Ecoreati e ricostruzione in Abruzzo: i due grandi bluff

Ecoreati, una legge attesa da sempre e ora approvata al Senato in una claque quasi bulgara. Ricostruzione in Abruzzo, una legge allo studio da mesi per dar fondi alle case e speranze alla gente. Due vicende diverse, due tragedie che presentano comunque non pochi tratti in comune. In primo piano, le “nuove” norme in arrivo, i termini legali o amministrativi utilizzati, la velocità renziana nel predisporre scenari che in teoria possono risolvere qualcosa, in pratica lasciar tutto – gattopardescamente – come prima, dando l’illusione del cambiamento. Sullo sfondo, la sempre più devastante presenza della camorra spa, fino ad oggi regina di traffici & affari in tema di rifiuti supertossici e con un occhio già al domani delle bonifiche, e altrettanto leader indiscussa per cemento & mattoni a l’Aquila e dintorni.

Ma procediamo con ordine e partiamo dall’araba fenice, le nuove norme in tema di reati ambientali, piaga da sempre. Sta finalmente per trovare forma e corpo nel codice penale – dopo la fresca approvazione in Senato – l’articolo capace di terrorizzare e paralizzare gli inquinatori, il 452 bis. Fino ad oggi solo multe, risibili pene pecuniarie, bazzecole da spiccioli per chi metteva in campo traffici da milioni di euro. D’ora in poi, sulla carta, non sarà più così: scattano le manette e si aprono le galere perchè “viene punito con la reclusione da due a sei anni chi abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili delle acque, dell’aria o di porzioni significative del suolo o del sottosuolo”. Un vero Eden, da domani, il Belpaese.

Perfetto. Solo che dietro l’angolo si può nascondere Belzebù, caso mai travestito da paroletta magica, dalla doppia o tripla interpretabilità: un aggettivo galeotto, un avverbio multiuso oppure una combinazione di parole miracolose? Un dosatissimo mix legal-sintattico. Vediamo qualcosa in dettaglio. Si parte con quell’abusivamente che fa tanto “legalità”: e invece – secondo alcune prime interpretazioni – potrebbe rappresentare il lasciapassare per i grandi inquinatori nazionali, i colossi privati, le Eternit e Italsider di turno. Non manca chi fa notare: “se la camorra ha agito in modo illegale e evidentemente abusivo, gli inquinatori di Stato che hanno ammazzato con amianto, acciaio, petrolio o altro lo hanno fatto rispettando formalmente leggi e leggine. Quindi per i crimini passati e i processi ancora incredibilmente in corso si tratta ora di un vero e proprio colpo di spugna”.

Passiamo quindi ai lessici filosofico-ambientali dietro ai quali possono nascere illegalità future. “Cosa vuole dire deterioramento significativo? In quale modo è misurabile?”, si chiede lo storico pretore anti inquinamento Gianfranco Amendola, oggi a capo della procura di Civitavecchia. Negli ultimi anni, infatti, si è registrato un vero e proprio balletto macabro sulle cifre del disastro ambientale nella Terra dei Fuochi e non solo. Tumori e patologie in aumento esponenziale ma, ad esempio, una Regione Campania che ha sempre cercato di buttare acqua sul fuoco, promuovendo addirittura, col governatore Stefano Caldoro, una mega campagna di comunicazione, testimonial Gigi D’Alessio, in pista a celebrare la non pericolosità dei dop Campania, mozzarelle in testa. Altri dati scientifici dicono il contrario. “Dove sta allora il criterio, soprattutto per il futuro, dove si collocano le soglie, la possibilità quindi di accertare dove cominciano i reati?”, sono già in parecchi a chiedersi.

“Un passo avanti rispetto al nulla – osserva l’oncologo Antonio Marfella, per anni in prima linea a denunciare i misfatti di camorra & colletti bianchi – ma tutto è ancora da costruire: si rischia una pericolosissima indeterminatezza e discrezionalità”. Puntualizza il parroco antimafia Maurizio Patriciello: “significativo non vuol dire nulla, e quel misurabile mi fa paura”.

