Fulmini in vista per Stefano Pessina, il re della distribuzione farmaceutica, a bordo della corazzata Walgreens Boots Alliance.
Arrivano proprio da Napoli, dove mister Pessina iniziò la carriera con un piccolo deposito di medicinali alla periferia est della città, per poi allargarsi man mano in Sicilia con gli amici Zappalà di Catania. E quindi in Europa e nel mondo.
Al tribunale partenopeo, infatti, si è appena concluso il processo a carico di un grosso imprenditore farmaceutico, Nazario Matachione, accusato di una maxi evasione fiscale.
Una lunga inchiesta cominciata cinque anni fa, passata per un grosso sequestro e andata avanti con una complessa super perizia. Dalla quale è scaturito il classico topolino: è caduta l’ipotesi di evasione e, a quanto pare, i conti non erano stati taroccati.
Ora Matachione, che ha trascorso cinque anni d’inferno, passa al contrattacco e denuncia. Soprattutto coloro i quali a suo parere hanno lucrato sulla brutta avventura giudiziaria.
“Intanto si è scatenata la crisi aziendale – dice – con il sequestro dei beni e l’accusa di evasione fiscale E sono subentrati gli avvoltoi, gli sciacalli, una multinazionale che mi ha affossato, facendomi dichiarare fallimento, nonostante i giudici dopo abbiano stabilito che loro non erano affatto miei creditori”.
Scrive il Mattino: “Matachione si riferisce a Stefano Pessina e ad Ornella Barra, coppia che guida l’impero Walgreens Boots Alliance e che ‘il re delle farmacie’ del Vesuviano ha denunciato alla Procura di Napoli, con un fascicolo d’inchiesta tuttora aperto”.
Continua Matachione nel suo j’accuse: “Ho combattuto per tre anni e ho dimostrato a tutti che la giustizia prevale sempre. Sto valutando anche una richiesta di risarcimento contro l’ingiusta detenzione patita cinque anni fa, ma adesso voglio solo ripartire e continuare a combattere contro chi mi ha distrutto. La mia luce in questo momento è rappresentata da quella denuncia contro la multinazionale che ha ingiustamente causato il mio fallimento”.
Sempre sul fronte giudiziario, un paio di mesi fa è stato dichiarato il fallimento di un paio di piccole sigle messe in campo con un paio di ex amici napoletani, che ora accusano Pessina di tutti i loro guai passati negli ultimi venti anni, compresa la perdita degli immobili che possedevano: si tratta della famiglia Prototipo, una dinasty di commercialisti che ad inizio anni ’90 seguì Pessina nelle sue acrobazie imprenditoriali prima partenopee e poi a livello nazionale.
Ma Pessina – ombre giudiziarie a parte – se la passa alla grande. La sua corazzata Walgreens Boots viaggia sempre più con il vento in poppa. Ed ha appena cominciato uno shopping europeo di farmacie, avviando le danze proprio in Italia.
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20-05-2019
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
in nome e per conto di Alliance Healthcare Italia Distribuzione S.p.a., Vi invio una richiesta di rettifica in relazione alle notizie inesatte diffuse tramite l’articolo dal titolo “Walgreens / Il J’accuse del Superfarmacista”, pubblicato ieri, 19 maggio 2019, sul vostro sito web https://www.lavocedellevoci.it/2019/05/19/walgreens-il-jaccuse-del-superfarmacista/
Chiedo la sollecita pubblicazione di tale rettifica sul Vostro sito web come dovere e obbligo giuridico ex articolo 8 della legge 47/1948 sulla stampa, ai sensi dell’art.32 quinquies del D.lgs 31.7.2005 n.177 e dell’articolo 4 del Codice sulla privacy del 3 agosto 1998, che recita:
“Il diritto alla rettifica delle notizie pubblicate costituisce fondamentale diritto della persona a tutelare la propria immagine e dignità. Pertanto la rettifica va pubblicata conformemente a quanto richiesto, senza che né il direttore del giornale né il giudice abbiano facoltà di modificarne il testo, o anche di sindacarne il contenuto sotto il profilo della veridicità”.
“Ho ricevuto mandato da Alliance Healthcare Italia Distribuzione S.p.a. di rettificare quanto riportato nell’articolo Walgreens / Il J’accuse del Superfarmacista apparso ieri sulla Vostra testata a firma di Paolo Spiga. In esso si riportano ampi stralci di un altro articolo apparso su Il Mattino del 16 maggio scorso, contenente un’intervista al Dott. Nazario Matachione.
A questo ultimo articolo la mia assistita ha prontamente replicato con nota apparsa sull’edizione de Il Mattino del giorno successivo 17 maggio, in cui si è fermamente contestato quanto dichiarato dal Dott. Matachione.
Pertanto, rispetto a quanto riportato nell’articolo apparso sulla Vostra testata, lo scrivente ribadisce e precisa quanto segue:
– l’Ing. Stefano Pessina e la Dott.ssa Ornella Barra non sono mai stati oggetto di denuncia presentata alla Procura di Napoli da parte del Dott. Nazario Matachione e sono estranei alla controversia che vede coinvolta la mia assistita e le farmacie facenti capo direttamente o indirettamente al Dott. Matachione;
– a seguito della denuncia-querela sporta dal Matachione nei confronti della Signora Anna Rosa Spadolini (in qualità di legale rappresentante di Alliance Healthcare Italia Distribuzione S.p.a.) in data 14 marzo 2017, la Signora Spadolini ha trasmesso alla Guardia di Finanza una nota corredata da ampia documentazione da cui si evince, in maniera limpidissima, la correttezza della condotta di Alliance Healthcare Italia Distribuzione la quale, per anni, ha fornito le suddette farmacie che hanno progressivamente accumulato, nei confronti della stessa Alliance Healthcare, un debito di oltre 13 milioni di Euro;
– questo enorme debito è stato oggetto di un atto di riconoscimento e di un piano di rientro del debito firmato anche dal Dott. Matachione in data 30 marzo 2015, con l’assistenza dei suoi consulenti, piano di rientro che è rimasto sin da subito parzialmente inadempiuto, il ché ha costretto la mia assistita, dopo vari tentativi di ottenere il rispetto degli accordi presi, a depositare istanze di fallimento nei confronti delle società debitrici, alcune delle quali erano state già state oggetto di medesime istanze da parte di altro fornitore;
– non è vero che i giudici abbiano “stabilito” che la mia assistita non era affatto creditrice delle farmacie. Pendono, al riguardo, giudizi dinanzi alla Corte di Cassazione volti all’accertamento di tali crediti, mentre in alcuni casi i giudici delegati di alcune delle procedure fallimentari delle società facenti capo direttamente e indirettamente al Matachione hanno ammesso i crediti della mia assistita al passivo dei rispettivi fallimenti.
Spiace che due dei pochissimi imprenditori italiani a capo di una multinazionale globale debbano essere oggetto di diffamanti accuse e insinuazioni.
Avv. Filippo Pingue
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