C’è qualche possibilità che la giustizia non venga ancora una volta calpestata. E che centinaia di morti per amianto possano quanto meno vedere il loro killer dietro le sbarre.
A Vercelli, infatti, sta per partire il processo bis sulla tragedia dell’Eternit e la strage provocata dall’azienda guidata dall’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, che nel frattempo se la sta godendo tra le lussuose proprietà e ricchezze costruite sul sangue dei lavoratori nell’azienda di Casale Monferrato e non solo: una lunghissima scia di morti per amianto, ammazzati dall’asbestosi e da tumori d’ogni sorta agli organi respiratori.
Il processo bis riguarda 400 parti civili, su un totale di gran lunga maggiore, una impressionante catena di vittime causate dal totale menefreghismo del magnate elvetico, teso solo a realizzare montagne di profitti sulla pelle degli operai, dei loro familiari e dei cittadini, appestati da quelle polveri assassine.
Eccoci agli ultimi fatti.
La procura di Vercelli chiede al gup – ossia il giudice per l’udienza preliminare – il rinvio a giudizio per il magnate. L’ultimo patron di Eternit Italia è imputato di omicidio volontario dalla procura piemontese. E’ stata infatti depositata nella cancelleria del gup la richiesta di rinvio a giudizio per la morte di circa 400 tra operai e cittadini di Casale Monferrato.
Le parti offese, ossia i familiari, che poi decideranno se costituirsi parte civile, sono 1.500.
Nel provvedimento del cosiddetto Eternit Bis, che segue l’avviso di chiusura indagini di sei mesi fa (aprile 2019), i pm Roberta Brera e Francesco Alvino, titolari dell’inchiesta con il collega Gianfranco Colace, di cui è stata disposta l’applicazione a Vercelli per seguire le indagini, avevano già indicato la strada da percorrere: l’imputazione dolosa.
Ora è necessario attendere che sia fissata la data di avvio dell’udienza preliminare, in cui il gup deciderà se inviare o no a processo il magnate svizzero e con quale imputazione.
In caso affermativo, ossia se prevarrà la contestazione di omicidio volontario, lo svizzero dovrà risponderne davanti alla Corte d’Assise: e a quel punto sarà quella di Novara, perché a Vercelli non esiste una Corte d’Assise.
Se dovesse mai prevalere la tesi dell’omicidio colposo, invece, si andrebbe davanti al giudice monocratico di Vercelli.
Così era già successo a Torino, dove si era formato il fascicolo originario dell’Eternit Bis: la procura aveva ipotizzato l’omicidio volontario, ma il gup l’aveva derubricato come “colposo con colpa cosciente”: una capriola giuridica, emblematico sintomo dello stato comatoso della giustizia di casa nostra.
La conseguenza della cosiddetta “riqualificazione del reato” decisa dal gup torinese era stata lo spezzettamento del fascicolo. Di cui la parte più significativa ha preso la strada verso la procura di Vercelli, in cui ricade, per competenza territoriale, la zona di Casale Monferrato.
Staremo ora a vedere cosa succede per una delle più vergognose pagine del nostro Paese in materia di omicidi ambientali del peggiore tipo mai immaginabile.
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