Comune di Salerno messo in mora dal Difensore civico regionale.
Il motivo? Da anni disattende l’obbligo di predisporre “un regolamento per il funzionamento degli istituti e organismi di partecipazione popolare”.
Uno strumento di concreta attuazione del principio costituzionale sulla sovranità popolare e sui modi concreti per poterla esprimere.
Parecchi comuni non rispettano questo dovere civico, soprattutto di piccole dimensioni. Tra i grandi centri, in Campania, spicca il caso di Salerno.
Per questo l’ufficio del Difensore civico, guidato da Giuseppe Fortunato, l’8 agosto ha nominato un commissario ad acta per garantire, entro 60 giorni, l’emanazione di un regolamento ad hoc. Si tratta di Sonia Caputo.
E’ infatti trascorso più di un anno dalla data in cui (il 30 luglio 2018) il difensore civico ha sollecitato a provvedere il Comune di Salerno, che da allora in poi non ha mai risposto in modo concreto. Nonostante la comunicazione ufficiale partita dall’ufficio del difensore civico regionale fosse stata inviata via Pec. Il che rende più grave le inadempienze del Comune stesso.
Del resto, l’annuale relazione del Difensore, redatta il 30 marzo scorso, non ha mancato di sottolineare tale inadempienza.
E’ di un anno e mezzo fa l’insediamento del nuovo difensore civico della Campania, Fortunato, dopo anni di battaglie legali tra ricorsi, controricorsi via Tar e Consiglio di Stato. Quest’ultimo ha emesso ben tre sentenze, che confermano la natura vera della nomina: non può essere ispirata alle logiche di spartizione politica e lottizzatoria, ma deve attenersi al principio del merito e, soprattutto, della effettiva comparazione dei curricula.
Cosa che spesso non avviene. Come in modo clamoroso, ad esempio, nel caso della Lombardia, dove quasi due anni fa è stato nominato dalla giunta ancora presieduta dal leghista Roberto Maroni,un vero e proprio signor nessuno, nel cui curriculum spiccava solo una “licenzia media” (alla faccia di tanti laureati e professionisti che avevano avanzato la propria candidatura): così era letteralmente scritto nella domanda di partecipazione firmata dal difensore lumbard, Carlo Lio.
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