COVID / MEGLIO UNA CURA OGGI O MORIRE IN ATTESA DI UN VACCINO DOMANI?

Serena Romano

Meglio una cura oggi o morire in attesa di un vaccino domani?

E’ questo l’interrogativo che corre lungo tutto l’impianto di un vero thriller scientifico, un ‘diario della pandemia’ da poche ore sul web e scritto da una giornalista di razza, Serena Romano.

Si tratta, in realtà della seconda parte di un lavoro in progress: la prima, infatti, era dedicata alla genesi della pandemia, ai molto criticabili provvedimenti governativi, alle maxi contraddizioni dei tanti virologi scesi in campo.

Questa seconda parte è invece dedicata alle ‘cure’, ai ‘farmaci’ fino ad oggi del tutto snobbati sia dal governo che dalle autorità (sic) scientifiche, in prima fila l’‘Agenzia Italiana del Farmaco’ (AIFA), che ad esempio ha proibito ai medici di famiglia l’uso della invece strategica idrossiclorochina, da assumere ai primissimi sintomi della malattia.

 

 

I VERI NEGAZIONISTI

Scrive nell’introduzione parole molto significative, l’autrice, tali da rendere il senso della sua investigazione giornalistica. “Negazionista è chi nega le cure precoci possibili. Perché si è affrontato il Covid senza curarlo?”.

Ci siamo tutti trovati – dettaglia – di fronte ad “una doppia realtà della pandemia: la realtà del Covid come malattia incurabile da cui ci si può difendere solo con il distanziamento sociale, le mascherine e il lavaggio delle mani; e la realtà di un Covid curabile. Come sostenuto da molti medici che da marzo hanno dimostrato quanto il virus si può contrastare con cure precoci e farmaci disponibili, senza aspettare che il malato si aggravi o muoia in attesa dei tempi inevitabilmente lunghi necessari per vaccinare l’intera popolazione mondiale”.

E aggiunge: “Ebbene, oggi la possibilità di cure tempestive per evitare l’aggravamento della malattia è una realtà confermata non solo a livello scientifico ma anche sotto il profilo costituzionale, in un’ordinanza emessa a dicembre dal Consiglio di Stato, proprio in difesa del Diritto alla Salute, calpestato in maniera irragionevole da chi nega l’esistenza di cure efficaci”.

Giuseppe De Donno

Ricordate, per fare solo due esempi che risalgono ormai a mesi fa, le polemiche che si sono scatenate sull’uso dell’idrossiclorochina e sul ricorso alla terapia del plasma iperimmune? Apriti cielo, tutti i soloni della ricerca in rivolta, una vera caccia all’untore, come nel caso del povero medico padovano Giuseppe De Donno, colpevole di aver messo a punto quella terapia dal bassissimo costo (80 euro a trattamento).

Per non parlare degli attacchi all’idrossiclorochina – uno dei temi centrali trattati da Serena Romano – bocciata dall’AIFA, poi dal TAR e riaccreditata solo a dicembre 2020 con la sentenza del Consiglio di Stato, una sentenza che fa storia.

Nel corso di questi mesi l’ha fatta da padrona la corsa ai vaccini, con un vero pandemonio – è il caso di dirlo – di errori, orrori & omissioni, con enti e organismi internazionali che avrebbero dovuto controllare in modo minuzioso e rigoroso e non lo hanno fatto. Per non parlare del vergognoso balletto di cifre e percentuali circa l’efficacia dei primi vaccini, Pfizer e Moderna, drasticamente contestati, per fare solo un esempio, dal British Medical Journal, che non è l’ultima gazzetta sanitaria di quartiere.

Ma torniamo al lavoro di Serena Romano: utilissimo in questo tragico momento, per aprire gli occhi a tutti i cittadini, presi nel vortice di autentiche bufale, le classiche fake news divulgate dai media di regime: un caso su tutti – sarebbero davvero troppi quelli da citare – le comparsate del Vate di tutti i Vaccini, Roberto Burioni, nel salottino di Fabio Fazio.

Negli ultimi giorni la Voce ha fornito notizie e ragguagli su diversi famarci poco cari, attualmente in commercio, utilizzabili subito per combattere il Covid, ovviamente su preciso consiglio del medico di famiglia: l’unico che può prescrivere la cura adatta, per quel paziente che conosce da tempo nella sua storia sanitaria.

Il volume di Serena Romano – che potete leggere integralmente cliccando sul link in basso, ovvero sia la prima che la seconda parte appena messa in rete – è denso di storie, racconti di medici, ricostruzioni. Va letto proprio come una medicina ritemprante, capace di aprirci gli occhi e farci vedere, con chiarezza, tutti i colossali sbagli commessi ai più alti livelli politici e scientifici, abbagliati dalla corsa al vaccino, e invece ciechi davanti alla possibilità di curare con gli strumenti che già avevamo a disposizione.

Roberto Burioni ospite fisso di Fabio Fazio a Che tempo che fa

Ma si sa, quando una cura è economica, efficace, subito a disposizione, diventa molto pericolosa. Non può risultare gradita a chi invece sulla pelle della gente vuole costruire le proprie fortune: come è nel Dna (guarda caso per i vaccini di Pfizer e Moderna si tratta di modifiche genetiche, con l’Rna messaggero) di Big Pharma.

Scorriamo adesso in rapida carrellata alcuni tra i passaggi salienti del pamphlet firmato da Serena Romano, in collaborazione con Francesco Iannello, uno degli animatori delle Assise di Palazzo Marigliano, da sempre in prima linea per la difesa dell’ambiente, della salute e dei diritti dei cittadini.

