Merito al merito. Se i primi colpi da ko che hanno steso Salvini si deve ai cazzotti di Conte, con il risultato di che hanno annichilito la sua fama usurpata di “ce l’ho duro”, il gancio al mento per sbugiardarlo e seppellire le ultime odiose violenze verbali post consultazione, lo ha sferrato Di Maio. Ha contemporaneamente tappato la bocca a quinte colonne del Movimento e guastatori del Carroccio. Mossa abile del giovane pomiglianese che si proclama ancora capo dei 5Stelle: ha rivelato coram populi, urbi et orbi, l’avance di Salvini e della cerchia di luogotenenti che prossimi a una crisi di depressione da vacanza di potere, hanno provato a “comprare” il ritorno al gialloverde con l’offerta al socio vicepremier del Conte 1 di guidare un rimpasto con il ruolo di presidente del Consiglio. Con un chiaro no, Di Maio ha ottimizzato l’ha rivelazione. Ha fornito ai recalcitranti anti Pd pentastellati una ragione convincente per abbandonare l’ipotesi di un nuovo abbraccio letale con la Lega e si è appuntato in petto la medaglia della priorità per i problemi degli italiani, condito dal nobile disinteresse per le ‘poltrone’.
Sembra poca cosa la varietà di aggettivazioni che il sistema mediatico ha ricavato full time nel consultare il sontuoso dizionario Treccani per celebrare l’habemus papam, che alle undici di questa mattina si è svelato con il piano sequenza del presidente incaricato comparso tra i due corazzieri e davanti a un fitto muro di taccuini, telecamere, smartphone e altri aggeggi di captazione audio-video. Aggetivi per il Conte duplicato, ‘in nome della discontinuità’: bello e gentile, cortese, elegante, di gradevole aspetto, galante, calmo, suadente, paziente, autorevole ma non troppo, conciliante, simpatico, lungimirante, pacifico, tranquillizzante, idoneo a selezionare ministri e affini ‘perché lo agevolerà la formazione giuridica? (e che c’entra?), lodato da Trump, interessato a inglobare l’Italia nell’universo politico degli Usa a scapito di Putin, gradito all’Europa dei grandi per averli liberati dall’invadente sovranismo di Salvini.
Basta pazientare. In attesa di verifiche, suggeriamo una drastica terapia di disintossicazione ai milioni di italiani incollati alla televisione, bombardati da quirinalisti, politologi accreditati e improvvisati, inviati speciali, conduttori 24h e predatori di interviste sguinzagliati dall’alba a notte fonda sulle tracce di big e mezze della politica sceneggiata. Staccare la spina, occuparsi d’altro e riattaccarla quando il Conte 2 svelerà il futuro politico che ci aspetta.
Brrrrrrrrr…che paura. I timori per l’erta che si accinge a scalare il governo nascente, sono poca cosa. Cinquestelle e democratici hanno di che tremare per la promessa-minaccia della Meloni di opporre la ‘piazza’ al nuovo esecutivo. Ma c’è chi se la ride. La consistenza di Fratelli d’Italia, al netto di congiunzioni anticostituzionali con il neofascismo dell’estrema destra, spaventa quanto una fornica della razza mini. Tra le urgenze che esercitano una discreta pressione sul lavoro di Conte, ha ragionevole urgenza l’allontanamento di Salvini dal Viminale. La sua vocazione all’odio, lo spinge in questi giorni a presidiare il ministero dell’Interno per spedire veti di sbarco dei migranti i porti sicuri, anche l’accoglienza riguarda donne, spesso incinte e bambini, qualcuno appena nato, a cui è impedito di lasciare l’inferno di navi inadatte a sostenere per giorni e giorni l’assistenza a profughi provati da viaggi in condizioni disumane. I diktat dello xenofobo, razzista, sono firmati anche dai ministri Toninelli e Trenta che, costretta a farlo attacca Salvini: “Non può azzerare diritto a essere soccorsi”
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