2008 – L’anno che ha stravolto l’Italia

A gennaio 2008 due vicende giudiziarie deviano il successivo corso della storia nel nostro Paese. Altrettanti protagonisti della scena politica e investigativa vengono d’un colpo allontanati.Il primo, con la sua azione di ministro, stava infliggendo colpi durissimi allo strapotere economico delle lobby di petrolio, cemento e inceneritori. Il secondo, pm in una piccola Procura calabrese, stava mettendo a nudo le logiche occulte sottese ad un certo governo “centrale” della magistratura. Due grandi personalità, due destini. Due storie che ci aiutano a comprendere i moventi della crisi economica il cui è precipitata l’Italia a partire da gennaio 2008.

Sette anni dopo questo libro ricostruisce, col taglio del giornalismo d’inchiesta, fasi e mandanti delle due “eliminazioni”, con interviste esclusive ai protagonisti: Luigi de Magistris e Alfonso Pecoraro Scanio. Due storie che qui s’incrociano per la prima volta, trovando gli inediti e insospettabili fattori comuni che hanno svolto un ruolo decisivo in entrambe le vicende.

Ma, soprattutto, un potente atto d’accusa contro quella parte della magistratura italiana che consapevolmente, ancora oggi, prova a indirizzare i percorsi della storia, invece di applicare le leggi.

Dalla prefazione di Oliviero Beha: “ci sarà pure un motivo se sul palcoscenico del Teatro Italia da allora si è sviluppata una china che sembra inarrestabile, lungo la quale, nell’impossibilità o nella nolontà di raddrizzare l’asse del Paese rimettendone in piano la realtà, stiamo rotolando precipitosamente. Quale china? Beh, vedete un po’ voi… Una politica ormai del tutto svuotata non solo di ideologie ma di idee e valori. Un’economia da Terza Guerra Mondiale clamorosamente perduta. Una società slabbratissima che non riesce più a tenersi insieme perché in volo verso la ricchezza sempre più ricca di pochi e sprofondata negli abissi della povertà travestita da miseria dei molti o moltissimi, in una sperequazione che grida vendetta di fronte a qualunque persona di buona volontà, non c’è bisogno che si tratti del Papa. Una mancanza di rispetto politico–ambientale nei confronti di un pianeta che stiamo riducendo all’osso, tra ritardi e opportunismi vergognosi. Una giustizia che ha smarrito i suoi connotati più logici e la sua originaria natura etica per finire stravolta nei condizionamenti di parte”.

 

Nota dell’autrice

Non è stata solo l’onda lunga della crisi globale a minare le fondamenta della nostra professione, scardinando quel ruolo di controllo del Potere che le democrazie conferiscono al giornalismo e che a tutti noi era stato assegnato dai padri costituenti. Vi sono stati, specialmente negli ultimi sette anni di durissima recessione, fattori nuovi, connessi allo squilibrio fra poteri dello Stato, con un consistente sbilanciamento dalla parte della magistratura, connesso al tracollo morale della politica e, quindi, del potere legislativo.

Di tutto questo il giornalismo paga, specialmente sulla pelle delle giovani leve, un prezzo altissimo: non solo in termini di occupazione, ma specialmente sul piano della dignità di questa nostra professione, che si è inteso svilire in ogni forma di “pericolosa” autonomia a suon di sentenze civili milionarie, molto spesso immotivate, ma dal dirompente effetto intimidatorio, contro giornalisti sempre più lasciati soli a combattere una guerra in trincea della quale pare non interessare più a nessuno.

E’ in un tale contesto che ho deciso di calare “2008 – L’anno che ha stravolto l’Italia” e di farne il racconto esemplare di due eliminazioni “per via giudiziaria” che sono state capaci di deviare il corso della storia: non solo per i due protagonisti, ma anche per l’intero Paese.

Ed è in questa chiave che vi invito a leggere il mio libro, a commentarlo e a darne notizia facendo vostro, se lo condividerete, lo scopo ultimo di questo lavoro: portare alla luce la verità su ciò che è realmente accaduto e su meccanismi che sono tuttora in atto attraverso le forme, sempre più arroganti, di un potere giudiziario incontrollato e incontrollabile.

Solo se sapremo correggere questa anomalia tutta italiana – come coraggiosamente hanno ammonito in occasione delle recenti inaugurazioni dell’anno giudiziario alcuni lungimiranti giuristi e qualche vertice della stessa Magistratura – sarà possibile sperare nel ritorno dell’Italia a quegli straordinari assetti democratici che erano alla base della nostra Costituzione.

 


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