Il diritto di Laura

E’ sorprendente il minimo rilievo che il Corriere della Sera ha ritenuto di destinare alla scelta di una giovane donna belga di porre fine a una vita di gravi sofferenze ricorrendo alla morte affidata ai medici: un caso di eutanasia che il regime di forte connotazione cattolica qual è l’Italia avrebbe condannato sic et simpliciter motivando il convinto “no” con il dogma che la vita è sacra, ed è un dono di Dio inalienabile. Il disegno concepito dal Padre Eterno per gli esseri umani, sostiene la Chiesa, motiva perfino le aberrazioni di persone, già vittime di totale povertà, sterminate da catastrofi naturali, di milioni di bambini che non sopravvivono al primo anno di vita per malattie e denutrizione, di altri che nascono con malattie incurabili, come il tumore, terribili deformazioni fisiche e irrimediabili handicap mentali. L’imperscrutabile volontà di Dio è da accettare, dice la dottrina cattolica, per l’impossibilità dell’uomo a decifrare i perché di un’Entità Superiore che (lo sostengono gli agnostici) nella sua saggezza e poteri infiniti potrebbe rendere l’umanità esente da mali che colpiscono in modo indiscriminato, casuale ed estraneo a colpe individuali o collettive. L’intransigente dettato di un dogma condiviso nei secoli dai vertici della Chiesa e propagato capillarmente tra i fedeli, cosa ne pensa il clero, è valido anche per chi si professa ateo? L’Italia, culla del cattolicesimo e fortemente condizionata dall’influenza della Chiesa sui temi che ne costituiscono la storica piattaforma teologica, come l’eutanasia, ma prima divorzio e aborto, ora il riconoscimento dei diritti rivendicati dalle coppie omosessuali, l’Italia soffre di paralisi decisionali, di conflitti tra combattive minoranze, che provano a scardinare i tabù pregiudiziali dell’intolleranza e le rigidità della religione, a cui tiene la maggioranza delle forze politiche, consapevoli dei condizionamenti che la Chiesa esercita sull’elettorato cattolico. Non c’è statistica che riveli i casi sommersi di eutanasia praticata da medici e familiari di ammalati irrecuperabili, ma sono più numerosi di quanto si può supporre e sovrastano episodi emblematici dell’ozio istituzionale nell’affrontare il delicato tema. Due esempi, eclatanti: del primo sono stati protagonisti Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Paolo Ravasin, a cui è stata riconosciuta una morte dignitosa che li ha liberati dalla tragedia di sofferenze disumane, del secondo si sono occupati tutti i media con le notizia della morte di Lucio Magri, noto personaggio politico, indotta con eutanasia in una clinica Svizzera. Un terzo caso, che propone l’urgenza di affrontare anche in Italia il tema del diritto a morire per uscire dal baratro della sofferenza senza speranza, è il suicidio di Monicelli, spinto a togliersi la vita da una grave forma di depressione. Il Belgio riconosce per legge l’eutanasia, così riferisce il Corriere, anche ai minori e Laura (nome di fantasia) vittima di depressione, intenzioni autolesive e tendenza al suicidio, ha scelto l’assistenza e la morte assistita, con il consenso dei medici. Anche nel suo Paese non mancano le polemiche: “A 24 anni non si può giustiziare la speranza” dicono gli oppositori dell’eutanasia, ma “Chi soffre – è la replica – ha diritto a scegliere il proprio destino”. L’Italia non ha ancora una legge che riconosca la possibilità di avere una morte dignitosa, non riconosce la possibilità di scegliere di morire quando ancora si è ‘in vita’, quando ancora le facoltà intellettive dell’individuo gli permettono di poter scegliere per se stesso. Perciò la lotta di Beppino Englaro contro la vacanza di scelte sul tema continua tenace e il caso belga di “Laura” gli dà forza perché l’eutanasia esca dai confini bui dell’ipocrisia e diventi legge anche in Italia.

 

 

Brugnaro: povera Venezia

Film e documentari, storiche immagini fotografiche, hanno fissato nella memoria della gente libera e della cultura senza frontiere i libri “proibiti” dal nazismo gettati in cumulo informe nelle piazze e dati alle fiamme. E’ solo una fra le tante infamie indotte dal fanatismo di un dittatore folle, assecondato, per averli plagiati, da milioni di tedeschi, ma significativa come poche se in gioco c’è la libertà di pensiero offesa per scopi ignobili. Il riferimento a quanto accaduto a Venezia non è improprio come potrebbe supporre chi ha eletto a sindaco della splendida città laguna il signor Brugnaro, imprenditore di destra, vincitore per clamorosa defaillance del centro sinistra, politicamente inerte e sfiduciato dai suoi elettori per il percorso evolutivo che ha disgregato il Pd, finito nel caos di contrapposizioni maggioranza-minoranza suscitate da vertenze di correnti per la gestione del potere. Brugnaro, quasi come primo impegno politico, ha intimato alle scuole di Venezia di eliminare tutti i libri con contenuti contrari ai principi (da cattolicesimo integralista) della famiglia “marito maschio-moglie femmina”: insomma un repulisti di chiaro stampo repressivo delle libertà, come nella peggiore tradizione della destra. Ne vedranno delle belle i veneziani. L’epurazione dei libri “pericolosi” è solo il prologo di un sindacato che si annuncia con un insulto alla democrazia.


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