(Non c’è bisogno delle zingara per indovinare…lo so meglio di te)
L’infettivologo Massimo Galli: lo ricordiamo protagonista di uno sgarbo istituzionale. Contestò l’intuizione napoletana di impiegare il farmaco che cura l’artrite reumatoide per aggredire l’infiammazione polmonare da Covid-19, terapia esportata in tutta Italia e oltre. Ora Galli esterna il suo pensiero sui tempi di uscita dal buio dell’epidemia da coronavirus e ipotizza un graduale ritorno alla normalità: “Non prima della seconda metà di maggio” e aggiunge “Sempre che si riesca a evitare la comparsa di nuovi focolai”. Galli non ha la palla di vetro e la dichiarazione è un chiaro esempio del “dire, non dire”. Meglio sarebbe se usasse l’amplificazione del microfono per chiedere scusa ai colleghi napoletani e commentare con adeguata ammirazione l’eccellenza dell’ospedale napoletano Pascale, con nessun medico o infermiere contagiato da Covid-19 e dove diminuiscono i ricoveri in terapia intensiva.
Il contrario dell’improvvido sgarbo di Galli è il provvedimento di Sky, che dispone per lo sconto di 15 euro agli utenti che hanno incluso nel loro abbonamento i pacchetti calcio e sport, attività ferme per il pericolo di diffusione del coronavirus. L’offerta, durerà per il momento fino al 31 maggio, data che ci si augura restituisca la normalità alle attività sportive azzerate. La decisione contiene un evidente dimostrazione di correttezza commerciale, ma anche un intelligente modello di promozione indotta dall’apprezzamento degli utenti per l’iniziativa.
Il fatto, nudo e crudo: Alzano (dal suo ospedale sarebbe partito il contagio) e Nembro, comuni lombardi esclusi dalla ‘zona rossa’, pagano con il più alto numero di vittime e positivi l’emergenza Covid-19 in Italia. Forse per la prima volta si manifesta apertamente, con scambi di accuse, il contrasto tra Conte, premier della coalizione di governo giallorossa e Fontana, governatore leghista della Lombardia. Il contendere: Fontana addebita a Cointe di non aver esteso l’isolamento ai due comuni, Conte risponde che se la regione avesse ritenuto di disporlo anche per Alzano e Nembro, avrebbe potuto tranquillamente farne ‘zone rosse’. Nulla avrebbe impedito all’autonomia decisionale della regione di inserirli nel provvedimento, com’è accaduto in Lazio, Basilicata e Calabria”. Replica con un arzigogolo Fontana, ovviamente ospitato dal Tg4, canale ‘ben disposto’ nei confronti della Lega: “La colpa eventualmente è di entrambi. Non potevamo intervenire per realizzare un’ulteriore zona rossa che in realtà era già stata realizzata. Il concetto di zona rossa era di impedire la circolazione, assumere tutte quelle restrizioni che sono state assunte con il provvedimento ed estese a tutta la Lombardia. Forse su Alzano si sarebbe potuto fare qualcosa di più rigoroso, ma dopo che era stata istituita una zona rossa non avevamo più la possibilità giuridica di intervenire”.
Napoli, anche per le opportunità intervenute con il grande flusso turistico, che ha preceduto l’inizio della pandemia in corso, ha moltiplicato l’offerta diffusa in tutto il territorio urbano di ristoranti, trattorie e soprattutto di pizzerie. Attività azzerate e in crisi profonda. La richiesta: perché non autorizzare questo fondamentale settore, parallelo di negozi e ‘mercatoni’ alimentari a confezionare la loro produzione per consegnarla a domicilio, come si fa con farmaci e appunto con i prodotti dei supermercati?
Il coronavirus ha fatto quasi dimenticare l’incombente e dannosa visibilità di Salvini e a lui proprio non sta bene. Di qui l’esternazione degna del più ortodosso tra i bizochi: aprire le chiese a Pasqua nella fase delicatissima del picco di coronavirus, che si spera sia il segnale auspicato dei contagi in discesa. L’oscena proposta equivale al reato di chi fregandosene dei divieti se ne va girando nelle strade anziché restare in casa.
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