Di tutto un po’. Intellettuali snob, uomini e donne delusi e frustrati, operai senza tutela, commercianti al minuto sopraffatti da Amazon e ipermercati, massaie eccitate dalla giovanile prestanza dei big, politologi a caccia di news su cui discettare nei salotti televisivi, innamorati di etica politica, ma in sofferta e annoiata astinenza, innovatori in cerca di commestibile creatività, poveri e poverissimi fulminati sulla via di promesse roboanti, soci del club solitudine goliardica, manipoli di giornalisti annoiati per assenza di gossip politichese, sinistrati della sinistra, seguaci seriali di equidistanza astensionista, dilettanti allo sbaraglio in cerca di padrini-padroni per un pass nel magma allettante della partitocrazia: nello zoo con gabbie dorate della grillomania e a passo di carica nell’arca di Noè dei due abili guru dello spettacolo e della persuasione occulta (il comico Beppe Grillo e il prestigiatore del marketing Casaleggio) si è intrufolato l’esercito degli scontenti che in settant’anni ha prodotto il laurismo, l’Uomo Qualunque di Giannini, la Dc eterodiretta dal clero e dall’ ‘amica’ America, il berlusconismo…eccetera. Altri tempi. Tanto rapida e stupefacente è stata fu l’ascesa all’empireo del consenso italico del Movimento pentastellato, tanto lesta è la sua erosione. Saltati a piè pari gli inciampi da giovanile inesperienza e da contagi tra mele marce incautamente elette a rappresentanti delle istituzioni, l’inettitudine dei vertici e di loro vice ha accelerato il processo ‘dalle stelle (5) alle stalle’: consensi dimezzati, in corso di progressiva falcidia, espulsioni, esodi volontari. Da ultimo il crac di credibilità proposto da una cinquantina di furbetti che hanno finto di dimenticare l’obbligo di finanziare il movimento devolvendo parte delle prebende di ‘onorevoli’. Il bello della satira: molti degli insolventi provano a legittimare l’esodo dal grillismo attribuendo a Di Maio e al cerchio magico del suo entourage la “balcanizzazione” del partito, che punirebbe così le voce del dissenso. A fregarsi le mani in segno di giubilo è la Lega, che spera si avveri la profezia di un veloce default del governo demo stellato. Viaggia su questa rotta, alla deriva, la relazione di separati in casa Dem-5Stelle, a un passo dal voto per le regionali di Emilia-Romagna e Calabria. Di Maio, in contrasto con Grillo, vi partecipa con una propria lista senza speranza, ma che sottrae preferenze a Bonaccini, candidato opposto alla leghista Bergonzoni. Se l’esito della competizione si rivelasse un letale sgarbo al Pd e un favore per la Lega, il sodalizio giallorosso avrebbe inevitabilmente le ore contate, ma segnerebbe anche il the end dell’era Di Maio.
C’è chi pensa a doti precognitive di Pino Daniele, di là dalla sua dimensione di mito della musica. Con la sia “I’ so pazzo” avrebbe anticipato di anni l’odierna diagnosi dei politologi più accreditati sul caso di schizofrenia paranoico epilettica, che minaccia di alimentare venti di guerra e non solo tra Iran e Usa. Mentono spudoratamente Trump e l’ayatollah Khamenei. Il tycoon fa assassinare il mito iraniano Soleimani perché accusato di preparare un grave attentato anti americano e il presidente iraniano Hassan Rohani minaccia di riprendere la nuclearizzazione che non ha mai interrotto. Pioggia notturna di missili sulle postazioni statunitensi in Iraq. Fonti iraniane parlano di 80 morti e duecento soldati americani feriti, Trump commenta “So far so good”, “Finora tutto bene” e spedisce altre migliaia di militari in zona. Un Boeing 737 (aereo americano) della Ukraine Airlines precipita al suolo dopo il decollo all’aeroporto internazionale di Teheran Imam-Khomeini, a bordo 180 persone, tra equipaggio e passeggeri: un problema tecnico la causa del disastro aereo, è la dichiarazione ufficiale, ma è attendibile?
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