Stadio della Roma a Tor di Valle, l’affare continua a “bruciare”. A mettere benzina sul fuoco, poche ore fa, l’ex proprietario dei terreni, Gaetano Papalia, che li ha ceduti all’Eurnova di Luca Parnasi.
Un contratto che Papalia chiede ora di annullare, perché il palazzinaro romano – a suo dire – ha smesso da un anno a mezzo di pagare le rate previste nell’atto di compravendita.
Ed interviene in tackle sulla trattativa portata avanti tra Parnasi ed il ceco Radovan Vitek per la cessione di Eurnova (quindi i terreni) tramite Unicredit, che vanta 600 milioni nei confronti del gruppo Parnasi.
Non basta. Perché Papalia “minaccia” di “regalare” o quanto meno “scontare” quei terreni alla Roma calcio che “si è sempre comportata bene con la SAIS”, ossia con la società che in precedenza (cioè prima di Eurnova) possedeva quei terreni.
Una società ora in liquidazione, SAIS, con una procedura attualmente in corso, e quindi creditori da pagare.
Papalia, a questo punto, sostiene che i creditori non vengono più pagati, proprio a causa delle rate non più versate da Parnasi.
Ma cosa scopriamo adesso? Che quei terreni non sono ormai più nella sua disponibilità, ad alcun titolo, perché Papalia è inquisito anche per “bancarotta fraudolenta”. E quindi, come sa anche uno studente al primo anno di legge, in queste condizioni non può decidere di alienare neanche uno spillo del patrimonio griffato SAIS.
A questo punto, può essere molto utile leggere un articolo pubblicato qualche mese fa dal Messaggero, per la precisione il 19 settembre 2019. Eccone il testo.
“Dietro alla vicenda dell’area di Tor di Valle destinata al nuovo stadio della Roma si cela una bancarotta fraudolenta da 15 milioni di euro. E’ con questa accusa che la procura di Roma ha concluso le indagini a carico dell’ex patròn dei terreni Gaetano Papalia, amministratore delegato della SAIS, e di Michele Saggese, presidente del cda della stessa. Secondo la ricostruzione del pm Mario Dovinola e dell’aggiunto Rodolfo Maria Sabelli, Papalia, poi col contributo di Saggese, avrebbe ‘cagionato il dissesto con operazioni dolose, consistite nell’omettere sistematicamente il pagamento di imposte comunali, Irpef ed Iva, accumulando un debito ingente’. Operazioni che portavano al fallimento della società su ricorso di Equitalia per un debito di 24 milioni di euro, ‘15 milioni e 200 mila euro rappresentano le imposte originate nella vendita del terreno di Tor di Valle alla Eurnova di Luca Parnasi avvenuta prima della dichiarazione di fallimento’. L’inchiesta – prosegue il Messaggero – nasce da una denuncia dell’avvocato Edoardo Mobrici in rappresentanza del Tavolo della Libera Urbanistica che riteneva ci fosse non solo la responsabilità di Papalia ma un concorso esterno nella bancarotta dell’imprenditore Luca Parnasi, già a processo per le mazzette elargite nell’iter del progetto stadio. Per Parnasi i pm hanno chiesto l’archiviazione”.
Sorgono a questo punto alcuni interrogativi. Come fa, oggi, Papalia anche solo ad intervenire nella faccenda non avendo più alcuna voce in capitolo? Come fa a promettere sconti o regali? Non gli stona addosso il travestimento da Babbo Natale?
E poi il domandone che comincia a circolare negli ambienti del tifo giallorosso: ma vuoi vedere che siamo ad una sceneggiata nella sceneggiata? Ossia, dopo quella Vitek-Parnasi ora a quella Parnasi-Papalia?
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