FOTOGRAFIA / SCOMPARE  IL RITRATTISTA DEGLI ULTIMI, LUCIANO D’ALESSANDRO

E’ scomparso Luciano D’Alessandro, il fotografo degli ultimi. Scatti di autentica arte, i suoi, capaci di racchiudere in un clic la disperazione di una vita, la tragedia di una storia, di sintetizzare il “mestiere di vivere”, come avrebbe scritto Cesare Pavese. Ha collaborato per le più importanti testate, riviste e giornali del mondo. E per anni ha animato la redazione della Voce, in via Cervantes a Napoli, con le sue invenzioni, la sua passione civile, la sua quiete vulcanica. Sue foto e suoi lavori fanno parte di alcune tra le più prestigiose collezioni internazionali, dal Moma di New York alla Biblioteca Nazionale e alla Maison européenne de la photographie di Parigi, dalla Galleria Nazionale delle Arti Estetiche di Pechino al Dipartimento di documentazione della cultura audiovisiva dell’Università di Puebla in Messico.

Luciano D'Alessandro

Luciano D’Alessandro

Così lo ricorda Stella Cervasio, per Repubblica Napoli: “La sua foto che meglio lo descrive è quella dove è tratto di spalle, e in cui gli si intuisce un broncio che era quello degli anni duri della lotta: Luciano ha – viene da dire ‘scritto’ – ‘ritratto’ in affreschi che non si dimenticano i disoccupati, i matti, la ‘plebe’ di Napoli. Ritratti la cui forza è intatta, a tanti anni di distanza. ‘Una incessante ricerca che ha come centro la condizione dell’uomo’, scriveva raccontando del suo lavoro D’Alessandro. Musei e gallerie del mondo gli hanno reso omaggio. Recentemente in un convegno organizzato al Suor Orsola era stato riproposto e discusso il suo lavoro fotografico forse più importante: ‘Gli Esclusi’, un occhio che esplorò e denunciò la condizione dei malati psichiatrici”.

Fu il primo esploratore nel mondo degli esclusi, Luciano. “Nel 1965 per la prima volta una macchina fotografica entrò in un ospedale psichiatrico. La macchina fotografica era di Luciano D’Alessandro che fece lì, nel manicomio di Materdomini di Nocera Superiore, una sua prima e determinante esperienza”. Il ricordo è di Sergio Piro, all’epoca giovane direttore di quel manicomio, allievo di Franco Basaglia e scomparso quattro anni fa.

La copertina di "Sopra la panca"

La copertina di “Sopra la panca”

Quasi trent’anni fa, nel 1987, la Voce pubblicò un libro scritto da Sergio Piro e Walter Di Munzio (allora giovane psichiatra), “Sopra la Panca, storie senza conclusione di follia, manicomi e riforme in Campania”. Un vero gioiello, una ricostruzione delle storiche battaglie per la demanicomializzazione, per la chiusura di quelle “istituzioni totali”, di quei lager al fine di creare un’alternativa ‘umana’ al di là di camice di forza, elettroshock e letti di contenzione: un cammino tutto ancora da iniziare – quello delle alternative esterne, sul territorio – per la cronica carenza di politiche sociali a sostegno del disagio, quando le palate di miliardi prima e di milioni poi sono state sperperate in clientele & affari privati.

“Sopra la Panca” conteneva anche tanto altro. Come un’intervista realizzata da Piro allo stesso D’Alessandro e, soprattutto, una galleria di foto da brividi, volti e corpi scavati nella disperazione, segnati dal martirio di quei lager, occhi senza tempo.

Ecco, di seguito, la riproduzione di quell’intervista (così come compariva nelle pagine del libro) e di quegli scatti che restano incisi nella memoria.

 

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LE FOTO

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