Al centro di Wuhan, la megalopoli cinese dove si è registrato il primo caso di coronavirus, da tre anni è stato installato un gigantesco laboratorio in cui vengono studiati i più letali virus al mondo. Più che pensare al mercato del pesce da cui sarebbe partito il virus, non sarebbe il caso di riflettere su quel centro che più segreto non si può?
Secondo fronte. Appena 100 giorni fa a New York si è svolta una simulazione di pandemia globale: guarda caso da coronavirus. Ad organizzare l’Evento 201 – così è stato battezzato – tre star dell’american system: la ‘Fondazione Bill & Melissa Gates’, il ‘Johns Hopkins for Health Security’ e il ‘World Economic Forum’. Un bel tris d’assi.
Nel frattempo, stanno cominciando a scorrere fiumi e fiumi da miliardi di dollari e le major di Big Pharma stanno raccogliendo le prime, già colossali cifre. Una casa farmaceutica di medie dimensioni, in particolare, si sta mettendo in luce per il suo frenetico attivismo e per la eccezionale capacità di calamitare palate di dollari: si tratta di Moderna Inc., una corporation nata dieci anni fa a Cambridge e che collabora anche con la Fondazione di Bill e Melinda Gates. I casi della vita.
Direte. Ma come si collegano le tre situazioni? Senza peraltro glissare sulla anomala coincidenza temporale tra lo scoppio della pandemia e il forum di Davos. Non azzardiamo ipotesi. Cerchiamo invece di raccogliere elementi in grado di mettere meglio a fuoco il tutto.
IL LABORATORIO BIOLOGICO SEGRETO DI WUHAN
Partiamo dalla Cina e dallo scoppio della pandemia, che da giorni occupa le prime pagine della stampa mondiale.
Fresca la notizia di Wuhan come capitale internazionale per la produzione di mascherine, quelle che si usano in tutto il mondo per proteggersi la bocca e mezzo viso. Le fanno lì dove è si è registrato il primo focolaio di coronavirus; come dire, ce le mettiamo in faccia e arrivano proprio dall’epicentro del dramma.
Un bruscolino, comunque, la notizia rispetto alla scoperta di quel mega laboratorio nel cuore di Wuhan, tenuto a battesimo nel 2017, nel più totale silenzio mediatico internazionale.
Più che positivo lo scopo, quello di fronteggiare le minacce biologiche di ogni giorno. Molto diversa è la realtà, la quale parla di studi che comportano gravissimi rischi di contaminazione, anche se – sulla carta, quindi solo in teoria – per la sua realizzazione sono state usate tutte le precauzioni possibili e nel laboratorio esisterebbe il massimo livello di biosicurezza.
Ma resta in piedi il gigantesco interrogativo. Non è più credibile l’ipotesi di una qualche perdita, di una fuoruscita anche minima di sostanza batterica capace di scatenare quell’inferno? Piuttosto che andare a pesca di virus nel mercato – non certo igienico né tantomeno consigliabile – di Wuhan, ora chiuso dalle autorità?
I sospetti, d’altra parte, sono ancora più alimentati dall’intervista che il Washington Time ha realizzato con un ex ufficiale dell’intelligence militare israeliana, Dany Shoham, esperto sul fronte delle guerre batteriologiche. A suo parere, il laboratorio di Wuhan è collegato con il programma segreto di armi chimiche elaborato a Pechino. Se vi par poco!
QUELLA PROFETICA SIMULAZIONE
Ci saranno voluti mesi e mesi per organizzare un evento di tale portata, non a caso denominato Event 201. E, come detto, sono scesi in campo degli autentici colossi, come la Fondazione dei Paperoni del mondo, Bill e Melinda Gates, nonché il prestigioso Forum economico mondiale e un’eccellenza scientifica come il centro Hopkins.
Mesi e mesi di durissimo lavoro per vederne i frutti quel fatidico 18 ottobre nel cuore di New York. Lo scopo, per la precisione, era quello di conoscere, gestire e ridurre le conseguenze economiche su larga scala di un’eventuale pandemia globale, a base – guarda caso – di coronavirus, dagli effetti economici e sulla salute incalcolabili (si è parlato espressamente di 65 milioni di morti).
Allo scoppio dell’epidemia, settimane fa, il centro Hopkins è stato investito da una marea di richieste di chiarimento dai cittadini, e si è visto costretto a diramare un comunicato, in cui si cerca di minimizzare il caso. Hanno infatti precisato che “lo scenario era modellato su una pandemia immaginaria di coronavirus” e dichiarato che “non si trattava di una previsione”. Aggiungendo ancora che “non prevediamo ora che l’epidemia noCoV-2019 ucciderà 65 milioni di persone. Sebbene il nostro esercizio da tavolo includesse un finto coronavirus”.
