La regia di JP Morgan per il SI al referendum e il salvataggio Monte Paschi

Rlio Lannutti. Nel fotomontaggio di apertura, Matteo Renzi, Tony Blair e, sullo sfondo, la sede di JP Morgan a New York

Rlio Lannutti. Nel fotomontaggio di apertura, Matteo Renzi, Tony Blair e, sullo sfondo, la sede di JP Morgan a New York

Alto tradimento. E’ questa la pesantissima accusa contro il premier Matteo Renzi presentata alla Procura di Roma da Elio Lannutti, presidente di Adusbef, l’associazione a tutela dei risparmiatori, e sottoscritta da alcuni portavoce del movimento 5 Stelle. Non è certo finita qui, perchè il j’accuse è indirizzato anche contro il vero burattinaio, il colosso della finanza statunitense Jp Morgan, che in questi giorni ha in mano il “salvataggio” (sic) del Monte dei Paschi di Siena. Ma il copione della nuova svendita del nostro Stato e soprattutto della scientifica distruzione della nostra Costituzione è stato recitato, sempre da Renzi, in vari atti, anche a Londra, con l’amico Tony Blair, che è oggi uno dei più fidati e pagati consulenti di Jp Morgan. Tra i protagonisti del super giallo degno del miglior Le Carrè, anche il Big Friend a stelle e strisce, Michael Ledeen, legato a filo triplo con Marco Carrai, il vero amico del cuore di ‘O Premier. Vediamo di ricomporre le tessere di un mosaico non poco complesso e articolato.

Partiamo dalle parole di Elio Lannutti nel corso di un’intervista a Colorsradio, il 26 ottobre, sugli scandali del Monte dei Paschi di Siena: “Scene da brividi, un titolo che schizza, raddoppia, viene sospeso per eccesso di rialzo, dopo la presentazione del piano industriale perde il 15 per cento. L’azionariato cambia pelle, c’è forte odore di maxi speculazioni. Nel frattempo cosa fanno Bankitalia e Consob? Dormono. Adusbef cerca di fare cose concrete, abbiamo appena presentato una denuncia”. Da novanta. Per attentato all’articolo 90 della Costituzione. E al cui cospetto il Watergate è un bruscolino.

TUTTI I MEETENGS CON BLAIR

23 ottobre. Ferdinando Imposimato, sempre a proposito del bubbone Monte Paschi e dell’interventismo Usa, lancia una bordata per far aprire gli occhi agli italiani: “signor Presidente del Consiglio, in tv e sulla stampa qualcuno sostiene – scrive il più votato dai cittadini per la carica di Capo dello Stato – che per lo sviluppo della nostra economia, occorre il SI alla riforma, che favorisce la vendita del Monte dei Paschi di Siena alla banca John Pierpont Morgan. Ma lei, signor Premier, ignora che la JP Morgan, possibile acquirente di MPS, è stata condannata dal dipartimento della Giustizia Usa a pagare la penale di ben 31,6 miliardi di dollari, per gravi inadempienze commesse prima, durante e dopo la crisi finanziaria del 2007, con un crollo verticale del mercato immobiliare e centinaia di famiglie buttate fuori casa con procedure approssimative?”.

Pier Carlo Padoan

Pier Carlo Padoan

Continua Imposimato: “è grave che il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, parlando a nome

del premier, abbia chiesto all’amministratore delegato Mps di farsi da parte, comunicando al presidente del Monte Paschi, Massimo Tononi, il nome del nuovo amministratore delegato, Marco Morelli, designato da JP Morgan e dal Governo. Nonostante Morelli provenisse da JP Morgan e, quale vicedirettore generale, nel 2013 fosse stato multato dalla Banca d’Italia per il finanziamento Fresh attivato da Mps sotto la guida di Giuseppe Mussari. E nonostante – continua Imposimato – la direttiva europea CRD4 su requisiti, onorabilità e adeguatezza dei banchieri, recepita dal Parlamento italiano a maggio 2015, stabilisca che le pene della Vigilanza siano tra i requisiti per decidere l’adeguatezza del banchiere nominato”. Parole dure come macigni.

JP Morgan super star. Ma eccoci ad alcuni incontri clou che vedono come protagonisti Renzi, prima in veste di sindaco poi di premier, e pezzi da novanta di Jp Morgan.

