Un forte j’accuse di Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosvelt in Italia ed esponente del movimento massonico progressista internazionale, sul fronte della vicenda che vede coinvolta Cecilia Marogna nello scandalo vaticano del cardinal Angelo Becciu.
La vogliono “suicidare”, denuncia Magaldi, le vogliono far pagare il suo impegno per salvare non pochi dai rapimenti internazionale. Pericolosa, soprattutto, perché potrebbe svelare gli intrecci, le connection & gli intrighi che stanno dietro ai super pagamenti di tanti, troppi riscatti.
Un’accusa, appunto, da novanta. Indirizzata ad autorità, magistratura e servizi segreti.
L’obiettivo della delegittimazione operata dai media di casa nostra – a suo parere – è quello di far arrivare un preciso segnale, e quindi “avvertire”, l’ex numero due dei servizi segreti e da qualche mese vice presidente di Leonardo Finmeccanica, il generale Luciano Carta. In modo tale da farlo tacere sui business legati ai rapimenti internazionali e alle lucrose liberazioni di ostaggi italiani in Africa. Come nel caso di Pierluigi Maccalli, sequestrato in Mali e rilasciato a botte da milioni di euro mentre – nota Magaldi – la 007 Marogna era riuscita ad ottenerne la liberazione per un prezzo molto inferiore rispetto a quanto erogato.
Ecco le parole del massone progressista, che conosce alla perfezione sistemi & meccanismi dei nostri servizi d’intelligence: “In questa operazione i veri bersagli sono parecchi: nel mirino c’è Papa Francesco che aveva nominato Becciu come ‘numero due’ della Segretarie di Stato vaticana. E c’è un’impresa prestigiosa come Leonardo spa, ormai unico soggetto in grado di svolgere un po’ di politica estera per conto del nostro Paese, vista l’assenza di ministri all’altezza e, anzi, la presenza alla Farnesina di emeriti imbecilli”.
All’interno di Leonardo c’è il bersaglio di Carta, arrivato dall’AISE ai vertici del colosso dell’alta tecnologia di casa nostra.
Il meccanismo che avrebbe scoperto Marogna era questo, stando alle rivelazioni di Magaldi: “Funziona così: rapitori e liberatori si mettono d’accordo sulla durata del sequestro, in modo tale da far lievitare la cifra per il loro rilascio”.
Ottimo e abbondante per entrambi i protagonisti della “trattativa” (sic). Come – sanno ormai anche le pietre – è successo per tanti rapimenti che hanno fatto storia: uno su tutti, una quindicina d’anni fa, quello delle “Due Simone”, le due volontarie italiane rapite e rilasciate dopo settimane e settimane: il tempo – denunciò all’epoca l’avvocato Carlo Taormina – per far lievitare la cifra.
Continua Magaldi. “E’ questo il verminaio per coprire il quale è stata arrestata e messa alla gogna mediatica la Marogna. Di questo disegno fa parte anche la recentissima richiesta di condanna di Alessandro Profumo”, oggi al vertice di Leonardo. Una vicenda, quella di Profumo, legata ai suoi trascorsi al Monte dei Paschi di Siena, dove ne sono successe di tutti i colori.
Si chiede Magaldi: “L’arma del ricatto? Le tangenti che ogni operatore internazionale di quel calibro (il riferimento è a Profumo, ndr) deve normalmente versare, purtroppo, se vuole lavorare in paesi senza democrazia”.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.