Solo pochi mesi fa si narrava del pazzo Trump capace di premere il pulsante della guerra atomica.
Adesso, a due mesi dal suo insediamento sulla poltronissima della Casa Bianca, Joe Biden dà di matto e fornisce performance come perfetto dottor Stranamore.
Da autentico gangster sbronzo le parole pronunciate nei confronti di Vladimir Putin, che replica con garbo, ridicolizzando l’avversario.
Da noi tutti genuflessi davanti al capo Usa che dà i numeri.
A cominciare dal super politologo d’Oltreoceano, Federico Rampini, che nel salotto serale di Barbara Palombelli trova legittime e giuridicamente corrette le espressioni da bar di periferia mafiosa griffate Biden. “Si riferiva al caso Navalny”, minimizza il bretellato. Ovvero il pupazzo manovrato dagli Usa, miracolosamente guarito dopo il tremendo veleno somministratogli dagli 007 russi, agenti segreti che più sgarrupati non si può.
Secondo altri, quel ‘killer’ affibbiato dal capo senza capo Usa si riferiva alle super-presunte interferenze russe per le ultime presidenziali. Un Russiagatebis, ottimo e abbondante per distrarre gli americani dai crimini quotidiani perpetrati con ben maggior virulenza dalla nuova amministrazione statunitense: Yemen, Siria (festeggiano i 10 anni, gli yankee), Afghanistan (si brinda per i 20 anni) dove le truppe d’occupazione militare – secondo l’accordo firmato da Donald Trump – dovrebbero cominciare a sloggiare dal primo maggio, ma non lo faranno certo, secondo la nuova dottrina Biden. La quale sta aprendo tutti i fronti possibili di guerra, dando fuoco alle polveri, dalla Russia alla Cina e a tutto il sempre più bollente calderone mediorientale.
E ad appena 24 ore dalle vergognose parole pronunciate contro il capo del Cremlino, Biden fa subito capire quale sarà “il prezzo da pagare”, tanto per cominciare.
In tempo reale, infatti, il Dipartimento di Stato Usa minaccia di sanzioni tutte le società coinvolte nella costruzione del Nord Stream 2 a meno che non abbandonino subito il lavoro.
Una strategica infrastruttura che l’amministrazione Usa non riesce a digerire, perché attraverso la fornitura di gas consolida i rapporti economici e non solo tra Russia ed Europa, a cominciare dalla Germania.
Significative le parole del neo Segretario di Stato, Anthony Blinken: “Il Dipartimento ribadisce il suo avvertimento che qualsiasi entità coinvolta in Nord Stream 2 è a rischio di sanzioni statunitensi e deve abbandonare immediatamente i lavori sul gasdotto”.
Il Dipartimento del Tesoro ha già incluso in due elenchi di sanzioni – tanto per fare un esempio eclatante – la russa ‘Fortuna’, nave posatubi impegnata nella realizzazione del gasdotto, nonché il suo proprietario, la società KVT-RUS.
Le sanzioni comportano il congelamento dei beni sul territorio degli Stati Uniti e il divieto ai cittadini americani di portare avanti qualsiasi attività commerciale con società e persone incluse nella ‘black list’.
Attualmente Fortuna sta lavorando nelle acque territoriali della Danimarca, per poi spostarsi lungo la costa tedesca.
Da notare che Nord Stream 2 è quasi ultimato, visto che i lavori sono arrivati al 90 per cento. Motivo per cui minacce e sanzioni del genere suonano come ancora più gravi, vere azioni criminali, queste sì. Il suo completamento e messa in funzione consentirà il raddoppio delle forniture di gas russo alla Germania, traversando il Mar Baltico. Oltre 26 milioni di famiglie ne potranno usufruire. Il gasdotto passa per cinque nazioni: Russia, Finlandia, Svezia, Danimarca e Germania.
Ecco, di seguito, il testo integrale delle parole pronunciate da Putin dopo quelle firmate Biden. Chiunque, in questo modo, può farsi un’idea della stratosfericamente diversa statura morale e politica dei due leader.
IL TESTO DELLA RISPOSTA DI PUTIN A BIDEN
“Per quanto riguarda le parole del mio collega americano, noi davvero, come lui ha detto, ci conosciamo di persona.
Cosa gli potrei rispondere? Che stia in salute! Gli auguro salute! Lo dico senza ironia. Nella storia di ogni popolo, di ogni Stato, ci sono molti avvenimenti drammatici, pesanti, sanguinosi. Ma quando noi valutiamo le altre persone, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio e lì vediamo noi stessi, perché trasferiamo agli altri ciò di cui noi respiriamo, ciò che noi siamo in sostanza.
Mi viene in mente quando noi da bambini, giocando in cortile, ci raccontavamo una storiella di scherno, dicevamo che se uno affibbia all’altro un brutto nome, quel nome lì definisce proprio chi lo ha detto”. Questa non è una semplice burla ma nasconde un senso profondo, un significato psicologico.
Noi nell’altra persona vediamo sempre proiettate le nostre proprie qualità e pensiamo che lui è come noi. Quando valutiamo gli altri, o persino gli altri Stati o popoli, è come se ci guardassimo allo specchio: vediamo noi stessi.
Per quanto riguarda l’establishment americano, non parlo del popolo americano, dove ci sono molte persone per bene, oneste che vogliono vivere con noi in pace e in amicizia, questo lo sappiamo, lo apprezziamo e su di loro faremo affidamento in futuro. Per quanto riguarda invece la classe dirigente americana, la sua coscienza si è sviluppata in un divenire di condizioni non semplici e ben note: l’assimilazione da parte degli europei del continente americano è avvenuta per mezzo dello sterminio della popolazione locale, col genocidio vero e proprio delle tribù indiane native locali. A questo è seguito un lunghissimo periodo di schiavitù, molto crudele e spietata. E questo continua nella storia americana, fino ai nostri giorni accompagna la vita degli Stati Uniti d’America, altrimenti da dove sarebbe saltato fuori il movimento “Black Lives Matter”? Tuttora gli afroamericani si scontrano con le ingiustizie e lo sterminio. Proprio facendo perno su tali fattori cruciali, la classe dirigente americana decide i suoi problemi interni ed esterni. Voglio ricordare che gli Stati Uniti sono l’unico Stato al mondo che ha impiegato la bomba atomica contro un altro Stato – privo di questa arma atomica – contro il Giappone, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, contro Hiroshima e Nagasaki. In questo non vi era assolutamente nessun senso militare, si è trattato solo di puro sterminio diretto della popolazione civile.
Noi sappiamo che gli Stati Uniti sono interessati ad avere con noi determinati rapporti e solo sulle questioni che a loro convengono e alle loro condizioni. Noi siamo diversi, noi abbiamo un altro codice genetico e un altro codice morale, tuttavia noi sappiamo difendere i nostri interessi e collaboreremo con gli Stati Uniti, ma solo in quei campi e alle condizioni che a noi convengono, dovranno fare i conti con questo, nonostante tutti i loro tentativi di fermare il nostro sviluppo, nonostante tutte le loro sanzioni e insulti”.
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