L’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA) ha permesso ad un prodotto a base di interferone beta 1 – Avonex – essere somministrato per una settimana senza rispettare una fondamentale modalità d’uso: non poteva esserlo per via endovenosa, ma solo attraverso iniezioni intramuscolo, ossia sotto pelle.
Per la settimana compresa tra il 17 e il 25 marzo, infatti, è stato assicurato attraverso il Sistema Sanitario Nazionale; poi quell’inserimento è stato revocato.
Lo denuncia Franco Bechis, direttore de il Tempo, il quale punta l’indice: “Il farmaco è l’interferone beta 1, a cui ha avuto accesso un numero misterioso di malati Covid-19. Avonex è utilizzato nella cura per la sclerosi a placche. L’Aifa ha autorizzato il suo utilizzo nella lotta contro il coronavirus per via endovenosa. Il risultato, secondo le avvertenze del farmaco, è un sostanziale sovradosaggio dovuto all’assorbimento più rapido”.
La prima decisione dell’Aifa è stata adottata il 17 marzo, la revoca il 25 marzo, quando la commissione tecnico-scientifica dell’Agenzia “ha ritenuto opportuno revocare tale inserimento per problemi di incompatibilità della formulazione disponibile rispetto all’uso proposto”.
Bechis ha chiesto ragguagli ai vertici dell’Aifa, che prima non hanno risposto, poi hanno fornito una “spiegazione che non spiega” e soprattutto lascia aperti gli angosciosi dubbi circa il numero dei pazienti che hanno utilizzato il farmaco e quali conseguenze si sono verificate.
Ecco la pezza a colori: “Per quanto riguarda eventuali pazienti trattati con IFN beta 1 dal 17 al 25 marzo, tale dato non è ancora disponibile”.
Possibile mai? Può il massimo ente pubblico per il farmaco ignorare una circostanza del genere?
Punta l’indice Bechis. “La risposta chiarisce poco. Conferma quello che avevamo scoperto da soli: era stata data l’autorizzazione all’utilizzo di un farmaco per via endovenosa che però sul mercato esiste solo per la somministrazione per via intramuscolare. E già questo è un errore clamoroso: perché essendo l’Aifa l’agenzia che autorizza in Italia la commercializzazione dei farmaci, è il solo soggetto che dovrebbe conoscerne le caratteristiche”.
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