Una comica del comico, ovvero Grillo e la costituzione. Il Beppe pentastellato, galvanizzato dal NO del 4 dicembre, gorgheggia a tutto spiano “Referendum, referendum” e invoca una nuova consultazione. Il requisito? L’esodo dalla moneta unica europea, la fuga italiana dall’euro. Abbiamo tolleranza per la bufala perché, il “nostro” non ha più nella buca del suggeritore il guru Casaleggio e il rampollo che gli è subentrato con tutta evidenza non è all’altezza del genitore scomparso. Ignoranza (di Grillo) vuole che non conosca la Costituzione del nostro Paese, altrimenti ritirerebbe la sparata propagandista di un referendum non consentito per questioni internazionali come l’uscita dalla moneta europea. Promesso, gli invieremo una copia della Costituzione con l’invito di impararla a memoria come fa per i copioni dei suoi show teatrali.
L’aiutino di Putin all’amico tycoon
Studia e ristudia, sembra che i servizi segreti Usa siano giunti alla certezza che gli haker russi hanno manipolato il voto per le presidenziali in favore di Trump, che in campagna elettorale aveva chiesto aiuto a Putin. E quale aiuto poteva dargli se non i brogli informatici denunciati dalla Cia? Aiuto gratuito? Ovviamente no e sarà interessante mettere sotto osservazione le prossime mosse del tycoon a favore della Russia. La trama anti Clinton è per il momento rivelata dal Washington Post. Fosse tutto vero si spiegherebbe l’errore macroscopico dei sondaggisti, orientati all’unanimità per la vittoria di Hillary Clinton e non meno la cautela di chi pur apprezzando le qualità dell’informatica solleva dubbi su possibili usi impropri. Sullo sfondo di una vicenda inquietante il corollario che accusa i pirati russi di aver violato i sistemi di rilevamento dei voti e Wikileaks di aver rivelato solo quanto ha creato problemi di consenso alla candidata democratica. Obama ha chiesto un rapporto esauriente sulle presunte attività di hackeraggio.
Parole sconsigliate ai bambini al di sotto di 12 anni.
L’eleganza della lingua italiana riceve beceri contributi dal gergo politichese, cioè non disdegna il ricorso a termini che detti in presenza dei nostri genitori hanno meritato a suo tempo un paio di schiaffi ben assestati. Attori sempre in scena nella rappresentazione della tragicommedia “Il mio insulto è più colorito del tuo” sono com’è noto i grillini e il loro vaffa…è assurto rapidamente al rango di turpiloquio parlamentare ed extra emiciclo dei cosiddetti “onorevoli”. Si sono adeguati in molti alle licenze poetiche dei pentastellati: tre quarti dei deputati, ospiti di talk show televisivi, giornalisti. Perché non il dileggiante Travaglio? Sul Fatto Quotidiano, dove esibisce il suo talento di polemista, ha scritto di Renzi “Era mister simpatia fino a due anni fa e in due anni è riuscito a stare sulle palle agli italiani quanto aveva impiegato vent’anni Berlusconi“ che a prescindere dalla qualità letteraria della frase, come dire, non proprio da Accademia della Crusca, l’espressione “colorita” è più adatta a uno scaricatore di porto, ahilui impedito dal duro e totalizzante mestiere a emulare l’italiano di Siena. E come dimenticare le licenze poetiche di Crozza. Il suo commento all’esito del referendum: …Eh sì,, perché da questo referendum escono due vincitori, Bersani e il Cnel, due realtà obsolete che nessuno ha mai capito a che cazzo servono e poco prima “Non sto recitando il Mercante di Venezia, ma il Mercante di Firenze. Sempre che non mi sfanculino anche i mercanti.
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