Nanni Loy, maestro del cinema verità (“Le quattro giornate” di Napoli”) ha rivoluzionato la stereotipia delle riprese cine-televisive rigidamente controllate da criteri di autocensura, o quanto meno da rispettosa discrezione. A lui si deve la televisione indiscreta della candid camera di un filmare, a loro insaputa, soggetti ‘colti in flagrante’. Il suo indagare oltre l’apparenza ha liberalizzato l’intraprendenza di ‘paparazzi’ e di programmi spregiudicati come ‘Scherzi a parte’. In versione ‘seria’ ha legittimato il ‘furto’ di immagini catturate grazie all’evoluzione degli strumenti di ripresa, di grandangoli e zoom esasperati. Il caso del ‘pizzino’ del Berlusca, fotografato in Parlamento non è un assoluto inedito, ma lo è l’effetto dirompente sul sodalizio interpartitico Fratelli d’Italia-Forza Italia, lo è la ricaduta sull’esecutivo in pectore ha investito la coalizione della destra come una spallata sismica. Poco in rilievo, la scelta di rispettosa discrezione che ha preceduto la candid camera, Tg e programmi di informazione, talk show politici e di intrattenimento, l’oscurare l’impressionante sequenza del fine seduta di Palazzo Madama. Berlusconi, per alzarsi dallo scanno e lasciare l’aula, è stato sorretto dai commessi, poi da esponenti di Forza Italia. Traballante ha rivelato di patire patologie da senescenza che gli consiglierebbero di godere degli agi da nababbo milionario nelle sue ville di città, in Sardegna, alle Bermuda. La domanda ingenua di molti: “Perché? Perché non lo fa?”. L’indagine psicologica è materia per i più accreditati eredi di Freud. Le ragioni del buon senso attribuiscono al suo immutato accanimento la difesa dell’impero imprenditoriale per sé e la prole, che non a caso lo spinge a ricucire lo strappo con Fratelli d’Italia e a tentare di nuovo di ottenere per i suoi fedelissimi il ministero delle telecomunicazioni. La verità delle riprese in chiave candid camera delle difficoltà motorie del Berlusca rivela il parallelismo tra le sue condizioni psicofisiche e il traballante prestigio di cui gode universalmente, ma quel che è peggio tra i suoi ‘sudditi’. A salvarlo dal disastro si potrebbe ipotizzare la terapia d’urto congiunta di Zangrillo, medico personale che ha certificato più volte lo stato di salute incompatibile con la presenza ai processi in corso (per puntare alla prescrizione dei reati) e di Gianni Letta, suo pacato mentore, perché gli consigli di star fuori dalla mischia, di sganciarsi dalla subordinazione al parafascismo di Ignazio Benito La Russa e di chi lo legittima come seconda carica dello Stato, dal razzismo leghista di Salvini, dal putinismo e dal cattolicesimo bizzoco di Fontana, dalla convinta erede di Almirante.
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