Una volta era diritto e prerogativa di vittime (autentiche) che hanno pagato con la vita o subito pesanti danni. Oppure di associazioni (anche queste autentiche, non taroccate) che lottano in modo trasparente perchè i diritti a un’esistenza dignitosa, all’ambiente e alla salute non vengano calpestati. Ora è una moda, un vestito che il “pubblico” o il colosso privato corre ad indossare per rifarsi una verginità, per allontanare da sé sospetti di collusione, copertura o quanto meno negligenza. Una “costituzione di parte civile” fa trend, è un must.
Calcio sporco? Dalla Calabria arrivano sospetti pesanti come macigni sui campionati minori (ma anche su tutto il business pallonaro, diritti tivvù compresi)? Ecco che la Lega Pro scende due minuti dopo in campo, “ci costituiremo parte civile se i soggetti indagati saranno rinviati a giudizio”, proclama il numero due Antonio Rizzo. Dove siano stati, in questi anni, i vertici del calcio, cosa abbiano verificato e controllato, resta tutto da scoprire. Violenze allo stadio comprese: come è successo poche settimane fa a Varese, con le zuffe per la partita con l’Avellino e il presidente della serie B, Andrea Abodi, pronto per il gol: “ci costituiremo parte civile”. Faranno lo stesso i vari Tavecchio, Lotito & C. per la bufera in arrivo? Una bella costituzione di parte civile anche contro se stessi?
Potrebbero recitare, a questo punto, il copione “Costa Concordia”: quando, cioè, i vertici della compagnia, tra lo sbigottimento dei parenti delle vittime dilaniati dal dolore, hanno pensato bene di costituirsi parte civile. Sì, loro, i “datori di lavoro” dello Schettino impegnato nel farsesco inchino, al quale ha abboccato (sic) la procura di Grosseto. Per fortuna ci ha pensato, un paio di mesi fa, quella di Firenze a buttare in campo la pista droga, come la Voce aveva documentato in due inchieste choc di quel tragico 2012. Forse avremo un comandante parte civile contro se stesso, per “la mia vita ormai spezzata e il dolore che mi porto dentro”? Per la cronaca, Carnival-Costa risulta sia parte civile che, vivaddio, responsabile “civile” di quel disastro.
Non ci sono morti, ma sperperi arcimiliardari, corruzioni e collusioni d’ogni sorta nello scandalo del Mose, una delle pagine più nere della appaltopoli continua che flagella economia, società e quel che resta del Belpaese. Cosa fa il Consorzio Nuova Venezia impegnato nei lavori e che caso mai dovrebbe chiedere scusa a tutti e inabissarsi in laguna? Si costituisce parte civile.
1 maggio, all’uscita dal foyer della Scala, un disteso Giuliano Pisapia, fresco del grande annuncio che non si candiderà per un secondo mandato da sindaco (e fresco d’uscita per il suo libro), annuncia che il Comune di costituirà parte civile per i vandalismi a Milano all’inaugurazione dell’Expo. Ma per i lavori supermazzettati e la maxi inchiesta sull’Expo, niente? Tutto ok per il primo cittadino tutto diritti e trasparenze?
La pensa in modo diverso il Che de noantri, Ignazio Marino, che gonfia il petto e annuncia la costituzione di parte civile del Campidoglio per “Mafia Capitale”. Forse servirà a far chiarezza sui compagni di merende cooperative & sociali, sui Buzzi in piacevole compagnia (a cena) col ministro Poletti? Speriamo.
Visioni differenti, del resto, lungo l’asse Lombardia-Campania. Sul fronte caldo dei super rimborsi per i consiglieri regionali, la giunta Maroni dopo una lunga meditazione decide di costituirsi; non lo fa – per la stessa inchiesta sulle cifre pubbliche iper gonfiate – palazzo Santa Lucia, sede della sempre munifica Regione Campania guidata da Stefano Caldoro, che rischia a breve di essere disarcionato dall’ex sindaco sceriffo di Salerno Vincenzo De Luca. Due Regioni, due leggi.
Un primato in arrivo, invece, dal Lazio, dove l’esecutivo Zingaretti si costituisce parte civile contro se stesso: o meglio, una sua controllata, Lazio Service. Tutto risale a novembre 2014, per la serie: non controllo la controllata, elargisco fondi a iosa, poi mi costituisco. Miracoli romani.
Altri prodigi, degni del miglior San Gennaro, in arrivo da Napoli. Dove qualche settimana fa il sindaco Luigi de Magistris si è costituito parte civile contro il suo vicesindaco Tommaso Sodano, rinviato a giudizio per falso e abuso d’ufficio per una consulenza ad una docente universitaria bergamasca. A fine 2014 si era costituito anche contro i suoi uffici comunali (ci sono ora tre dirigenti sotto inchiesta) per il crollo del cornicione alla galleria Umberto costato la vita, la scorsa estate, ad un ragazzo. E lo stesso aveva fatto per la morte di una signora, due anni fa, sotto un albero killer: con gli addetti ai controlli, evidentemente, in altre faccende affaccendati.
Da un crollo all’altro eccoci ai balconi assassini dell’Aquila, col progetto Case che fa acqua da tutte le parti: le piogge infatti invadono le abitazioni per via delle pendenze sbagliate dei balconi, che pure crollano. Per la serie: quando il subappalto è super selvaggio – e per di più regolarmente appannaggio dei casalesi – il risultato è poi questo. La Protezione civile, che dovrebbe dare una controllatina, che fa? Il suo numero uno, Franco Gabrielli, lo scorso ottobre annuncia: “ci costituiremo parte civile”. Ma aggiunge: “se verrà accertata la frode in pubbliche forniture”. Coi tempi della giustizia italiana – e con l’aggiunta di un rito aquilano da far venire i brividi – c’è da dormire sonni tranquilli. Velocissima, invece, sempre dalla Protezione made in Gabrielli, la richiesta di restituzione dei fondi che i terremotati avevano ricevuto in seguito alla condanna in primo grado di sismologi & colletti bianchi che non avevano allertato le popolazioni. Ma perchè – è il super quesito che ancora oggi aleggia in Abruzzo – allora la Protezione fu zitta e muta? Perchè – per fare un solo esempio al contrario – dai suoi uffici partì lo scorso inverno un sos su un prossimo flagello a Roma e dintorni, poi rivelatosi un’autentica bufala? A proposito, per quella vicenda nessuno ha ancora pensato di costituirsi parte civile: neanche il Che del Cupolone.
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