Storica sentenza pronunciata dal TAR del Lazio.
Via il segreto di Stato invocato dal Governo per coprire tutto quanto prodotto dal Comitato Tecnico Scientifico costituito per fronteggiare l’emergenza Covid.
Un materiale, di tutta evidenza, “bollente”, tanto da nasconderlo dietro il paravento di un incredibile segreto di Stato. Proprio come si fa in tempi di guerra!
Incredibile ma vero, è dovuto intervenire il Tribunale Amministrativo del Lazio perché potesse vincere la trasparenza di fronte alle nebbie di Stato, alle cortine fumogene erette per coprire attività che gli italiani non dovevano conoscere, prassi e comportamenti del tutto censurabili e che hanno portato alla morte di migliaia di italiani.
DENUNCE A GRAPPOLI
Come del resto denunciano da settimane i comitati di familiari dei morti per Covid, vittime non solo e non tanto del contagio, ma di una politica e di una gestione pubblica del tutto scellerate.
Per fortuna è intervenuta in campo la Fondazione Einaudi, che grazie all’impegno dei suoi avvocati (Rocco Mauro Todero, Vincenzo Palumbo e Andrea Pruiti Ciarello), è riuscita a vincere uno strategico ricorso presentato al Tar del Lazio, per aver accesso agli atti prodotti dal Comitato Tecnico Scientifico e serviti al governo Conti per emanare tutti i provvedimenti restrittivi che hanno limitato – come nella peggiore dittatura – i diritti di libertà degli italiani.
Una “secretazione” deplorata perfino dal sottosegretario alla Salute del governo, Pierpaolo Sileri, il quale ha esplicitamente accusato il CTS di aver alzato un muro di gomma intorno ai dati in suo possesso. Lo stesso premier Conte è intervenuto nella querelle, sostenendo che quegli atti non erano stati secretati.
Una bugia grossa come una casa, visto che è dovuto intervenire il Tar per far luce sulla vicenda e portare, per ora, un minimo di trasparenza in una democrazia – quella di casa nostra – che ormai fa acqua da tutte le parti.
Del resto, ormai si contano a decine le denunce presentate contro il governo da familiari, associazioni, avvocati, gruppi di legali, tutti tesi a puntare l’indice non solo contro la inesistenza trasparenza, ma anche contro quei comportamenti che hanno in pratica favorito l’espandersi della pandemia.
VERSO IL CONSIGLIO DI STATO?
Ma anche sotto il profilo scientifico, alcune mosche bianche che non amano i talk show e le passerelle nei salotti televisivi, e invece pensano a cercare i veri motivi della pandemia, come i Giulio Tarro o gli Alberto Zangrillo, puntano l’indice contro quanto viene fatto, ogni giorno, dalle autorità (sic) per nascondere le verità, creare allarme ad arte, mestare nel torbido e caso mai vedere l’effetto che fa.
Nel suo fresco libro sul Covid 19, l’allievo di Albert Sabin che aveva scoperto il vaccino antipolio, Tarro, parla senza peli sulla lingua si una “Strage di Stato”. Senza se e senza ma.
E solo nel caso di “Stragi di Stato”, oppure di guerre, o di conflitti internazionali, è possibile invocare il “Segreto di Stato”. Che invece viene sventolato in occasione della pandemia.
A questo punto l’interrogativo sorge spontaneo. Cosa mai può portare ad invocare il Segreto di Stato? Complotti internazionali? Scenari prodromici alla pandemia che non conosciamo e non dobbiamo conoscere? Rapporti a rischio tra nostri cittadini (o nostre aziende) e caso mai ambienti cinesi che sono stati il primo focolaio al mondo? Esperimenti condotti all’insaputa degli italiani con laboratori non proprio sicuri, americani o cinesi che possano essere? O cosa diavolo mai?
Torniamo alla sentenza del Tar.
La sentenza impone che entro 30 giorni dalla sua pubblicazione, avvenuta il 22 luglio, gli atti diventino pubblici e siano resi disponibili per i ricorrenti, ossia i legali della Fondazione Einaudi. E quindi accessibili per tutti i cittadini.
Ora si tratta di vedere se la presidenza del Consiglio, ed in particolare il Dipartimento della Protezione Civile capeggiato da Angelo Borrelli, intenda rispettare quanto previsto della sentenza.
Oppure rivolgersi al Consiglio di Stato, adducendo chissà quali altri motivi. C’è chi osserva: “adesso hanno preso a pretesto ragioni formali, chissà che adesso non si inventino motivi di sostanza, o comunque di riservatezza”.