1 giugno 2012. A fare gli onori di casa in casa del primo cittadino è l’amministratore delegato di Jp Morgan, Jamie Dimon (che poche settimane fa Renzi ha rivisto a palazzo Chigi per il “salvataggio” Mps), nella splendida cornice fiorentina di Palazzo Corsini. Altro invitato eccellente mister Tony Blair, da alcuni anni consulente d’oro del colosso Usa. I tre discutono amabilmente dei destini globali ma soprattutto italiani.

Jamie Dimon

Jamie Dimon

Stessi ospiti due anni dopo, 1 aprile 2014. Non è un pesce d’aprile, ma stavolta Matteo arriva in veste di premier. Un dinner proprio a base di pesce, organizzato alla perfezione dall’ambasciatore italiano a Londra, mister Pasquale Terracciano. Ecco il menù in tavola: “riforma delle Province, riforma del Senato, riforma del Lavoro, riforma della Pubblica Amministrazione, riforma della Giustizia, riforma del Consiglio dei Ministri, riforma Elettorale”. Come dessert la nostra Magna Carta, quella Costituzionale, che va rottamata. Le pietanze fanno capolino tra i gossip e le note politiche della stampa britannica.

Ecco un commento del Daily Mirror: “Renzi è il Blair italiano non solo nelle intenzioni politiche ma anche nelle alleanze economiche. Un esempio? La Jp Morgan”. Poi, a ruota, il Times: “Il mutamento cruciale, delle istituzioni politiche europee, neanche è cominciato. Il test chiave sarà l’Italia: il governo ha l’opportunità di iniziare riforme significative”. Poi, sempre il maggiordomo Tony di Jp, a Repubblica: “c’è una coerenza tra il programma di riforme elettorali e le riforme strutturali per rilanciare l’economia”. E proprio in onore del Big Friend d’oltremanica la creatura si chiamerà Jobs Act.

COME STRACCIAMO LE COSTITUZIONI DEI “PAESI PERIFERICI” 

Ma c’è una tappa intermedia tra i due summit. Eccoci quindi al varo della Tavole della Legge firmate da Jp Morgan, tenute a battesimo il 28 maggio 2013. I Comandamenti che dovranno regolare il Futuro e verranno portati a compimento da Maggiordomi locali: come l’ottimo Matteo.

Titolo del decalogo: “Aggiustamenti nell’area euro”, low profile per le 16 pagine che rappresenteranno la vera Magna Carta: tanto per divorare meglio quel che resta del nostro Paese, ormai terra di conquista per le truppe americane e i loro alleati, proprio come era già successo in occasione dello storico meeting pre Tangentopoli con Queen Elizabeth a bordo del Britannia.

Marco Carrai

Marco Carrai

Così comandano le tavole firmate JP: “I sistemi politici dei Paesi del Sud, e in particolare le loro Costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea. I problemi economici dell’Europa sono dovuti al fatto che i sistemi politici della periferia meridionale sono stati instaurati in seguito alla caduta di dittature e sono rimasti segnati da quell’esperienza. Le Costituzioni mostrano una forte influenza di idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”.

Prosegue il documento elaborato da Jp Morgan: “i sistemi politici e costituzionali del Sud presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti, governi centrali deboli nei confronti delle Regioni, tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori, tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo, il diritto di protesta se i cambiamenti sono sgraditi. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche. I Paesi della periferia hanno ottenuto successi solo parziali nel seguire processi di riforme economiche e fiscali, e abbiamo visto esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni (Portogallo), dalle autorità locali (Spagna) e dalla crescita dei partiti populisti (Italia e Grecia)”.

Piatto ottimo e abbondante, quello servito da Jp: con quei luridi paesi di periferia inondati da scioperanti e protestatari. Per questo va immediatamente somministrata – con una bella dose di olio di ricino – l’abolizione dell’articolo 18 sui licenziamenti, un primo a base di Jobs Act e un secondo robusto di derivati tossici. Ma attenzione, nessuno può entrare nelle cucine per sbirciare cosa ci preparano gli chef !

Commenta Imposimato ricordando quello scellerato documento di Jp: “Subito dopo la sortita della JP Morgan, il Governo italiano si è adeguato con la legge Jobs Act che limita i diritti dei lavoratori, le leggi salva banche, truffatrici dei risparmiatori e la riforma liberticida del Senato. Che con l’Italicum dà enormi poteri al premier”.

