La CIA è stata coinvolta nel rapimento e nell’uccisione di Aldo Moro.
Lo scopre oggi ‘The Post Internazionale’ – TPI per i suoi aficionados – che offre al mondo il suo grande scoop, così titolando tra gli squilli della fanfara: “Esclusivo TPI – Ecco le ultime rivelazioni che provano il coinvolgimento di ‘Ndrangheta e Cia nel caso Moro”.
Le chiamano ‘ultime’, i prossimi vincitori del Pulitzer.
Peccato che, invece, le ultime siano vecchie di quasi 15 anni.
E di seguito vi spieghiamo come e perché.
Il primo a parlare – e poi a scrivere – in modo concreto di un pesante coinvolgimento della CIA è Ferdinando Imposimato, il magistrato che ha dedicato la sua vita a combattere sequestri, Anonima sarda, Banda della Magliana, poi terroristi, brigatisti senza farsi mancare, ciliegina sulla torta, i depistatori. Ha indagato sull’attentato al Papa e sul sequestro Moro, per citare solo due casi eclatanti.
Fu alla Voce che nel 2007 Imposimato parlò per la prima volta delle sue nuove scoperte relative al giallo Moro. “Sono sulle tracce di un criminologo americano, uno psichiatra che ha lavorato per la CIA e che venne inviato da Henry Kissinger per dirigere, in modo segreto, il comitato di crisi che fiancheggiava il ministro degli Interni Francesco Cossiga”. E fece anche il nome di quell’agente coperto, Steve Pieczenick. Il quale, appunto, era sbarcato a Roma per far parte di quel comitato composto – guarda caso – praticamente tutto da piduisti, 11 membri su 12.
“Intendo incontrarlo – continuò Imposimato – penso che lo vedrò insieme ad un giornalista francese, Emmanuel Amara, che lavora anche lui sulla stessa pista”.
E così fu. Pieczenick si rivelò un fiume in piena: raccontò per filo e per segno i dettagli della sua missione e il ruolo svolto in seno a quel comitato di crisi. Da perfetto depistatore, da un lato, e contemporaneamente da organizzatore della trappola, per cui alla fine lo statista Dc non sarebbe mai uscito vivo da quel rapimento: perché Moro “Doveva Morire”.
E così infatti si intitolò il grande libro scritto a quattro mani da Imposimato e Sandro Provvisionato, nel quale campeggia la figura di Pieczenick. E nel quale viene perfettamente descritto il ruolo svolto dalla CIA nella “non liberazione di Moro”.
Il libro è del 2008 e praticamente in contemporanea esce anche quello firmato da Amara, “Abbiamo ucciso Aldo Moro”.
Sorgeva, allora (ripetiamo, nel 2008, quindi esattamente 14 anni fa) la domanda: come mai nessun magistrato, nessuna procura ha mai pensato bene di riaprire il caso e di interrogare il teste numero uno, pronto a spiegare i misteri ancora aperti, ossia Pieczenick?
E se caso mai è stato interrogato, perché di quei fantomatici verbali non s’è mai saputo niente? E come mai niente, niente di niente, è seguito sotto il profilo giudiziario?
Misteri che pesano come giganteschi macigni sulla storia italiana.
Ancora. Come mai l’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta, inaugurata sette anni fa e presieduta dal Dc Giuseppe Fioroni, non ha cavo neanche un ragno dal buco? Perché neanche quella Commissione ha ritenuto opportuno interrogare il teste nonché protagonista del caso, sempre Pieczenick?
Ultimo interrogativo: come mai adesso TPI esce fuori come la vispa Teresa e scopre l’acqua calda?
Leggiamo cosa scrive, a proposito dell’agente-psichiatra, TPI. “Tra i membri del comitato istituito dal ministero dell’Interno dopo il sequestro per rintracciare e liberare Moro, c’era anche un super esperto: uno psichiatra americano di origini polacco-francesi, inviato a Roma dagli Usa (su richiesta del ministro Francesco Cossiga) che ha dichiarato di aver lavorato per uccidere il presidente della Dc e mai ufficialmente ripartito. La Procura di Roma lo ha interrogato, ma non lo ha mai perseguito”.
E così conclude il suo scoop: “E’ da questo più complesso quadro che – grazie a fatti nuovi, testimonianze di magistrati e collaboratori, documenti inediti – oltre al ruolo delle BR, nel sequestro Moro, emerge sempre più insistente anche il coinvolgimento di ‘ndrangheta e Cia”.
Meglio tardi che mai. Ma 14 anni, francamente, ci sembrano un po’ troppi…
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