DANSKE BANK / RICICLAGGIO DA 200 MILIARDI, MUORE IL CEO DI TALLIN

Una morte misteriosa alimenta il giallo dei 200 miliardi di soldi russi riciclati attraverso la Danske Bank, la più importante istituzione finanziaria della Danimarca. E’ “morto”, infatti, l’ex numero uno della sede estone della banca danese, Aivar Rehe.

Il suo cadavere è stato trovato nel giardino della casa di Tallin. Ma gli inquirenti non forniscono alcuna spiegazione più precisa. La tendenza è quella di minimizzare, segnalando il fatto che la famiglia era preoccupata per le sue condizioni di salute, per la depressione che lo avrebbe potuto portare al suicidio.

Tutto “forse”. Nessuna certezza.

Danske Bank è al centro di una maxi inchiesta per i riciclaggi che avrebbe effettuato tra il 2007 e il 2015, 200 miliardi di danari russi. Sotto i riflettori, in particolare, la sede estone, guidata in quel periodo da Rehe, che arrivava da uno strategico ufficio pubblico, l’Estonian Tax and Customs Board.

Mesi fa, a marzo 2019, Rehe aveva rilasciato un’intervista alla stampa estone in cui affermava di sentirsi “responsabile” per quanto accaduto, sottolineando che “il flusso di lavoro dell’istituto è stato sempre normale” e che “gli organismi competenti all’interno e all’esterno della banca hanno svolto il loro lavoro al meglio delle loro conoscenze”.

Parole non poco sibilline. Rehe, fra l’altro, non era sotto inchiesta, né era stato coinvolto dalla magistratura in quel maxi riciclaggio.

Forse quell’intervista voleva tranquillizza qualcuno in alto? Mentre invece si preparava a rivelare dettagli “pericolosi”?

 


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