Marco Morelli

Marco Morelli

Semplici come bere un bicchier d’acqua (o d’olio di ricino, appunto) gli odierni sviluppi dell’incredibile Monte dei Paschi story, dove il ministro dell’Economia, Maggiordomo Padoan, su ordine del Premier (a sua volta “ordinato” da JP), licenzia via telefono il Ceo di Mps Fabrizio Viola e impone il suo prescelto, Marco Morelli: non solo uomo di Jp Morgan, Morelli, ma anche già sanzionato da Bankitalia per i derivati-surgelati “Fresh”, super tossici ma ugualmente serviti al popolo bue, agli ignari risparmiatori!

Commenta un analista a piazza Affari: “niente di cui stupirsi, al popolo puoi somministrare di tutto, tanto spesso e volentieri non se ne accorge. Qualcuno ha detto mai qualcosa per l’incredibile segreto di Stato apposto proprio un anno fa da Renzi proprio sui contratti dei derivati? Bene: se un cittadino o un giornalista che voglia fare sul serio informazione intende far conoscere le clausole contrattuali imposte dalle banche ai clienti per quanto concerne la vendita di hedge fund, non può essere accontentato. Perchè? Perchè il governo Renzi ha messo il segreto di Stato. Sanno anche i bambini che il segreto di Stato può essere invocato solo in materie delicatissime, ad esempio se è in discussione la sicurezza della nazione. Ebbene, tutto ciò vuol dire che per Renzi la sicurezza è rappresentata dagli interessi delle grandi banche, della grande speculazione finanziaria, dei maxi speculatori che truffano gli sciagurati risparmiatori. Altro che parlare poi di risarcimenti quando è organizzata in modo scientifico la rapina di Stato!”. Bankster a dettar legge, truffe di Stato, un Segreto campato per aria: il menù è completo.

UN CARRO ARMATO CHIAMATO “TISA”

Non può mancare, però, la classica ciliegina sulla torta. Confezionata con ingredienti unici: o meglio, altrettanto segreti (come si conviene per le ricette dei veri chef). Si chiama TISA, che sta per “Trade in Services Agreement”, denominazione all’apparenza asettica, a prima vista destinata ai commercianti. E’ invece il grimaldello per andare al cuore delle economie nazionali, minarne ogni autonomia residua e renderle facile preda di moloch della Finanza – Jp Morgan, ma non solo – e Bankster  (come è titolato il libro scritto nel 2010 da Elio Lannutti, che potete scaricare gratuitamente dal nostro sito).

Michael Ledeen

Michael Ledeen

La bozza del trattato “Tisa” è andata parzialmente in rete a metà 2014 grazie ai Wikileaks di Julien Assange, in queste ore sotto assedio – ovviamente – da parte degli Usa per le rivelazioni sul MailGate di Hillary Clinton. “Un accordo segreto a livello internazionale che punta a smantellare il ruolo dei governi nella finanza e aprire la strada a politiche ultraliberiste”, è stato il commento di una ricercatrice universitaria fuori dal coro, Jane Kelsey, docente alla facoltà di legge ad Auckland, negli States. E’ stato firmato nel 2014 dai leader di 50 paesi, TISA, tra cui of course il nostro Renzi: non lo hanno sottoscritto i Brics, ossia Brasile, Russia, India e Cina. Secondo i patti, tutto deve restare strettamente segreto per almeno 5 anni dalla firma (per cui si arriva al 2019).

Dettaglia Jane Kelsey: “il Trade Agreement è in grado di determinare le politiche dei maggiori Paesi a capitalismo avanzato evitando qualsiasi discussione nel merito nei parlamenti degli stati interessati. Qualcosa di simile a quello che accade per il Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, il TTIP, rispetto al quale il TISA si muove su una sorta di ‘binario parallelo’, e segreto”.

L’obiettivo è semplice: “eliminare – precisa Wikileaks – tutte le leggi nazionali che sono considerate ‘ostacoli’ al commercio dei servizi in ambito finanziario, eliminando anche quelle norme che sono state introdotte, o suggerite, in seguito alla crisi del 2008. Per esempio, i limiti alle dimensioni degli istituti finanziari, imposti in alcuni Paesi per evitare il ripetersi di operazioni di salvataggio obbligate nei confronti di quei soggetti troppo grandi per fallire”. Parole del 2014 che calzano a pennello per il giallo sul salvataggio del Monte dei Paschi di questi giorni.

