Il mistero sul numero dei morti da vaccino.
Secondo alcuni ricercatori statunitensi – in prima fila Steve Kirsch e Jessica Rose – negli Usa i casi di decessi in seguito all’inoculazione del vaccino non sono meno di 150 mila. Anche se le cifre ufficiali sono molto inferiori, pari cioè a circa 15 mila casi. Ma tutti gli esperti americani sanno bene che i dati elaborati dai ‘Centers for Desease Control and Prevention’ (CDC), rilevano e rivelano non più del 10 per cento dei casi, nella migliore delle ipotesi. I ‘pessimisti’, addirittura, parlano di poco più dell’1 per cento.
Ma veniamo a quanto succede nel nostro Paese.
E sentiamo un illuminante parere, quello espresso da Paolo Bellavite, specializzato in ematologia, un diploma di perfezionamento in statistica sanitaria ed epidemiologia medica all’Università di Verona, dove oggi è docente di patologia generale, nonché un master in Biotecnologia alla ‘Cranfield University’, in Inghilterra.
Sostiene Bellavite: “I morti dopo il vaccino finora segnalati in Italia sono 600, quindi 10 per milione di abitanti, circa 2-3 al giorno: ma si tratta di farmacovigilanza ‘spontanea’, vale a dire che si segnalano solo i decessi che si ha tempo e voglia di segnalare. La farmacovigilanza si fonda sulle segnalazioni ‘spontanee’ e non su studi rigorosi basati sui follow-up dei vaccinati. Io e altri abbiamo stimato che di tutti gli eventi gravi che si verificano nei giorni e settimane seguenti l’inoculo, meno di 1 su 100 viene effettivamente segnalato. Questo problema si verifica anche ai vaccini anti-Covid 19, se si pensa solo al fatto che AIFA riferisce di circa 16 eventi avversi gravi ogni 100.000 dosi, mentre gli studi sperimentali per la registrazione, quelli pubblicati, hanno riportato un’incidenza di circa 4.000 reazioni avverse gravi ogni 100.000 dosi”.
“Perché tali discrepanze? Le ragioni sono molteplici, a partire dallo scarso interesse di approfondire l’argomento da cui potrebbero derivare messaggi di allarme per la popolazione. In Europa, dove i sistemi di segnalazione funzionano un po’ meglio (anche se prevalentemente basati sempre sulla spontaneità), si tratta di 25.000 morti finora registrati, quindi 50 decessi per milione di abitanti. Prendendo per buona questa cifra, comunque sottostimata, si avrebbero in Italia 300 decessi ogni 6 milioni di abitanti”.
Incalza Bellavite. “Ma la cosa più grave è che si segnalano solo i decessi che il volontario segnalatore ritiene che sia dovuto al vaccino, non tutti i decessi, come si dovrebbe fare in una farmacovigilanza corretta. Comunemente si crede che le segnalazioni debbano essere fatte solo se c’è il sospetto che la causa sia stata il vaccino, mentre invece le segnalazioni si dovrebbero fare in ogni caso e spetterebbe poi ad una commissione multidisciplinare di esperti stabilire se esiste un nesso causale. Che questo sia un problema che interessa anche le autorità sanitarie si dimostra leggendo quanto ha dichiarato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa il 10 settembre scorso in aula, in risposta ad un’interpellanza del deputato Maria Teresa Bellucci: ‘La sospetta reazione avversa alla vaccinazione viene segnalata quando sussiste un ragionevole sospetto che gli eventi siano correlati e sia necessario effettuare approfondimenti’. Questo concetto è sbagliato e fuorviante, porta inevitabilmente ad una preventiva censura del fenomeno, che certo non fa comodo considerare a chi parte dall’idea che un vaccino sia un bene sempre e comunque. E’ ovvio che se si procede come dichiara il sottosegretario Costa, molte reazioni avverse non vengono segnalate perché chi le osserva non ‘sospetta’ che siano correlate. E’ noto che all’inizio della campagna vaccinale molte segnalazioni di fenomeni trombotici erano considerate come casuali e non correlate, perché sembrava impossibile che i vaccini potessero causare trombosi. Eppure vari autori, tra cui il sottoscritto, già spiegarono il meccanismo con cui questi vaccini provocano la trombosi e ne informai AIFA ed EMA già a febbraio 2021”.
“Un altro clamoroso errore del calcolo dei 2-3 morti al giorno attesi, sta nel fatto che questo numero risulta da una stima di mortalità immaginata come distribuita uniformemente nel corso dei 20 giorni dopo il vaccino (48 morti distribuiti in 20 giorni). Molti, troppi non sanno che le morti dopo il vaccino (non quelle per altre malattie di più lunga durata la cui entità non si conosce ancora) non si distribuiscono in modo uniforme, ma hanno un picco nei primi due giorni, come documenta il dottor Peter McCoullough, sulla base dei dati del sistema di segnalazione americano VAERS (‘Vaccine Adverse Event Reporting System’)”.
Lo ripetiamo ancora una volta. Meglio non far sapere questi dati al Mago di tutti i vaccini, l’allergologo-massone Roberto Burioni. Il quale, nel corso della solita sceneggiata domenicale nel salottino di Fabio Fazio, due settimane fa documentò – dall’Alto della Sua Scienza – che in tutto il mondo, fino ad oggi, c’è stato un solo morto, 1 di numero, in seguito all’inoculazione di un vaccino. Per la precisione – sottolineò – in Nuova Zelanda.
Ai confini della realtà: ma in una rete pubblica che gli italiani, sciaguratamente, pagano di tasca loro con il canone.
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