Che la sinistra sia desaparecida è disconosciuto solo da chi si benda per non vedere. Ne rimanesse anche una sbiadita testimonianza, da tempo avrebbe spazzato via la politica trash di due figuri che sguazzano nel fango dell’incompetenza e della inettitudine. Così non è. Prossimi al voto per l’Europa, che il blasfemo ministro dell’Interno rivendica come referendum su se stesso, osserviamo con stupito disgusto le sue sceneggiate, condivise dal popolo di sprovveduti che tifa per un presunto uomo forte al comando e così evoca la tragedia di altri consensi che scrissero pagine vergognose per la giovane democrazia del Paese: leggi razziali, olio di ricino e manganellate, dissidenti esiliati, retate per fornire braccia all’industria bellica tedesca, condanne a morte di ebrei, sciagurate campagne d’invasione colonialista, affermazione violenta del pensiero unico, razzismo in combutta con il nazismo.
Faticosamente superata la parentesi del renzismo, i resti della sinistra storica, debilitati dall’immigrazione incontrollata di esponenti della moderazione orfani dei partiti di riferimento, hanno barattato parte della propria identità con l’illusione di partorire una coalizione rappresentativa di valori multipli. Il Pd del dopo Renzi si è distaccato dal limbo dell’incertezza nel bel mezzo della crisi che ha contribuito ad alimentare il fenomeno 5Stelle e anche di più lo straripare del leghismo. Le primarie, con il Pd in gramaglie da vedovanza di un leader carismatico, hanno celebrato l’ascesa di Zingaretti alla segreteria.
Come dare sostanza politica a questa imperfetta soluzione? Qualche idea “rivoluzionaria”: mobilitazione democratica per mettere fuori legge, in nome della Costituzione, l’apologia del fascismo manifestata impunemente da soggetti eversivi quali sono Casa Pound, Forza Nuova e affiliati; contrastare il malgoverno gialloverde con un manifesto d’intenti surrogato da iniziative parlamentari e di piazza; mobilitare i militanti per ripristinare il lavoro capillare nel tessuto sociale delle marginalità; riconquistare il consenso della classe operaia e di settori del lavoro indifesi nel mondo dei servizi, dello sfruttamento in agricoltura; allestire una campagna per la sicurezza nei posti di lavoro; promuovere iniziative contro le tragedie della violenza sulle donne e i minori, per la difesa dell’ambiente, in partnership con l’ambientalismo e i movimenti di genere, contro il razzismo; intervenire concretamente sui tempi di rinascita delle aree colpite da eventi meteo o tellurici; mobilitazione per contrastare l’occupazione selvaggia della Rai di Lega e 5Stelle. Cosa invece? Proteste senza esiti tangibili in Parlamento e due, tre episodi che fanno aumentare la distanza del Pd dal consenso degli italiani: Per restare agli ultimi casi, il silenzio sull’elezione a Gela di un sindaco sostenuto da Pd e Lega, il pasticciaccio di Catiuscia Marini, presidentessa della regione Umbria coinvolta nell’inchiesta della Procura di Perugia su concorsi per l’assunzione nell’ospedale che avrebbero favorito candidati del Pd. La Marini ha presentato le e dimissioni, ma le ha subito revocate, con il proprio voto a favore. Il caso ha sostanziato l’attacco di Di Maio, come se ce ne fosse bisogno: “Un segretario serio avrebbe espulso la Marini cinque minuti dopo”. Zingaretti, per non trascurare nulla, ha partecipato alla gara propagandistica di Di Maio e Salvini che promettono mari e monti, tanto dopo le elezioni chi lo ricorderà, e di suo ha sparato l’inverosimile impegno a gratificare 200 milioni di italiani con uno stipendio in più. Troppo poco? Il segretario del P si impegna per 50 miliardi di investimenti e ottocentomila posti di lavoro.
Finirà per prevalere l’incredibile sodalizio Salvini-Di Maio che contesta, anche se con motivazioni diverse (Di Maio formali, Salvini insolenti), nientemeno che l’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani. L’assurdo: Di Maio critica la lettera di condanna perché dice che non conosceva il contenuto del decreto sicurezza 2 (e che razza di alleato è la Lega se non mette al corrente i 5Stelle su un provvedimento di tale rilievo politico?), ed è probabile che dica una bugia. Salvini commenta con sussiego che il monito non viene dall’Onu, ma dal Commissariato per i diritti umani (come se non fosse la più alta e sovrana espressione sul tema delle Nazioni Unite). L’immondo spettacolo continua. Chissà che lo show con rosario, segno della croce e occhi al cielo di Salvini non convinca il popolo dei cattolici italiani a sabotarlo nelle urne di domenica prossima. Fosse così, Zingaretti non avrebbe motivo di esultare, perché non sarebbe merito, Salvini è avvezzo a segnare autogol. L’ultimo racconta l’editto “In Italia non si sbarca, porti chiusi”. La Sea Watch, per clonare il suo linguaggio forbito, ‘se n’è fregata’ del diktat, è approdata a Lampedusa, ha sbarcato i migranti. Il ministro lo ha saputo guardando la diretta televisiva (accidenti, che efficienza abita il Viminale!).
Meno 6. Lunedì sapremo com’è andata.
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