Pubblichiamo un intervento del saggista e politologo italo-americano Umberto Pascali. Al centro della riflessione il tentacolare “Deep State” che ha condizionato e cerca ancora di condizionare la vita negli Usa. E non solo. Ma a quanto pare sta subendo una pesante sconfitta.
Nel giorno in cui il tentato golpe del Deep State contro Donald Trump viene ufficialmente sconfitto, con il proscioglimento del generale Michael Flynn (l’ex consigliere di Trump al centro di una montatura legale che lo dipingeva come agente russo), Vladimir Putin e Trump discutono amichevolmente al telefono sul lancio di una collaborazione tra USA, Russia e Cina per il disarmo e la cooperazione. Il Deep State, le agenzie di intelligence e i loro burattinai a Wall Street e Silicon valley, gli autori di quattro anni di provocazioni e false accuse di interferenza Russa nelle elezioni americane, sono adesso in preda al panico.
Putin e Trump “partners contro il comune nemico”
La ragione della telefonata, come pure di un precedente comunicato congiunto, era la celebrazione del settantacinquesimo anniversario della vittoria russo-americana contro il nazismo. L’enfasi era tutta sulla cooperazione e la vittoria contro il “nemico comune”, il nazismo, come è adesso “nemico comune” il coronavirus.
In un comunicato pubblicato dal Cremlino si legge “I due presidenti hanno sottolineato l’importanza storica delle relazioni alleate che collegavano le due nazioni durante la Seconda guerra mondiale e hanno permesso a entrambi i paesi di porre fine a una minaccia comune. I leader hanno sottolineato che sulla base di queste tradizioni, la Russia e gli Stati Uniti possono ottenere molto nel risolvere i problemi urgenti del nostro tempo, compreso il mantenimento della stabilità strategica, la lotta antiterroristica, la risoluzione dei conflitti regionali e il controllo dell’epidemia.
Discutendo sulla pandemia di coronavirus, i presidenti sono stati positivi riguardo alla cooperazione bilaterale e hanno convenuto di continuare a rafforzare il coordinamento in questo settore. In particolare, il presidente degli Stati Uniti si è offerto di inviare una spedizione di attrezzature mediche in Russia…”.
Trump ha fatto eco in uno scambio coi giornalisti mentre si trovava in Texas per coordinare la risposta alla crisi del coronavirus. “E’ stata una bella telefonata… La Russia sta attraversando un periodo difficile con lo stesso COVID-19. Sono stati colpiti come tutti gli altri. E abbiamo parlato a lungo. Mi ha chiamato perché eravamo partners in una guerra che abbiamo vinto. Ed è stato molto bello. Inoltre, ho suggerito se ne hanno bisogno di ventilatori, perché abbiamo molti ventilatori, ci piacerebbe inviarne alcuni e lo faremo al momento opportuno”.
Ancora:“E’ stata una bella telefonata. E ricordatevi questo: la frode dell’interferenza russa ha reso molto difficile per la Russia e gli Stati Uniti confrontarsi. La Russia è una nazione molto importante. Perché non dovremmo avere a che fare l’uno con l’altro… Ma è stata la montatura dell’interferenza russa, una frode assoluta, disonesta. Ha reso molto difficile per il nostro paese collaborare con il loro paese. E ne abbiamo discusso. Ho detto: ‘Sai, è un momento molto appropriato’. Perché ora le cose stanno aggiustandosi, si stanno mettendo a posto, con la prova che è stata una bufala tutta questa indagine. È stata una vergogna totale”.
Trump ha aggiunto una frase che sta facendo impazzire i giornalisti (“ma cosa vuole dire? E’ una minaccia?”) e sta gelando il sangue ai burattinai del Deep State: “Non sarei sorpreso se vedessi accadere molte cose nelle prossime settimane. Questo è solo un pezzo di un puzzle molto disonesto.”
E ha messo l’accento sul negoziato per il disarmo, finora congelato o buttato a mare tra le tante provocazioni della Quinta Colonna washingtoniana. Un giornalista ha chiesto a Trump: “Lei ha cercato di organizzare un vertice sul controllo degli armamenti con il presidente Putin e il presidente Xi. Sta avendo nessun risultato?
Trump: “Stiamo parlando del controllo degli armamenti con la Russia e andremo avanti con questo. E ne stiamo parlando molto seriamente: avere il controllo degli armamenti. Hanno molte armi nucleari, e anche noi. E stiamo parlando di un controllo degli armamenti con la Russia. Si. Vorrebbero farlo. Ci piacerebbe farlo.”
Si torna all’accordo Cina-USA fatto saltare dal COVID?
E Trump non è stato timido sulla questione Cina. E’ noto che molti dei neoconservatori accampati nel partito Repubblicano vorrebbero cogliere l’occasione del coronavirus per provocare una guerra aperta con la Cina. Finora il capo della Casa Bianca aveva dato l’impressione di volere una linea dura fino allo scontro con la Cina, accusata di aver lasciato arrivare l’infezione negli USA. Questa viene vista a Washington come la linea del segretario di Stato, Mike Pompeo. Ma stavolta Trump ha fatto una delle sue giravolte destinate a confondere gli avversari e, ancor più, i suoi alleati non fidati. In una comunicazione scritta passata dalla Casa Bianca alla stampa accreditata su legge che “Trump ha ribadito che gli Stati Uniti sono impegnati in un efficace controllo degli armamenti che include non solo la Russia, ma anche la Cina, e attende con impazienza discussioni future per evitare una costosa corsa agli armamenti”
Il 4 maggio scorso in un’intervista al New York Post, Trump aveva insistito che sebbene il virus fosse venuto dalla Cina, la leadership cinese (cioè Xi Jinping) “non l’aveva fatto apposta”. E quindi il coronavirus non poteva diventare un casus belli in nessun caso. “Non voglio parlare di guerra, non parliamo di guerra! E’ una cosa triste, Avevamo abbiamo appena concluso un accordo commerciale con la Cina qualche mese fa. Prima di questo (la crisi del coronavirus, ndr) avevamo appena concluso un accordo commerciale, c’era un grande ottimismo. E poi succede una cosa del genere… e diventa la cosa predominante su tutto.”
