Se questa è la politica…

1 – Exploit a cinquestelle
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Si chiama Riccardo Fraccaro, milita nel manipolo di pentastellati che nell’austera e istituzionalmente sacra aula di Montecitorio si cimentano nella pratica permanente dell’insulto, dell’ingiuria e dell’aggressività verbale-fisica da mercato: il prode Fraccaro è uno tra le centinaia di vergognosamente assenti alla seduta in cui il ministro Gentiloni ha riferito sul caso di Giovanni Lo Porto, cooperante italiano ucciso da un drone americano. Parola di Fraccaro: “Non c’ero e me ne vanto, meglio non assistere a un discorso inutile”. Ora, a prescindere che l’autore di questa ingloriosa affermazione non è un indovino e non poteva conoscere in anticipo quanto avrebbe detto Gentiloni, rimane la spocchia dell’autore, in evidenza nelle pagine dei quotidiani e dei radiotelegiornali. L’exploit di Cinquestelle si completa con l’intervento di un grillino, stavolta presente in aula. L’onorevole (onorevole?) Angelo Tofalo, rivolto al ministro lo ha aggredito con questa testuale espressione: “…lei, ministro, è venuto qui per ammazzare una seconda volta Lo Porto”. Ma complimenti, di questo passo il movimento su cui molti italiani hanno puntato per innovare la politica è destinato a una rapida estinzione e l’onorevole (onorevole?) Tofalo avrà partecipato senza rendersene conto alla scomparsa di Cinquestelle. (nella foto Riccardo Fraccaro)

2 – Italicum o voto
Ma i politici, pensano davvero di poter abbindolare il popolo di elettori con finte schermaglie, falsi tira e molla, contrasti per interessi personali spacciati come contrapposizioni ideologiche? Non ci crede più nessuno e di qui il precipizio che inghiotte il consenso ai partiti, la convinta disaffezione per la rappresentazione tragicomica della politica. Esaminiamo la manfrina in scena da mesi delle minoranze Pd, o le fratture strumentali in Forza Italia, la partecipazione pro e contro il governo degli alleati Ncd: ciascuno di questi giochi di prestigio nasconde interessi di parte, strategie per la sola cattura di voti, avidità di potere personale e di parte, potenziale accesso all’accaparramento di poltrone influenti e appalti milionari. Sull’ingarbugliato, incomprensibile nodo delle legge elettorale si schiera compatto il variegato pacchetto dell’opposizione al governo ed è in errore chi pensa che sia davvero materia di opposte convinzioni sulla formula da adottare per andare al voto. E’ solo unl pretesto per tentare di scardinare il consenso consolidato a Renzi, a prescindere dal giudizio sul percorso compiuto finora alla guida del governo. Ora il parlamento è a un bivio: innestare la retromarcia e approvare l’Italicum, o rischiare il voto anticipato. Che prevalga la prima ipotesi è suggerito da numerosi precedenti. La minaccia di chiudere una legislatura e di andare alle urne ha sempre o quasi sortito l’effetto di ritirate clamorose, dettate dal terrore di affrontare una nuova campagna elettorale senza la certezza della rielezione. Previsione? Nel segreto dell’urna la defaillance di pavidi parlamentari di ogni settore terrà in piedi il governo Renzi.


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