 

 

I TRE CAPISALDI

“Una strategia fondata sui tre capisaldi – fare presto, usare i farmaci in commercio, prevenire per quanto possibile – che sembrava già vincente a marzo scorso: quando le testimonianze raccolte in questo libro giallo erano solo indizi che oggi invece – aumentati anche in numero – diventano prove. Anzi prove viventi, in carne ed ossa, rappresentate dalle migliaia di pazienti guariti dai diversi gruppi di medici collegati”.

Ed ecco l’esperienza – raccontata dall’autrice – dell’oncologo piacentino Luigi Cavanna. “E’ diventato famoso in tutto il mondo per le sue cure precoci a domicilio a base idrossiclorochina, la molecola antivirale meglio conosciuta con il nome di Plaquenil e l’abbreviazione HCQ”.

Ecco le appassionate parole di Cavanna: “Anche il Covid, come ogni altra malattia del genere, va curata a casa finchè possibile: e per questo sono preoccupato per il fatto che l’AIFA abbia vietato l’uso dell’HCQ. Mancano le verifiche tramite studi randomizzati che consentano di verificarne l’efficacia, è la motivazione adottata dall’AIFA per sconsigliarla. Ma non si è mai sentita una motivazione del genere per un’epidemia”.

Luigi Cavanna

Poi venne l’articolo di Lancet, di tutta evidenza pilotato dalle star del settore farmaceutico, per screditare l’HCQ: tant’è che appena due settimane dopo Lancet fu costretta ad una clamorosa marcia indietro. Cosa che non ha fatto – in modo che grida vendetta – l’AIFA, che solo a dicembre 2020 viene ‘sputtanata’ dall’ordinanza del Consiglio di Stato, che finalmente dà disco verde all’uso di HCQ.

Per non parlare di altri tentativi, nel frattempo, di ulteriore delegittimazione dell’idrossiclorochina. Come quelli compiuti tramite due studi di carattere internazionale – ‘Recovery’ e ‘Solidarity’ – sponsorizzati da Bill Gates (assoluto protagonista sulla scena mondiale dei vaccini) e avallati sia da AIFA che dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità.

Tanto per far in modo che il percorso dell’HCQ fosse sempre più accidentato e faticoso.

 

 

UN’ORDINANZA CHE FA STORIA

Di particolare importanza i passaggi dedicati da Serena Romano alla basilare ordinanza del Consiglio di Stato, che dimostra in modo lineare “l’irragionevolezza dei divieti di AIFA e l’infondatezza degli studi con cui ha contestato la somministrazione dell’HCQ all’inizio della malattia”.

Scrive il supremo organo della giustizia amministrativa: “La scelta se utilizzare o meno il farmaco deve essere dunque rimessa alla responsabilità del singolo medico e non ad un’astratta affermazione di principio, in nome di un modello scientifico puro, declinato da AIFA, con un aprioristico e generalizzato divieto all’utilizzo”.

E ancora: emerge “l’irragionevolezza e l’illogicità del divieto imposto dall’AIFA all’utilizzo dell’HCQ nella misura in cui esso, da un lato, sacrifica a priori in modo non giustificato e non proporzionato l’autonomia decisionale del medico; e dall’altro limita il Diritto alla Salute, non solo nella sua dimensione personalistica, sospendendo l’utilizzo di una possibile alternativa terapeutica per il singolo paziente, ma anche nella sua dinamica solidaristica, quale interesse della collettività”. Ancora: “Lo Stato sociale di diritto richiede alla scienza medica di curare, anziché astenersi dal curare i cittadini”.

Più chiari di così!

Commenta Romano: “Oggi quel divieto è stato abolito. Ma questo basterà a far invertire la rotta ai Governi che fin dall’inizio hanno imboccato altre strade e strategie diverse, proprio su indicazione delle Linee Guida Sanitarie dettate a livello mondiale dall’OMS e dalle varie Agenzie del Farmaco?”. Un interrogativo da novanta, perché coinvolge in pieno la salute di tanti cittadini.

L’autrice riporta il parere di molti medici: “Queste Linee Guida sono la pietra tombale delle cure tempestive e preventive che stiamo adottando da mesi per arginare le forme gravi della malattia”.

 

 

INERZIA & MIOPIA

E commenta, Romano, con amarezza: “La miopia è la stessa. L’inerzia terapeutica en attendant il vaccino è rimasta immutata. L’irragionevolezza che ha condotto al divieto dell’HCQ in tempo utile per evitare l’aggravarsi della malattia, è la stessa che continua a sconsigliare l’uso tempestivo di farmaci che, in sinergia con l’HCQ, possono prevenire o bloccare il Covid sul nascere”.

Si chiede e chiede l’autrice: “Insomma, per dirla con le parole dei giudici, questo modo di regolare l’uso dei farmaci rischia di diventare ‘arbitrario’, se non ingiustificato. E tanti divieti incomprensibili, messi uno dietro l’altro, costituiscono dei precedenti che sollevano dubbi inquietanti. Prima fra tutti: quali sono i criteri adottati da AIFA per stabilire il ruolo che debbono avere farmaci economici e collaudati, rispetto a quelli più costosi e ancora da sperimentare?”.

“E purtroppo, questi interrogativi non trovano risposta nel circo mediatico che si mette in moto ogni volta per avvalorare le raccomandazioni di AIFA. Sul sito MedicalFacts, per esempio, Roberto Burioni ha amplificato i divieti di AIFA puntando l’indice contro l’eparina, contro il plasma, contro l’HCQ: e, da ultimo, contro la Lattoferrina”.

Conclude l’autrice: “Sembra evidente che sottovalutare la ‘realtà clinica’ delle cure mediche precoci possibili, ma allo stesso tempo negare libertà costituzionali con restrizioni incomprensibili, in nome del diritto alla Salute, è diventato un paradosso insostenibile”.

Quando ne verremo fuori?

 

 

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