Boom per “Contageon” di Steve Soderberg trasmesso da Canale 5. Quasi 3 milioni e mezzo di spettatori con il 13 per cento di share.
Soggetto e sceneggiatura di Scott Burns che oggi afferma: “La diffusione della disinformazione potrebbe essere tanto prolifica e pericolosa quanto il virus stesso”.
Consulente scientifico di punta per la realizzazione di Contageon è Ian Lipkin, un epidemiologo di fama internazionale che oggi dirige il Center for Infection and Immunity presso la Milaman School of Public Health della Columbia University. Tutta l’equipe scientifica, nel 2011, venne coinvolta da Lipkin sul fronte del controllo scientifico dell’immenso materiale alla base del film.
Il Centro, adesso, sta sviluppando i test diagnostici più idonei per il covid-19.
Vent’anni fa Lipkin ha scoperto la connessione tra l’encefalite e la diffusione del virus del Nilo occidentale. Lavorava a New York, dove si è poi sviluppata la paura per l’antrace, in seguito alla quale è stata attivata, negli Usa, la rete nazionale dei cosiddetti “centri di biodifesa”. E lo scienziato-consulente ha diretto a lungo proprio quello di New York.
Nel 2003 è volato in Cina, per consigliare il governo sulla profilassi anti Sars, e da allora la sua vita si è in prevalenza svolta lungo l’asse New York-Pechino.
Ed infatti, a dicembre 2019, un mese prima che scoppiasse ufficialmente l’epidemia per il coronavirus, Lipkin si trovava in Cina, ed ha sentito per la prima volta parlare di covid-19 da un collega di Guangzhou. “Mi ha detto, ‘c’è qualcosa di strano che sta succedendo a Wuhan’”, racconta, e aggiunge. “Il 31 dicembre i ricercatori lì lo hanno identificato come un coronavirus ma hanno detto ‘Non è altamente trasmissibile’”.
Di ritorno a New York, Lipkin si automesso in quarantena, perché accusava alcuni sintomi.
“Uso i guanti ovunque, li chiamo i preservativi della metropolitana. Non mi tocco la faccia. Se vedo qualcuno tossire o starnutire, mantengo la distanza. Sugli aeroplani pulisco tutto. Sto lontano dalle ciotole di noci miste o caramelle”, racconta Lipkin in un’intervista a “The New Yorker”.
“Oggi il metodo più efficace per fermare la diffusione del virus è il distanziamento sociale, con isolamento e quarantena. Il virus probabilmente esisterà per un lungo periodo e potrebbe diventare endemico, come il morbillo”.
Il regista Soderberg nel 2011, dopo il film, aveva annunciato l’addio al set. Poi, però, è tornato sui suoi passi.
E adesso guida la task force di cineasti impegnata ad elaborare un articolato programma per la ripresa del cinema, e delle sue attività di produzione e realizzazione.
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