SALINI IMPREGILO / L’AFFARE ASTALDI AI TEMPI DEL COROVAVIRUS

Progetto Italia” sempre più in altomare.

Con buona pace per il colosso Salini-Impregilo che da mesi e mesi attende il momento per fare un sol boccone della ex star del mattone Astaldi, finita in concordato ad agosto 2019.

Dopo l’inchiesta della procura di Roma e lo scandalo dei maxi compensi degli ex commissari, ora arriva anche il no dell’assemblea degli obbligazionisti del bond 2020 da 250 milioni di euro.

Il 73,2 per cento dei partecipanti all’assemblea, infatti, ha ritenuto che la proposta ai creditori depositata da Salini-Impregilo non sia soddisfacente.

A parte il fatto che – secondo il Comitato bondholder di Astaldi – le misure per il contenimento del coronavirus non solo possono avere un impatto sulle valutazioni di Astaldi, ma faranno certo slittare l’assemblea dei creditori prevista per il 26 marzo.

Un brutto colpo, dunque, per la famelica Salini-Impregilo, che intenderebbe partire proprio dal colpo Astaldi per dar vita al super colosso nazionale degli appalti: con l’aiuto – non fa certo male – della sempre generosa (con i grandi) Cassa Depositi e Prestiti.

Ed invece, adesso, si trova ad ingaggiare un braccio di ferro con gli investitori.

Secondo il Comitato bondholder di Astaldi, “il no al concordato da parte degli obbligazionisti apre la strada all’impugnativa dell’omologa”. Ed a breve presenteranno ai commissari e al tribunale un’istanza affinchè si provveda ad aggiornare il piano, tenendo conto della pesante crisi economica causata dal coronavirus.

“Considerazioni e proiezioni – sottolineano i promotori del Comitato – sono state effettuate prima della crisi economica e finanziaria in atto. Tali proiezioni, se aggiornate ad oggi, darebbero certo un risultato ulteriormente peggiorativo per gli obbligazionisti”.

In effetti già più volte l’associazione degli investitori in obbligazioni Astaldi aveva sottolineato come esistessero non poche criticità nella proposta avanzata da Salini-Impregilo, che chiede ai bondholder di rinunciare a circa il 62 per cento del proprio credito (pari a 562 milioni su un totale di 907 milioni), ottenendo in cambio azioni e pagherò sulla vendita futura di alcuni asset di Astaldi.

Tutto ciò nell’ambito di un’offerta che consentirebbe a Salini-Impregilo di far suo il pacchetto di controllo (65 per cento) della nuova società di costruzioni, ripulita e alleggerita dai debiti, per appena 225 milioni.

Una vera bazzecola. E per di più senza dover nemmeno avanzare un’Opa, ossia un’offerta pubblica di acquisto.

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