Ulteriore conferma – se caso mai ce ne fosse ancora bisogno – sugli effetti devastanti che continuano e continueranno per l’uso di uranio impoverito nella guerra d’invasione degli Usa in Iraq.
Vengono documentati e aggiornati dallo studio di un’equipe di ricercatori indipendente del Michigan, coordinati da Mozhgan Savabieasfahani. Tragici dati e cifre sono stati illustrati nel corso di un’intervista rilasciata dallo studioso al portale americano TruthOut.
Dopo aver analizzato capelli e denti dei corpi dei bambini con gravi anomalie congenite, nati in zone di sanguinosi scontri, nonché vicino alle basi militari statunitensi in Iraq, i ricercatori hanno scoperto alti livelli di torio, elemento chimico prodotto dal decadimento radioattivo dell’uranio impoverito.
Per fare un esempio, l’indagine mostra con chiarezza una relazione diretta tra il vivere nei pressi della base aerea a stelle e strisce di Al-Talil, nell’Iraq sud orientale, con un rischio ben maggiore di dare alla luce un bimbo con disabilità congenite, tra cui patologie cardiovascolari, deformazioni spinali, labbro leporino.
“Quando una bomba ricoperta di uranio impoverito colpisce il bersaglio -viene dettagliato nello studio – l’incendio e il fuoco provocano emissioni nell’aria di particelle radioattive”.
“Il vento può trasportare quella polvere radioattiva per molte miglia, contaminando l’aria che respirano persone innocenti”.
“L’inalazione di questa aria tossica può provocare cancro ai polmoni, danni ai reni, cancro alle ossa, tumore della pelle”.
Molti medici ed esperti iracheni hanno denunciato e continuano a denunciare questo genocidio, e soprattutto il numero crescente, inarrestabile di bambini nati con disabilità congenite in vaste aree di guerra, come a Falluja, dove si sono ultimamente verificati drammatici aumenti di cancro infantile, leucemia e aborti spontanei.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.