E chi arriva addirittura ad ipotizzare “motivi sostanziali attinenti ad esigenze oggettive di segretezza o comunque di riservatezza al fine di tutelare differenti e prevalenti interessi pubblici e privati”.
LA PROTEZIONE DI GRANDI INTERESSI
E torniamo a bomba. Quali interessi mai possono essere protetti? Forse quelli delle case farmaceutiche che hanno tutto l’interesse ad operare nell’ombra per coltivare i loro sporchi interessi sulla pelle della gente? Quelli dei “politici di riferimento” i quali già contano i miliardi che possono accumulare con il post Covid, e caso mai con terapie “innovative” come il plasma iperimmune? O che altro mai?
Notano i legali della Fondazione Einaudi: “Il provvedimento del Tar aderisce completamente alle tesi dei ricorrenti. Ha stabilito che l’accesso a quei verbali del comitato tecnico-scientifico va consentito poiché ‘se l’ordinamento giuridico riconosce, ormai, la più ampia trasparenza alla conoscibilità anche di tutti gli atti presupposti all’adozione di provvedimenti individuati o atti caratterizzati da un ben minore impatto sociale, a maggior ragione deve essere consentito l’accesso ad atti come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l’adozione dei descritti DPCM, si connotano per un particolare impatto sociale e sulla collettività”.
Non dimentichiamo, poi, un’altra gravissima vicenda che la dice lunga sui comportamenti più che border line di questo governo. Che ha osato, in pratica, impedire o comunque ostacolare di modo pesante la normale prassi delle autopsie, particolarmente importanti in un periodo delicato come questo, nel quale conoscere in modo preciso le cause di un decesso è fondamentale per motivi di salute pubblica e per motivi scientifici.
Niente di tutto questo. Il governo – come probabilmente non è successo neanche in Cina – ha alzato un muro di gomma, impedendo la prassi delle autopsie quanto risulti “praticamente” certo che si tratta di morte per Covid. Ma che vuol dire? L’autopsia serve proprio per questo: accertare le cause. Che per tanti morti sul campo non verranno mai verificate.
Crimini di Stato, dunque, al quadrato.
ALTRI SEGRETI DEL CAVOLO
Vediamo infine alcuni altri casi clamorosi nei quali è stato invocato, dai governi, un Segreto di Stato del tutto campato per aria. Come stavolta.
Caso autostrade. Le concessioni autostradali – pochi lo sanno o lo ricordano – sono coperte dal Segreto di Stato. La conoscenza del loro contenuto, cioè, è vietata ai cittadini.
Incredibile ma vero. Cosa impedisce una trasparenza, cioè una semplice conoscenza di quanto viene pattuito dallo Stato con i concessionari privati, come ad esempio i Benetton? Quali misteri vi sono contenuti? Quali accordi perversi ha mai sottoscritto lo Stato che non ha il coraggio di renderli noti?
Tutto puzza pesantemente di bruciato. Tanto più dopo la strage del ponte Morandi di due anni fa esatti e a pochi giorni dall’inaugurazione della nuova struttura.
Come mai lo Stato non ha il coraggio di scoprire le carte in tavola? Cosa deve nascondere, come in tempi di guerra? O meglio di stragi, quale quella perpetrata dalla Atlantia di casa Benetton.
Eccoci ad un altro Segreto di Stato che fa ridere (o piangere) i polli. Quello inventato per proteggere i vertici dei Servizi Segreti di inizio anni 2000, capeggiati da Nicolò Pollari (suo braccio destro Pio Pompa), i quali, su imput dell’allora capo del governo Silvio Berlusconi, spiarono e dossierarono per un paio d’anni i “nemici politici” del premier. La storiaccia venne fuori quasi per caso, nel corso delle indagini della procura di Milano per il rapimento dell’imam Abu Omar.
Ne è scaturito un processo durato per anni a Perugia e partito su denuncia di magistrati, giornalisti (in prima fila noi della Voce, accusati di essere a capo di una “cupola disinformativa”!) e
altri spiati, calpestati nei loro diritti minimi alla privacy e nelle loro professioni.
Niente da fare: gli svariati governi che si sono succeduti in un decennio e oltre (Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni fino a Conte) se ne sono altamente fregati di ogni lesione e di ogni privacy: invocando il Segreto di Stato. Quando era palese anche ad un bimbo che non c’era alcuna guerra da evitare o segreto da proteggere: ma solo da coprire una “rituale” deviazione dei Servizi dai loro compiti istituzionali, sperperando – per di più – denari pubblici.
Vergogne di Stato. Oggi come allora.
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