AMIANTO / AD AVELLINO INIZIA IL PROCESSO ISOCHIMICA, ALLA SBARRA DUE SINDACI

Meglio tardi che mai. Appena iniziato, al tribunale di Avellino, il processo per le morti d’amianto provocate dall’Isochimica a metà anni ’80, l’azienda all’epoca di proprietà del patròn della locale squadra di calcio, Elio Graziano, che finì alla ribalta delle cronache anche per lo scandalo delle “lenzuola d’oro”, vendute parecchio care alle Ferrovie dello Stato che chiudevano non uno ma due occhi. Così come per tanti, troppi anni hanno chiuso occhi, tappato orecchie e cucito bocche coloro i quali avrebbero dovuto vigilare sulle lavorazioni portate avanti dall’azienda irpina e non lo hanno fatto.

Adesso, però, si parte. Ventisette gli imputati alla sbarra, tra cui l’attuale sindaco di Avellino, Pasquale Foti, accusato di omissione d’atti d’ufficio in qualità di custode giudiziario del sito dove avvenivano le lavorazioni killer, a Borgo Ferrovia in periferia, e messo sotto sequestro; e anche il predecessore, Pino Galasso, cui tengono compagnia gli assessori della giunta in carica dal 2005 (Sergio Barilè, Ivo Capone, Giancarlo Giordano, Luca Iandolo, Tony Iermano, Donato Pennetta, Raffaele Pericolo, Antonio Rotondi, Antonio Spina). A giudizio il padrone, Elio Graziano, con i suoi dirigenti Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca. Le Ferrovie, dal canto loro, sono rappresentate dagli ex funzionari Aldo Serio, Giovanni Notarangelo, Mauro Finocchi e Silvano Caroti. Sul fronte delle bonifiche taroccate, ecco l’amministratore delegato di Eurokomet, Biagio De Lisa, quello di Geisa, Giovanni D’Ambrosio, di Team Ambiente, Giovanni Rosti, e di HGE Ambiente, Francesco De Filippo.

Dopo un lungo lavoro teso a ricostruire fatti e responsabilità e 220 mila pagine di carte, faldoni e documenti, il gup Fabrizio Ciccone ha accolto le richieste formulate dallo stesso procuratore capo di Avellino, Rosario Cantelmo.

“E’ un grosso successo, finalmente i familiari di una ventina di nostri colleghi morti potranno avere una sentenza, e speriamo venga dimostrato nel corso del processo quel che tutti sappiamo, ossia la correlazione tra le loro morti e quelle lavorazioni d’amianto”, sottolinea Carlo Sessa, un ex operaio dell’Isochimica.

Nel frattempo a Napoli si è in attesa del deposito delle perizie finali per quanto concerne altre bonifiche, con ogni probabilità altrettanto taroccate, quelle per le aree Italsider a Bagnoli: uno scandalo che dura da oltre vent’anni, con vagoni di milioni buttati al vento (oltre 200) per una bonifica mai fatta e servita unicamente a far vivere il carrozzone di BagnoliFutura, la partecipata del Comune di Napoli che, nonostante quei milioni inghiottiti, è finita anche in crac.

 

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