In un prossimo futuro per circolare non basteranno passaporti e carte di identità. Tutti i cittadini dovranno essere muniti di un “Certificato Digitale di Immunità”.
E’ l’annuncio del super miliardario mondiale, Bill Gates, che in fatto di previsioni ci azzecca sempre. Come ha fatto cinque anni fa, quando nel corso di una ormai celebre conferenza, vide e descrisse un futuro non più a base di guerre ma di pandemie in grado di ridurre drasticamente le popolazioni.
Intanto, il fondatore di Microsoft – che pochi giorni fa ha lasciato il comando della corazzata ai suoi ufficiali, per tuffarsi nei nuovi business – si sta rimboccando le maniche proprio sul fronte della ricerca nel campo dei vaccini: ormai conta più di un capo di Stato, e come tale viene trattato a livello internazionale. A partire da quella Organizzazione Mondiale per la Sanità che con la sua Fondazione lautamente finanzia.
Partiamo dalle news sul fronte dei vaccini anti Covid-19. Dove la Bill e Melinda Foundation lavora a stretto gomito con CEPI, acronimo di Coalition for Epidemic Preparedness Innovations. Quest’ultima è un’organizzazione no profit che raccoglie big del settore privato (tra cui lo stesso Gates in pole position) e governi per incentivare lo sviluppo di vaccini contro le epidemie (una struttura che ricalca un po’ quella dell’OMS).
La corsa per la produzione del primo vaccino anti Covid-19 è partita, e Bill Gates partecipa con sette squadre alla gara internazionale, una vera Olimpiade anti coronavirus. Si tratta di sette strutture impegnate, da poco o da più tempo, nel campo dei vaccini.
INOVIO AL TOP DELLA CORSA AL VACCINO
In prima fila corre Inovio Pharmaceuticals, che qualche giorno fa ha annunciato il via alla sperimentazione su 40 volontari sani del suo vaccino, INO-4800.
Si tratta addirittura di una start up biotech, germogliata qualche anno fa in un baleno. Inovio ha effettuato un mare di investimenti fino ad oggi senza ottenere risultati concreti, ma puntando tutte le sue fiche sulla ricerca.
Magicamente ora a Wall Street la società vale 1,2 miliardi di dollari. Una cifra stratosferica – secondo gli esperti di borsa – per una società che fino ad oggi aveva perdite per 100 milioni di dollari all’anno con ricavi mai superiori ai 50.
I 40 adulti che hanno ricevuto la prima dose di Ino-4800 ne riceveranno una seconda tra quattro settimane. Le risposte immunitarie e i dati di sicurezza sono previsti entro la fine dell’estate.
In programma c’è la produzione di 1 milione di dosi del vaccino per la fine del 2020, in attesa di sviluppare nuove partnership e di ricevere fondi privati e soprattutto pubblici per sviluppare ulteriori filoni di ricerca.
Dichiara il Ceo di Inovio, Joseph Kim: “Senza un vaccino sicuro ed efficace è probabile che questa pandemia continui a minacciare vite umane e mezzi di sussistenza. Il nostro team di ricercatori, partner e finanziatori si è mobilitato da quando la sequenza genetica del virus è diventata disponibile all’inizio di gennaio e continua a lavorare 24 ore su 24 per garantire l’avanzamento rapido di Ino-4800 attraverso questo studio di fase 1”.
Chi vincerà a questo punto la sfida? La rampante Inovio o il colosso Johnson & Johnson sponsorizzato nientemeno che dal presidente degli Usa Donald Trump, molto generoso nell’aprire alla star di Big Pharma la borsa dei finanziamenti pubblici?
Un paio di altri elementi. Ad ottobre 2019 si svolse una “profetica” simulazione pandemica, organizzata dal World Economic Forum, dalla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health e dalla Fondazione di Bill e Melinda. Venne addirittura elaborato un sondaggio campione, al quale il 65 per cento degli intervistati disse che avrebbe accettato di sperimentare su se stesso un vaccino anti Covid-19.
E’ di questi giorni, invece, il lancio del cosiddetto “acceleratore terapeutico”, “The therapeutical accelerator”, uno strumento finanziato con 125 milioni di dollari stanziati, oltre che dalla Fondazione, anche da Wellcome Trust e da Mastercard.
Un’altra carta da giocare nella pandemic war.
IL NUOVO PASSAPORTO IMMUNITARIO
Passiamo ora alle fresche dichiarazioni rilasciate da Bill Gates sui temi della pandemia.
“Siamo in presenza di numeri drammatici. Ma la situazione poteva essere anche peggiore, con una percentuale di infetti pari al 30 per cento”.
“Il grosso rischio è che la sofferenza fisica si trasformi in sofferenza sociale, per vie delle gravissime conseguenze economiche che possono seguire a tutto ciò”.
“L’importante, ora, è contenere la pandemia. Contenere il numero dei ricoveri. Restare entro l’1 per cento della popolazione infettata”.
“Si rischia il blocco totale degli spostamenti per i cittadini. Per questo bisogna pensare ad un certificato digitale immunitario, che può facilitare la riapertura e la circolazione delle persone”.
La chiama “Digital Immunity Proof”, una sorta di card in cui è contenuta la storia del cittadino-paziente ai tempi del coronavirus. Se c’è stato un ricovero, quanto è durato, qual è la situazione attuale. Una card che, ovviamente, andrà aggiornata e verrà periodicamente controllata, con estrema severità.
Ovviamente, a questo punto, un Grande Fratello sarà in grado di controllare tutti noi.
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2 pensieri riguardo “BILL GATES / UN “CERTIFICATO DIGITALE DI IMMUNITA’” PER TUTTI”