Continua l’analisi di Wikileaks: “Le proposte presentate nella bozza del Tisa si occupano anche di altre questioni, come la privatizzazione della previdenza e delle assicurazioni, l’eliminazione degli obblighi di divulgazione delle operazioni off shore nei paradisi fiscali, il divieto di imporre un sistema di autorizzazioni per nuovi strumenti finanziari (come i derivati) o di regolamentare l’attività dei consulenti finanziari”. Lo stesso copione messo in scena con il segreto di stato proprio sui derivati. O con consulenze d’oro e commissioni per Monte dei Paschi, con un top a quanto pare da 600 milioni di euro!

Altra sorpresa dal magico cilindro di Tisa. Si potrà arrivare addirittura a “un sistema sanzionatorio che corre su binari e canali ‘paralleli’ rispetto alla giustizia ordinaria. Se un’azienda ritiene che lo Stato estero in cui opera viola il trattato, può far ricorso a un tribunale speciale che agisce come organo arbitrale, in cui non sono previste udienze pubbliche. Lo Stato condannato ha due scelte: cancellare la legge in questione o risarcire l’azienda”. Forte odore di compassi, cappucci & grembiulini. O, se preferite, delle ovattate stanze griffate Bilderberg e Trilateral.

AMICI MIEI

Last but not least un altro grande amico amerikano. Per il salvataggio del Monte dei Paschi abbiamo già visto in scena Timothy Geithner, l’ex ministro del Tesoro Usa proprio in quei bollenti anni (soprattutto il triennio 2010-2012), poi passato alla corte di JP Morgan e quindi di un altro colosso dei fondi Usa, Warburg Pincus, il capofila della seconda cordata di salvataggio organizzata dall’ex ministro Corrado Passera (mentre quella made in JP è capitanata da un altro ex ministro, Vittorio Grilli).

Vittorio Grilli

Vittorio Grilli

La vera star, la stella nel firmamento del premier Renzi negli scenari che si stanno disegnando (copione JP Morgan & C.) ha un nome e un cognome ben precisi: Michael Leeden. Una storia che conduce direttamente a Marco Carrai, l’amico per la pelle di Matteo, l’uomo destinato a ricevere le chiavi dei nostri “Servizi”, presente al fianco del premier alla cena londinese con Blair e Dimon. Era in prima fila tra gli special guest, Ledeen, in occasione delle nozze di Marco, cui ha preso parte anche l’ambasciatore Usa, John Philips. Fresco, del resto, il suo pubblico elogio del neoeletto nostro Capo dello Stato Sergio Mattarella, sulle colonne del Wall Street Journal: Ledeen non ha mai dimenticato il ruolo svolto dal Presidente quando, come ministro della Difesa, diede una forte mano alla Nato per la sua missione in Kosovo.

Settantacinque anni, Michael Ledeen può contare su un pedigree chilometrico, quasi quanto il tasso di “gradimento” espresso dai governi – almeno ufficialmente – nei suoi confronti. Washington, infatti, lo ha allontanato dai suoi Palazzi, visto che perfino la Cia lo ha etichettato come “spia d’Israele”. E perfino il nostro ammiraglio Fulvio Martini, quando nel 1984 era al timone del Sismi, lo mise all’indice: indesiderato. Un fratello, invece, per Antonio Di Pietro ai tempi del pool di Milano; più volte graditissimo ospite di Ledeen, il pm, in occasione dei summit organizzati a Washington dal suo think tank, “American Enterprise”.

Antonio Di Pietro

Antonio Di Pietro

Scrive Gianni Lannes: “Ledeen risulta oggettivamente coinvolto in molte trame oscure, dalla loggia P2 agli insabbiamenti delle stragi legate alla strategia della tensione, dai finanziamenti agli squadroni della morta nicaraguensi, allo scandalo Iran-Contras, dai dossier farlocchi alla base della seconda guerra in Iraq al caldeggiamento dell’aggressione all’Iran”.

A proposito. Ricordate il mea culpa recitato – vera sceneggiata partenopea – dal tutto british Blair? Quando si è scusato per aver caldeggiato le false piste anti Saddam sull’uranio del Niger che hanno causato una guerra di sterminio?

Ma oggi Tony & Michael rappresentano il Vangelo. Secondo Matteo…

 

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2 pensieri riguardo “La regia di JP Morgan per il SI al referendum e il salvataggio Monte Paschi”

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