NORD AFRICA / ACCORDI VERI E ACCORDI FANTASMA

Misteri africani.

Dalla Tunisia alla Libia, protagonisti i ministri degli Esteri Luigi Di Maio, quello degli Interni Luciana Lamorgese, degli Esteri Lorenzo Guerini e i colleghi di quei paesi.

Partiamo da Tunisi, dove lo scorso 17 agosto si è svolta la visita della delegazione italiana, capeggiata appunto da Di Maio e Lamorgese. Subito viene strombazzata dai media la firma di un accordo che impegna Roma a versare 11 milioni di euro per le politiche antimigranti.

Ma dell’accordo, a tutt’oggi, non c’è alcuna traccia.

Lo denuncia Nigrizia, che aggiunge: “Mentre dall’altra sponda del Mediterraneo si fornisce una tabella dove sono riportate le donazioni senza specificare il donatore. Una grave mancanza di trasparenza che caratterizza la gestione dei flussi migratori tra i due paesi”.

E più in dettaglio. “Il governo italiano avrebbe impegnato 11 milioni di euro, risparmiati dal capitolo accoglienza, per fornire alla Tunisia un radar, la manutenzione delle motovedette, programmi di formazione per le guardie di frontiera e un sistema informativo di controllo del mare”.

La ministra Lamorgese ha sottolineato, anche in sedi istituzionali, l’importanza degli accordi raggiunti per l’aumento dei voli di rimpatrio.

In particolare ha sostenuto di aver ottenuto dal governo tunisino “dei voli aggiuntivi che ci hanno consentito di procedere più celermente alle operazioni necessarie di rimpatrio per coloro che non hanno titoli”.

Il clamore mediatico suscitato dalle annunciate intese ha spinto l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, il Forum tunisino per i diritti economici e sociali e Avocats Sans Frontières Tunisie a inviare richieste di accesso ai contenuti degli accordi ai rispettivi governi.

Commenta Nigrizia: “Le risposte ricevuto sono incredibilmente poco convergenti. I ministri dell’Interno e degli Esteri italiani hanno riferito che alcun accordo è stato firmato e che ‘sono ancora in corso le necessarie valutazioni in merito a possibili iniziative da finanziare’. Al contrario, il ministro degli esteri tunisino ha inviato alle organizzazioni richiedenti una tabella in cui sono riportate donazioni per un totale di 10 milioni di euro per l’acquisto di radar, navi ad alta velocità, manutenzione di imbarcazioni, acquisto di autovetture e di motori, senza tuttavia specificare il donatore e il periodo a cui tali donazioni fanno riferimento”.

Da un accordo fantasma ad uno, a quanto pare, concreto. E quindi passiamo al fronte libico.

Ecco cosa ci racconta il blogger antimilitarista Antonio Mazzeo sul grande dinamismo del titolare della Difesa. “Il tempo di rientrare dalla visita ufficiale in Israele e l’instancabile ministro Lorenzo Guerini ha incontrato il 4 novembre a Roma, presso la sede dello Stato Maggiore dell’Esercito, il titolare del dicastero della Difesa del governo dell’Accordo Nazionale della Libia, Salahuddin Al-Namroush. Nel corso dell’incontro i due ministri hanno siglato un ‘Accordo tecnico di cooperazione militare congiunto’ che rinnova l’intesa bilaterale del 2013. Come specificato dall’ufficio stampa del ministero della Difesa, il nuovo accordo ricopre diversi ambiti, anzitutto quelli della sanità militare, con l’identificazione di nuove forme di collaborazione idonee a livello medico-sanitario, a partire dalle attività di formazione e training di personale medico e infermieristico libico da parte della struttura ospedaliera militare italiana a Misurata”.

“Guerini ha assicurato la controparte che proseguiranno le attività di formazione e supporto tecnico logistico della Marina Militare libica da parte della Guardia Costiera italiana, azioni fortemente criticate dalle organizzazioni umanitarie per le numerose violazioni dei diritti umani commesse dal personale libico a danno dei migranti fermati illegalmente in mare”.

Il 5 agosto era stato Guerini a recarsi in visita ufficiale a Tripoli per incontrare il presidente del consiglio Fayez al Sarraj. Oltre ad affrontare temi prettamente strategico-militari, Guerini ha invitato la Libia a facilitare il ritorno in quel paese dei principali gruppi industriale italiani, specie quelli operanti nel settore energetico, in vista della ripresa delle attività estrattive e produttive della National Oil Corporation, la compagnia petrolifera libica. Richieste poi ribadite, nel successivo incontro del 1° settembre 2020, dal titolare della Farnesina Di Maio nel suo summit con al-Sarraj.

 

Nella foto, i ministri Di Maio e Lamorgese in Tunisia


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