La criminalità organizzata ricicla miliardi di sterline acquistando immobili di lusso sul mercato inglese, soprattutto a Londra. L’incredibile scoperta si deve allo Sherlock Holmes in bombetta Donald Toon, responsabile “reati economici” dell’Agenzia inglese anticrimine. Ma ecco l’impietosa diagnosi del Toon: “il mercato immobiliare londinese è drogato dai soldi riciclati”.
Peccato che vent’anni e passa fa Scotland Yard avesse già cominciato a indagare su pizzi e racket alla londinese, con annessi copiosi riciclaggi, attivando addirittura un servizio ad hoc, “Crimestoppers”. Un servizio telefonico al quale poter accedere in perfetto anonimato, per denunciare estorsori e quant’altro. Finanziato da imprese ed esercizi commerciali già allora taglieggiati tra Victoria station e Trafalgar square, registrò un grande successo, portando all’individuazione di gangs e bottini.
Allora ne scrisse sulla Voce il politologo Percy Allum, celebre autore di “Potere a Napoli”, la saga dei Gava e non solo all’ombra del Vesuvio. E a Napoli il telefono anticamorra venne “adottato” dalla Questura, con ottime performance antiracket soprattutto nella zona commerciale del Vomero. Dopo un paio d’anni quel telefono “morì”, per totale inerzia delle istituzioni – in primis il Comune di Napoli – e poi i media, che avrebbero dovuto far conoscere quel “Numero Antiomertà”. Ma non lo fecero.
E peccato che, sempre vent’anni fa, il più acuto studioso di camorra, Amato Lamberti, abbia scoperto che uno degli avamposti del riciclaggio campano era localizzato proprio in Gran Bretagna. Per la precisione in Scozia. Il fondatore del mitico “Osservatorio sulla camorra”, al quale collaborava anima e corpo Giancarlo Siani, era riuscito infatti ad individuare una pista che portava fino ad Aberdeen, dove il clan La Torre da Mondragone stava investendo miliardi in ristoranti, night e tutto quanto poteva “lavare” più bianco. Le denunce di Lamberti vennero riprese anche dalla stampa scozzese. Ma c’era un maxi ostacolo sul cammino della legalità: impresa off limits fare inchieste su riciclaggi & lavaggi, in terre britanniche, perchè non esisteva alcun reato da 416 bis, ossia associazione a delinquere di stampo mafioso. Quindi, indagini a vuoto. Il boss Augusto La Torre da qualche anno è un collaboratore di giustizia: e suo legale, oggi, è l’ex pm di Palermo Antonino Ingroia.
Altra ciliegina. Cominciano a rimbalzare, proprio a metà anni ’90, le prime voci su ingenti investimenti di colletti bianchi in forte odore di politica & camorra a Londra. Non solo disco & music nel mirino dei clan. Ma addirittura cliniche private. E anche allora esistevano precisi riferimenti, anche logistici: ad esempio, l’esclusivo quartiere di Chelsea, con una già allora rombante squadra pallonara nel motore. Circolavano voci di maxi investimenti partenopei, non solo per immobili e case di cura, ma anche per rilanciare il team. Poi sono arrivati i capitali russi, a bordo di zar Abramovich.
Ma Sherlock Toon, forse, queste cose non le sa…
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