Sulla piaga dei testimoni di giustizia lasciati soli, minacciati e senza alcuna protezione l’Associazione Antimafia Antonino Caponnetto (www.comitato-antimafia-lt.org) ha avviato un’azione di forte pressione sullo Stato e di sensibilizzazione capillare dell’opinione pubblica. Come primo atto, e’ stata rivolta una richiesta al presidente della Repubblica, a prefetto e questore di Napoli, in merito ad uno dei casi piu’ urgenti: quello riguardante Gennaro Ciliberto, che con le sue denunce ha contribuito in maniera determinante ad un’inchiesta anticamorra della Dda partenopea.
Nella lettera, firmata dal presidente della Caponnetto Elvio Di Cesare e da Antonio Turri de I cittadini contro le mafie e la corruzione (www.icittadini.it), viene espressa «profonda preoccupazione per i notevoli ritardi con i quali le varie istituzioni stanno procedendo» sulle misure di sicurezza da adottare per Ciliberto, «tenuto conto, soprattutto, dei continui e gravi pericoli cui va quotidianamente incontro sul piano della stessa incolumita’». «Con il suo lodevole senso civico – ricordano Di Cesare e Turri – e mettendo a repentaglio la vita, Ciliberto ha consentito allo Stato di individuare un sistema di presunte, diffuse illegalita’, sistema sul quale stanno indagando numerose Procure della Repubblica. E non e’ giusto che lo stesso Stato lo abbandoni e non ne protegga quanto meno l’integrita’ fisica». Infatti, «dopo le dichiarazioni rese a varie autorita’ giudiziarie, il testimone si e’ trovato senza lavoro e senza alcun sostentamento economico, ed ora si vede costretto a scappare continuamente da un capo all’altro del Paese per sfuggire alla probabile reazione di coloro che ha denunciato». Di qui il «caldissimo appello al Capo dello Stato, al Prefetto ed al Questore di Napoli perche’ dispongano immediatamente le misure di protezione e di assistenza previste dalla legge in favore delle persone che denunciano fatti illegali di simile portata».
Nata dieci anni fa come avamposto di legalita’ per contrastare l’avanzata delle mafie nel Lazio, l’Associazione Caponnetto sta trovando sempre nuovi gruppi e persone di riferimento nelle diverse regioni italiane, man mano che nei cittadini si fa piu’ viva la consapevolezza di un fenomeno criminale ormai esteso in tutta la penisola e ben oltre. Tra gli ultimi, significativi collegamenti della Caponnetto ci sono quelli con la Lombardia, il Veneto e il Trentino Alto Adige. «Le mafie – ammonisce Di Cesare – non risparmiano nessuna Regione del Paese, a cominciare da quelle del nord. Per smentire quei criminali che continuano a negare l’esistenza delle mafie, chiediamo percio’ ai nostri iscritti e simpatizzanti di consultare e divulgare le relazioni semestrali della Direzione Nazionale Antimafia e della Direzione Investigativa Antimafia e di fare in modo che i giornali e gli altri mezzi di comunicazione locali le pubblichino. I negazionisti – tuona il presidente – vanno ridicolizzati con un’attivita’ di ricerca, ricordando anche che le relazioni pubblicate sono solo quelle gia’ chiuse, mentre tante altre sono ancora in corso…».
Intanto la Caponnetto, insieme a I cittadini contro le mafie e la corruzione, ha gia’ chiesto di incontrare i gruppi parlamentari di Pd, Pdl, Sel e Movimento 5 Stelle «per segnalare la situazione di stallo che riguarda la lotta alle mafie e alla corruzione nel Paese» ed esporre alcune proposte operative, quali l’estensione del contrasto giudiziario alle mafie in tutte le Procure della Repubblica, iniziative a sostegno e tutela delle vittime e dei testimoni di Stato dei reati violenti, misure per un corretto e trasparente utilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalita’ e dei beni pubblici inutilizzati, anche in risposta ai gravi problemi occupazionali nel Paese.
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