Trump si riferiva all’accordo commerciale raggiunto il 12 dicembre scorso e firmato alla Casa Bianca il 15 gennaio con il vice premiere cinese Liu He. Proprio prima che il coronavirus sconvolgesse tutto e portasse Cina e USA sull’orlo di una guerra calda. Trump aveva lavorato a lungo per arrivare ad un accordo; lo stesso, apparentemente, aveva fatto il presidente Xi. Nell’aprile del 2019, in una delle tappe negoziali alla Casa Bianca, Trump aveva teatralmente chiesto a Liu He cosa pensasse del “ridicolo” ammontare speso in armamenti dai due paesi.
“Stanno producendo tante armi, armi tremende. Anche noi. Avevamo appena approvato $ 716 miliardi per l’esercito l’anno scorso, e ora probabilmente faremo di più quest’anno”, aveva esclamato Trump ai giornalisti. “Tra Russia, Cina e noi stiamo tutti spendendo centinaia di miliardi di dollari di armi, compreso il nucleare, il che è ridicolo”. Un accordo commerciale sarebbe seguito da un accordo sul disarmo, che ne pensa il vicepremier? E, pronto, Liu He aveva risposto a gran voce: “Penso che sarebbe un’ottima idea!”.
Uno scambio pubblico che aveva gelato il sangue ai grandi predatori del Complesso Militare Industriale. Avevano visto in faccia la fine del loro enorme potere. Poi era arrivato il coronavirus…
Ritorno alla realtà?
Ma la sconfitta del Deep State nel momento più pericoloso riapre la possibilità di tornare al dialogo Russia-Cina-USA. Riusciranno i grandi oligarchi a sabotare anche questo accordo? Anche gli osservatori più cinici, in realtà, non pensano che sarà possibile.
Nessuna rete di sicurezza sembra ora in grado di salvare gli spioni professionisti che hanno veduto la loro anima ai grandi oligarchi finanziari. La leadership dell’FBI, che con il direttore James Comey (licenziato da Trump) aveva inventato il Russiagate e aveva spalleggiato il partito democratico nel tentativo di impeachment del presidente, è stata completamente epurata.
Ed ora sembra arrivato il momento dell’uscita di scena, con le buone o con le cattive, anche per il successore di Comey, l’attuale direttore Christopher Wray, anche lui complice nell’operazione ma in posizione più subdola e sfumata. Il grande complice di Comey, il fautore della tortura e del terrorismo come arma di guerra, il direttore della CIA, John Brennan, anche lui cacciato, sta abbandonando ogni speranza di tornare a ordire le sue trame grazie al “materiale” accumulato in anni di spionaggio. Brennan, che conservava il sostegno ben pagato dei media, sta perdendo le sue pedine corrotte e ricattate non solo nel Congresso ma persino nella stampa.
Il 7 maggio 2020 rimarrà nella storia come il giorno in cui l’insurrezione contro lo stato e la costituzione americana sono state sconfitte. Il Dipartimento di Giustizia ha ufficialmente scagionato da ogni accusa la prima grande vittima del tentato golpe, il consigliere presidenziale per la sicurezza nazionale, il generale Michael Flynn, intrappolato illegalmente con accuse visibilmente false per ordine di Comey.
Flynn, ex direttore del Defense Intelligence Agency (DIA) era ed è l’uomo che sa dove sono sepolti gli scheletri a Washington. Flynn era rimasto in carica solo tre settimane. Si preparava a ripulire gli “scantinati” del Deep State. Ma i suoi nemici sapevano bene che non avrebbero avuto scampo contro un uomo che conosceva tutti i loro più inconfessabili traffici.
Perciò era stato preso in una trappola dell’FBI scattata pochi giorni dopo l’inizio dell’era Trump. Dopodiché era stata scatenata l’Operazione Impeachment diretta da un altro ex direttore dell’FBI, James Mueller.
Da quel momento è stato un susseguirsi di trucchi sporchi attuati col sostegno totale dei media. Tutto è stato tentato per impedire il consolidarsi dell’amministrazione Trump e, in particolare, per impedire una collaborazione tra Trump e Putin, entrambi colpevoli di non essere al servizio dei grandi oligarchi finanziari.
Una collaborazione tra i due presidenti e col presidente cinese Xi Jinping come rappresentanti degli interessi e aspirazioni dei rispettivi popoli sarebbe stata una campana a morto per gli interessi finanziari che avevano dominato gli Stati Uniti e gran parte del mondo per parecchi decenni. Quegli stessi predatori finanziari avevano distrutto la grande opportunità emersa nel 1989 con la caduta del muro di Berlino.
Erano state queste forze che avevano impedito la dissoluzione della NATO (ormai inutile dopo la fine dell’Unione Sovietica) e l’avevano trasformata nelle legioni dell’impero mondiale usando come base la cosiddetta superpotenza americana che nel frattempo veniva saccheggiata economicamente.
Questa era stata la ragione per cui la maggioranza degli americani avevano votato per Trump, il cui programma era la fine delle guerre senza fine (le legioni della NATO) e la fine del saccheggio dell’economia reale.
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