Botta di sole per Selvaggia Lucarelli.
Che sotto la calura di fine luglio scopre la sua verace anima Pro Vax e inneggia al verbo del Vate numero uno, l’acrobata di Brevetti & Provette Roberto Burioni.
Una doppietta, quella messa appena a segno della editorialista de “il Fatto”. Non solo l’attacco cafone a Andrea Bocelli, reo di aver detto quanto pensa su mascherine e coronavirus; ma sul suo sito personale TPI stende tappeti e lustrini per l’allergologo e massone (è iscritto al Grande Oriente d’Italia) Burioni, secondo cui tutti coloro i quali non la pensano come lui sul fronte dei vaccini sono niente altro che “Somari” e indegni di confrontarsi con lui, il Vate.
La vispa Lucarelli profitta delle passate polemiche tra Burioni e Giuseppe De Donno a proposito del plasma iperimmune, cura economica anti Covid ma di tutta evidenza poco gradita a Big Pharma e ai suoi “scienziati” (sic) e lacchè.
Ecco cosa scrive Penna Selvaggia: “‘Burioni ci attaccava, ma il plasma iperimmune è sicuro, economico e batte il coronavirus’, aveva dichiarato a maggio il dottor Giuseppe De Donno, quale sostenitore della plasmaterapia e sperimentatore della cura presso il Carlo Poma di Mantova. In realtà Burioni non aveva ‘attaccato’ né lui né la cura, bensì espresso alcune legittime perplessità, ma alla narrazione eroica del piccolo dottore di campagna che combatte contro i poteri forti serviva indicare dei nemici. Così come serviva individuare degli amici influenti e lontani dai giochi di potere, magari in America, magari inventati e battezzati Joseph Dominus, ma questa è un’altra storia”.
Poche ma farneticanti parole.
Val la pena di rammentare che la prode Selvaggia un mese fa intervistò per il Fatto proprio De Donno, cercando in tutti i modi di ridicolizzarlo. Ad un collega del quotidiano, poi, De Donno ne ha raccontate di tutti i colori sul conto della candida Selvaggia. Che di tutta evidenza se l’è legata al dito.
Ora il botto su TPI. E addirittura la genuflessione pro Vate Burioni.
Ma punta ad essere la prossima valletta di Fabio Fazio nelle sceneggiate domenicali imbandite per l’allergologo incappucciato?
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