Colpo grosso messo a segno da Tenaris in piena calura ferragostana.
La corazzata dei fratelli Rocca, infatti, ha appena firmato un maxi contratto con la National Oil Company, ad Abu Dabi, per la fornitura di tubi e rivestimenti.
A sottoscrivere l’accordo anche la giapponese Marubeni e la francese Vallourec.
L’importo totale della fornitura – che si articolerà in cinque anni – è da 3,6 miliardi di dollari.
“Uno dei contratti più grossi al mondo in questo settore”, commentano ai vertici della compagnia araba.
Una imponente boccata di ossigeno per le casse di Tenaris. Sempre sulla cresta dell’onda nonostante le non infrequenti bufere giudiziarie.
Pare per ora congelata l’inchiesta in Argentina, che ha coinvolto uno dei fratelli d’oro, Paolo Rocca.
Mentre prosegue – senza far segnare significative novità – quella portata avanti per quasi tre anni dalla procura di Milano.
Il capo d’accusa è da novanta: corruzione internazionale. E sotto i riflettori c’è la Techint guidata da Gianfelice Rocca, a proposito degli appalti petroliferi in Brasile.
Dove è ancora in corso la Mani pulite carioca, ossia “Lava Jato”, che ha portato (anche in galera) mezza classe politica verdeoro, a partire dagli ultimi tre presidenti. La tangente del secolo, pari a 5 miliardi di dollari fino ad oggi accertati.
Coinvolti nell’inchiesta brasiliana e in quella milanese sia la Techint dei Rocca che le corazzate pubbliche di casa nostra, Eni e Saipem. Alla procura di Milano, comunque, pare ad una svolta l’inchiesta sul pozzo di San Faustin, il tesoro della famiglia Rocca & friends, la cassaforte prima acquartierata di Lussemburgo e ora in Svizzera.
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