Purché di bell’aspetto…

Perché non Richard Gere, Brad Pitt o per non deludere il patriottismo Raul Bova, Laura Chiatti e affini: perché no dal grande schermo al governo del Paese, delle Regioni, dei Comuni, secondo criteri di selezione che sono alla base dell’indicazione di Berlusconi, che propone il tuttofare Tv Giletti per la corsa a sindaco di Torino, trasformata in pochi anni da Chiamparino e Fassino in una metropoli di serie A. Come si motiva la sorprendente sortita lo chiarisce il fondatore di Forza Italia: “Giletti ‘buca’ lo schermo”. Sembra che in un impeto di onestà, contiguo a interventi di autoanalisi, il conduttore iper impegnato dalla Rai (una delle “fisse” come quella degli acchiappatutto Carlo Conti e Antonella Clerici) sia intenzionato a dire “grazie, no”. Niente paura, Forza Italia ha un altro jolly da spendere e si chiama Guido Marinetti, gelataio in grande, patron di una serie di punti vendita in Italia e all’estero. Ci piace immaginarlo alla guida del Comune della città piemontese, fautore di un progetto per la diffusione intensiva, capillare, di maxi coni al pistacchio e stracciatella. Marinetti, coppette di panna a parte, agli occhi burlesque di Berlusconi ha il merito di avere il phisique du role di giovane imprenditore somigliante all’attore inglese di successo e si identificherebbe con le fan del sogno italiano. Prende tempo anche il gelataio, riferisce Repubblica. In passato aveva già risposto picche all’invito di presentarsi alle elezioni politiche.

 

Nella foto Guido Marinetti

 

Grecia in vendita

Schermata 2015-08-14 alle 16.42.42Lo stress finanziario di Atene che rischia un giorno si e uno no il collasso; la tragedia di un piede oltre l’orlo dell’abisso che fa precipitare nel fallimento la Grecia, è affrontato da Alexis  Tsipras (nella foto) in condizioni di fragilità, di subordinazione ai diktat della troika e di emergenza monetaria, che deprime anche la gestione ordinaria delle spese per il funzionamento dei servizi, gli stipendi e le pensioni, i trasporti, la sanità. I cedimenti alle misure imposte dalla Comunità per concedere nuovo credito lo indeboliscono nei confronti della sinistra che lo ha eletto su programmi ardui da realizzare e gli impongono decisioni drammatiche, inimmaginabili in situazioni di normalità: Tsipras, per fare cassa, si accinge a privare la Grecia di beni essenziali, vere e proprie icone di un Paese moderno. Entro la fine di ottobre procederà a valutare le offerte per la privatizzazione del porto di Atene, il Pireo, a dicembre quella per le ferrovie e nel 2016 per il porto di Salonicco. Come se l’Italia vendesse i porti di Napoli e Genova, più Trenitalia. Via i gioielli di famiglia, annuncia il premier greco e chissà che da questo punto di vista il suo Paese non diventi un po’ russo o un po’ cinese, considerate le manifeste disponibilità di Putin e di Xi Jinping a competere con l’Europa nel salvataggio del governo ellenico. Per cominciare, la sinistra radicale di Syriza, sembra pronta a operare la scissione (condivisa anche dall’ex ministro dell’economia Yanis Varufakis) e a isolare Tsipras, con l’intento di andare a nuove elezioni.

 

Meglio precari che emigranti

Schermata 2015-08-14 alle 16.45.55La precarietà, male italiano (ma non solo) ha un suo focolaio di “infezione” nella scuola che nel tempo ha prodotto più di centomila insegnanti senza cattedra stabile. Scade il tempo per la consegna del modulo di assunzione a tempo indeterminato dei precari e uno cinque non l’ha presentato. Possibile si chiedono i benpensanti, quelli che sostengono con spocchia la scarsa vocazione al lavoro di molti italiani? Ma cosa c’è dietro il rifiuto di trasferirsi dal luogo di residenza per ottenere il “posto fisso”? Una serie di situazioni limite: mogli che non possono lasciare i mariti senza lavoro o figli in tenera età, genitori che hanno bisogno di assistenza, o in gran parte l’impossibilità di affrontare le spese di affitto nelle città di destinazione. In Sardegna i dubbi sull’esodo dall’isola sono motivati dal depauperamento ulteriore del corpo insegnanti, già insufficiente. Il rischio per chi rifiuta l’incarico è la perdita del posto fisso e la cancellazione dalle graduatorie.

 

Patriota “camerata”

Si chiama Elena Donazzan, è assessore della giunta regionale leghista del Veneto (presieduta da Zaia) e si occupa di istruzione, cioè di didattica, cioè di educazione dei giovani a entrare nel mondo degli adulti con saggezza, equilibrio e tolleranza: le rubano la bicicletta (purtroppo questi furti in Italia si sono moltiplicati a dismisura) e lei si arrabbia con il ladro che apostrofa con un “magrebino di merda” molto vicino al razzismo della sua parte politica. Succede che l’assessore riesce a recuperare la bici, con l’aiuto di quelli che chiama “patrioti camerati” (sic).

Per inciso la Donazzan proviene dalle file della destra di An, abbandonate per Forza Italia.


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