Sul fronte giudiziario, c’è già chi avverte: “sarà un caos, se non si precisa meglio il tutto. I processi in corso si bloccheranno, quelli futuri rischiano di nascere già zoppi. Ma sarà una gran fortuna per i consulenti: avranno di che lavorare, tra perizie pro e contro, vista l’estrema indeterminatezza dei criteri e quindi la possibilità che si possa sostenere tutto e il contrario di tutto”.

Il generale Sergio Costa

Il generale Sergio Costa

Forti dubbi espressi anche dal comandante del Corpo Forestale dello Stato per la Campania, il generale Sergio Costa: “Misurabilità e significatività si presteranno a molteplici interpretazioni. In tale contesto la battaglia per contrastare questi reati sarà durissima”.

Nel bel mezzo, le bonifiche. Un capitolo ancora tutto da scrivere. Dove la camorra vuole, al solito, dettar legge. Caso mai attraverso i suoi colletti bianchi o le “leggi” dello Stato. Possibilmente attraverso le normative d’emergenza, i commissariati straordinari che dal terremoto – via rifiuti – in poi hanno dettato legge nella Campania dei fondi pubblici a go go per Camorra & Corruzione. Basteranno le “indeterminatezze” e le maglie larghissime della futura legge sugli ecoreati per porre un argine al foraggiamento delle mafie, alle corruzioni per ingrassare le caste, all’avvelenamento dei territori e al massacro dei cittadini?

 

 

 

DALL’ABRUZZO MILIARDI AI CASALESI

Protagonisti molto simili, purtroppo, in campo, in Abruzzo. Con il rischio, sempre più concreto, che vada in scena il medesimo copione: vagonate di danari pubblici alla camorra, imprese private di copertura, mazzette agli amministratori: per un nuovo scempio del territorio e un altro vaffanculo ai cittadini.

abruzzomafiaRischia di succedere, a breve, se va in porto la cosiddetta “Bozza Legnini” per l’erogazione di fondi pubblici – la bella cifra di 8 miliardi circa di euro – alle imprese per la realizzazione di case private. Insomma per rendere concreta una speranza che gli aquilani coltivano ormai da sei anni e passa. Una bozza alla quale Giovanni Legnini, abruzzese, ha cominciato a lavorare quando era sottosegretario all’Economia, e cioè prima di occupare la poltrona di vicepresidente del Csm. Un vero e proprio testo di legge sulla “ricostruzione bis”, ossia la seconda tranche di ingentissimi fondi pubblici (8 miliardi, appunto, che si aggiungerebbero agli altrettanti stanziati in precedenza) da erogare alle imprese private. Se ne è discusso nelle settimane scorse sia a livello politico che in incontri riservati tra inquirenti e forze dell’ordine. L’infiltrazione dei clan, in tutta questa prima fase, è stata infatti capillare: movimento terra, cemento, subappalti, tutto in mano alle imprese di rispetto, riferimento diretto dei Casalesi, in primo piano quelle riconducibili al boss Michele Zagaria. La Voce, a tre mesi da quel tragico sisma, documentò le prime infiltrazioni, il via vai di camion sospetti, di subappalti in forte odore di cosca. Ma le inchieste della magistratura sono andavate avanti a ritmo di lumaca: e, soprattutto, senza lo straccio di un risultato concreto. Piccole condanne, bazzecole: lo stesso copione, incredibilmente, messo in scena con l’inchiesta farsa del dopo sisma ’80 in Campania e con quella sulla bomba ecologica, ancora innescata, dei Regi Lagni.

Dalla giustizia aquilana, quindi, niente: non c’è imprenditoria di camorra che si è ingrassata con il dopo sisma 2009, così come non esisteva col terremoto ’80.

