportage dove già facevano capolino strani movimenti di camion, betoniere, un calcestruzzo più vivo che mai; e poi tante piccole imprese (e manodopera) in trasferta dal casertano all’aquilano. Sono state poste in essere concrete ed efficaci azioni di contrasto alla sempre più forte penetrazione criminale? Alcune operazioni sono state portate avanti, ma non tali da scoraggiare il fenomeno: come raccogliere l’acqua del mare con un secchiello. Ma soprattutto ora che, a quanto pare, arrivano i soldi, come promesso da Renzi e Cialente, quali reali controlli? Quali azioni d’intelligence e di contrasto da mettere in campo? Quali garanzie che i soldi pubblici, ancora una volta, non finiscano in mano a faccendieri che se la ridono o mafiosi? Basta una ri-bozza Legnini?

 

In apertura, la ricostruzione a L’Aquila. A sinistra l’ex sindaco Massimo Chiarente e nell’altra foto Matteo Renzi.

 

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

Ecoreati e ricostruzione in Abruzzo: i due grandi bluff

https://www.lavocedellevoci.it/?p=2018

 

E IN ALLEGATO L’INCHIESTA DI MAGGIO 2009

inchiesta terremoto AQ maggio 2009


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