Esercizi da tavolo? Finto coronavirus? Danno i numeri o cosa?
LA GROSSA COALIZIONE
Come i cinesi hanno realizzato a Wuhan un ospedale da mille posti in quindici giorni, altrettanto hanno impiegato gli americani per mettere in piedi una maxi Coalizione in grado di dichiarare guerra all’invasione virale. Si tratta della “Coalition for Innovations in Preparation for Epidemics”.
Ma chi ne sarà mai il portabandiera? L’onnipresente, infaticabile Bill Gates, pronto a scendere in campo al primo squillar di trombe per difendere la propria amata bandiera a stelle e strisce.
E quale è stato il primo provvedimento preso dalla grande Coalition? Quello di stanziare cash 11 miliardi di dollari a favore di due star del firmamento farmaceutico. Non le solite big – che stanno comunque rastrellando danari con la pala, Merck & Co, Sanofi, GlaxoSmitheKline e Pfizer – ma due sigle più che mai in rampa di lancio, Inovio e Moderna.
Queste ultime, Inovio e Moderna, in compagnia di una terza casa farmaceutica, Novavax, stanno infatti correndo per riuscire a brevettare un vaccino nel più breve tempo possibile e quindi decretare la propria fortuna per sempre.
La Coalition, comunque, non foraggia solo le stelle di casa sua, perché la generosità è senza limiti e senza confini: per fare un solo esempio, ha già finanziato l’Università del Queensland, in Australia, impegnata nella caccia al vaccino anti coronavirus.
Osserva un analista finanziario di Wall Street: “Basta seguire i listini e vedere non solo adesso ma soprattutto nelle prossime settimane, come andranno i titoli. In picchiata quelli industriali e commerciali, in stratosferica impennata quelli di Big Pharma. Perché in queste grandi emergenze, spesso gonfiate a dismisura, c’è sempre chi costruisce le proprie fortune”.
MODERNA & MELINDA
Qualche parola in più sulla star emergente, Moderna Inc. Costituita nel 2010, è cresciuta molto in fretta, stabilendo – come si suol dire – sinergie operative con la Fondazione Gates, con la stella già splendente Merck, e un’altra azienda che fa la sua fortuna in pillole, Astrazeneca. Per non sottolineare, poi, gli stretti rapporti di collaborazione di Moderna con DARPA, Defense Advanced Research Projects Agency, vale a dire l’Agenzia del Dipartimento americano della Difesa che si occupa di ricerche militari. Un bel programma di… difesa immunitaria!
La lista della spesa per le ricerche, ora, è in pieno sommovimento. Da tener presenti anche i 7 miliardi di dollari che la già onnipresente Coalition sta muovendo in direzione del National Institute of Health onde utilizzare la sua piattaforma di sviluppo di farmaci genetici per produrre un vaccino sperimentale. Un occhio, dunque, non solo per Big Pharma, ma anche per il settore pubblico, dove proliferano di possibilità di consulenze a tanti zeri per research & friends.
Per finire, passiamo in rapida carrellata quanto emerge da un questionario inviato da un sito scientifico americano a proposito delle strategie che le singole case farmaceutiche stanno adottando.
Una delle più attive, oggi, è il gigante Johnson & Johnson, con il capo scientifico Paul Stoffels super impegnato nell’elaborazione di un programma che possa consentire di arrivare ad un vaccino in circa sei massimo dodici mesi, e da poter produrre su larghissima scala, vista la l’enorme capacità del gruppo (oltre 1000 unità produttive sparse per il mondo). I suoi esperti ritengono che il virus somigli più al tipo Zika che a Ebola.
I quattro calibri prima citati (Merck & Co, Sanofi, Glaxo e Pfizer) sono considerati i leader per quanto concerne la produzione di vaccini, e quindi ovviamente stanno lavorando a mille.
Per la precisione Glaxo sta monitorando molto da vicino la situazione; Sanofi sta seguendo con attenzione gli sviluppi e fa parte essa stessa della Coalizione; Merck ha formato un agguerrito, nutrito team di super esperti e anche loro promettono grossi risultati entro massimo otto mesi un anno; bocche del tutto cucite a Pfizer.
Alla fine del tour, balzano in tutta evidenza i mega affari che si stanno sviluppando negli Stat Uniti, con la stessa velocità di propagazione del coronavirus.
D’altra parte balza in evidenza l’esistenza – fino ad oggi ignota – del maxi laboratorio segreto di Wuhan, che lavora ad un altro programma segreto, quello sul fronte biologico, vale dire di biodifesa e forse anche di bio terrorismo.
Guerra dei dazi a parte, è una delle nuove facce del conflitto (o cosa) tra le due super potenze?
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2 pensieri riguardo “CORONAVIRUS II°/ IL LABORATORIO SEGRETO DI WUHAN – I MEGA BUSINESS AMERICANI”