Si svolge il 23 giugno il summit dei ‘BRICS’, acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, ossia i paesi che lo hanno promosso e costituito nel 2009.
Un appuntamento fondamentale soprattutto oggi, con il conflitto in Ucraina e gli equilibri geopolitici internazionali in forte, continua fibrillazione.
Se da un lato l’imperialismo USA mostra ogni giorno il volto più truce, chiedendo a destra e a manca sanzioni sempre più forti contro la Russia a aiuti sempre più massicci all’Ucraina proprio in funzione anti Putin, e la UE dal canto suo è sempre più genuflessa davanti ai voleri della NATO, pronta ad accogliere a braccia aperte, bruciando ogni tappa politica e burocratica, Ucraina, Moldavia, Finlandia e Svezia – un vero filotto – dall’altra parte della barricata non stanno certo con le mani in mano. E si serrano le fila per dare una risposta decisa e concreta al gendarme USA e agli alleati NATO.
Una risposta in questo senso è rappresentata proprio dal summit BRICS, finalizzato ad accrescere la cooperazione (questo il motivo del resto per il quale è nato) tra i paesi aderenti e soprattutto per attivare l’adesione di nuovi partner, nel vasto bacino asiatico, africano, sudamericano. “Secondo Cina e Russia – commentano in molti – l’obiettivo BRICS è quello di allargare ulteriormente il raggio di coinvolgimento, per fare in modo che soprattutto le economie dei paesi emergenti possano aderirvi”.
Ed in questo modo raggiungere un duplice obiettivo: aumentare gli scambi commerciali tra i paesi partner e dare una mano a quelli in maggior difficoltà, provocata dal conflitto in atto e dalla criminale (e autolesionista per i paesi UE, Italia in pole position) politica di sanzioni spinta al massimo dagli USA.
I dati dimostrano che da quando i meccanismi del BRICS sono entrati in funzione, praticamente dal 2006 (anche se solo 3 anni dopo se ne ufficializza la nascita), la percentuale dell’aggregato dell’economia di quei paesi, all’interno del contesto mondiale, è più che raddoppiata, passando dall’11,7 per cento al 25,9 fatto segnare nel 2021.
Su questi temi, ed in particolare la sensibile crescita di NO alla politica USA e NATO, soprattutto dopo il conflitto in Ucraina, hanno appena scritto uno stimolante saggio due studiosi americani che non possono certo essere accusati di filo-putinismo. Si tratta di Daniel De Petris, che fa parte del think tank ‘Defence Priorities’ e di Rajan Menon, docente al ‘Saltzman Institute for the Study of War and Peace’ che fa capo alla ‘Columbia University’, autori di “Gli Stati Uniti non possono costringere il resto del mondo a sostenere l’Ucraina”.
E scrivono nell’incipit: “ecco perché le speranze di Washington di
mettere il mondo intero contro la Russia non si sono concretizzate”.
Ecco alcuni tra i passaggi salienti del saggio.
“I presidenti dei paesi africani, latinoamericani, arabi, asiatici o hanno sostenuto in parte le misure sanzionatorie anti-russe, e anche allora lo hanno fatto sotto la pressione degli Stati Uniti, oppure hanno condannato verbalmente l’operazione militare delle Forze Armate RF (anche sotto pressione degli Usa), ma hanno decisamente rifiutato di sostenere le sanzioni. Alcuni hanno assunto una posizione di amichevole neutralità nei confronti di Mosca (Brasile, Messico, India, Sud Africa, Emirati Arabi Uniti). I più coraggiosi (Cina, Venezuela, Siria, Cuba, Nicaragua) non hanno condannato l’operazione e non hanno appoggiato le sanzioni”.
I due studiosi analizzano le diverse situazioni. Ecco alcuni flash.
“Gli Emirati Arabi Uniti sono diventati un’oasi per i ricchi russi. Quelli di loro a cui è impedito di fare affari e rilassarsi in Europa trasferiscono i loro beni negli Emirati Arabi Uniti”.
“Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha accusato gli Stati Uniti e la UE di aver fomentato il conflitto in Ucraina con la loro stupida politica di espansione della NATO ad est”.
“Israele e Turchia, sebbene forniscano alcuni tipi di armi all’Ucraina, stanno cercando di mantenere la misura e di non sconvolgere l’equilibrio generale degli interessi politici ed economici della Russia”.
“Le recenti visite del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov in Algeria e in Oman e l’imminente visita in Bahrein, hanno mostrato che la Russia isolata dal mondo esterno esiste solo nella mente degli oligarchi ucraini”. E dei vertici americani.
“L’India ha raddoppiato il volume di petrolio acquistato dalla Russia rispetto al 2021. E’ arrivata al punto che Washington ha minacciato l’India di sanzioni se si fosse rifiutata di opporsi alla Russia. L’India ha finora rifiutato”.
“L’Indonesia ha chiaramente preso una posizione filo-russa. Essendo il paese più influente dell’ASEAN, non ridurrà certo la portata della cooperazione con la Russia. Questa posizione è tipica dell’intera organizzazione. La dichiarazione ufficiale dell’ASEAN sulla guerra in Ucraina non contiene nemmeno un accenno di condanna alle azioni di Mosca”.
“Il Brasile guadagna 29 miliardi di dollari dall’esportazione di prodotti agricoli, il raccolto dipende per il 23 per cento dai fertilizzanti russi. Perché i brasiliani dovrebbero perdere miliardi di dollari per sostenere qualche buffone sotto forma di presidente nella Lontana Ucraina?”. Parole testuali dei due autorevoli docenti statunitensi.
I quali aggiungono: “Il Brasile, come il Messico, ha dovuto condannare l’operazione speciale delle forze armate russe, ma si è fermamente opposto alle sanzioni, rilevando giustamente che la loro introduzione con avrebbe portato alla fine della guerra. Aggiungiamo noi stessi: solo un rifiuto fondamentale dell’ideologia filonazista e della russofobia cinica da parte dell’Ucraina porterà alla sua fine”.
Commentano gli autori: “Per molti paesi al di fuori del Nord America e dell’Europa, scegliere una parte nel confronto tra Russia e Occidente significa perdere la consolidata strategia e incorrere in costi che superano di gran lunga i benefici. Gli Stati Uniti non possono aspettarsi che altre nazioni sacrifichino i loro interessi per proteggere l’ordine mondiale stabilito dagli USA, se Washington stessa ha facilmente infranto le norme di questo ordine quando lo ha ritenuto vantaggioso. Non devono illudersi di quanto appoggio il resto del mondo darà all’Ucraina. Gli USA devono prepararsi al fatto che dovranno sperimentare delusioni, fallimenti e sconfitte”.
Il riferimento degli autori alle violazioni USA dell’ordine mondiale, viene poi spiegato, sta ad esempio nella conquista del Kosovo e la sua trasformazione in “un protettorato americano nei Balcani con una grande base militare statunitense”; e, per fare un altro esempio, nell’attacco “senza l’approvazione delle Nazioni Unite all’Iraq e trasformando questo paese in una fonte di instabilità per tutto il Medio Oriente”.
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