Ma cosa prevede la “Bozza Legnini”, il testo della Provvidenza che sta per miracolare le popolazioni abruzzesi in trepida attesa da anni? Scorriamolo rapidamente. In primo luogo, le imprese che vogliono partecipare devono essere obbligatoriamente iscritte in un elenco prefettizio. Per i bandi sopra il mezzo milione di euro, occorre la partecipazione di tre ditte, di cui almeno due che abbiano la sede legale in Abruzzo. Uno dei parametri base per scelta delle imprese sarà una non meglio precisata “accelerazione nei tempi di realizzazione dei lavori”, nonchè l’adozione di criteri “sismici ed energetici” (ci mancherebbe) ad hoc. “Stringenti” i criteri per i subappalti, vietati gli appalti multipli per le imprese, fissate le incompatibilità tra “direttori dei lavori e responsabili unici dei progetti con imprese con le quali si sono avuti rapporti precedenti per ovviare il cumulo degli appalti da parte di poche ditte”.

La Bozza dei Miracoli, a quanto pare, dovrebbe essere presto varata in parlamento. Come per il Jobs Act e per la scuola. E come per i crimini ambientali. Finalmente una nuova normativa per gli appalti in grado di portare Trasparenza e Legalità? C’è da augurarselo, soprattutto per quelle popolazioni già martoriate da sciagure, lutti & misfatti. E omissioni di stato. Per accelerare l’iter della bozza Legnini, a quanto pare, si stanno rimboccando le maniche in parecchi: dal sindaco Massimo Cialente all’ex numero uno della Provincia e oggi senatore Pd Stefania Pezzopane, al sottosegretario Paola De Micheli, al vicepresidente della regione Abruzzo Giovanni Lolli. Tutti impegnati perché in tempi brevi il testo di legge possa arrivare sul tavolo di palazzo Chigi.

Ma registriamo qualche commento fuori dal coro, così come sta succedendo per la normativa sugli ecoreati. Osserva un sindaco della zona: “stanno facendo tutto loro, i politici, per decidere sulla pelle dei cittadini ed estromettendo le comunità locali perché solo in teoria hanno ascoltato le ‘nuove esigenze del territorio’ come invece sbandierato. Ma poi: come si spiega tanto attivismo del vicepresidente del Csm Giovanni Legnini che ora dovrebbe essere impegnato in ben altre vicende? Perché ci tiene tanto a seguire quella bozza, solo per amore del suo territorio?”.

Batte meno sui sentimenti, ma va più alla sostanza dei problemi il dietro le quinte di un inquirente che non ci sta ad assistere allo scempio di leggi e diritti, con una camorra sempre più padrona. E con uno Stato che rischia di arrendersi: “Sa cosa sento dire da qualcuno anche in alto? Il penale ha fallito e l’economia va fatta comunque girare, non si possono porre tanti freni”. Osserva ancora: “Siamo ormai alla completa resa dello Stato o di quel poco che ne rimane. Un territorio che rischia di essere consegnato alla camorra. La bozza Legnini è del tutto generica, fumosa, interpretabile a uso e consumo dei clan. Molti passaggi di quella bozza possono costituire un comodo lasciapassare per futuri illeciti a norma di legge. Gli elenchi prefettizi? Ci sono già i certificati antimafia rilasciati dalle prefetture e che non servono ormai più a niente. Le norme stringenti sui subappalti? Il vuoto più assoluto, perché il copione è già scritto”. Ci spiega che il meccanismo è già ben oliato: vengono presentati dei progetti fasulli, importo lavori reali 100, chiedo 200, tutto dopo iter superveloci e solo di facciata.

Qualche altro interrogativo. Appalti e subappalti? “Nessun problema. Tutto andrà ai Casalesi. Sono sul territorio e ci restano”. Alla faccia delle inchieste.

La questione, però, delle sedi legali all’Aquila di almeno due imprese su cinque che partecipano alle gare? “Ma vi pare un ostacolo mettere su una ditta con sede e prestanome all’Aquila? Oppure subentrare in una già lì esistente?”.

Le incompatibilità? “Tanto per far vedere. Verranno sistematicamente aggirate, non ci vuole niente”.

I tempi di realizzazione? “Avete visto mai un’opera realizzata nei tempi dovuti?”.

Ma stavolta si tratta di case private. Finanziate con 8 miliardi di euro, pronta cassa. Una vero bancomat per le imprese. Di rispetto.

 


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