PUBBLICITA’ OCCULTA / LE SVIOLINATE DEL CORSERA

In ginocchio da te. La stampa di palazzo è sempre più genuflessa davanti ai moloch del potere economico e finanziario. L’ultimo esempio lampante. Un’intera pagina griffata Corriere della Serail giorno della Liberazione, ma non dalle fake news, quelle doc.

Da scuola di lecchinaggio la pagina numero 29 di Economiamandata in stampa a via Solferino. Due articoli scendiletto, stuoino & zerbino dedicati alle magnifiche sorti e progressive in casa Enie dei colossi del mattone Salini-Impregilo.

Partiamo dal colosso energetico. Tutto rose e fiori, of course, il pezzo: come neanche la più smaccata delle pubblicità. In gergo si chiamano redazionali, e si ha in genere il buongusto di definirli come tali. Stavolta no, sono degli articoli veri e propri – poveri noi – e persino firmati dagli autori.

Eni, in tre mesi utili sopra quota 1 miliardo – La spinta del barile”, il titolo. E poi suona la fanfara, fin dall’incipit: “Un trimestre ‘emblematico’ della tenuta diEnicon i prezzi bassi del petrolio e che mostra gli effetti positivi di una strategia costruita sull’efficienza e sull’attenzione ai costi, in tutte le fasi, dall’esplorazione alla produzione”.

Sono matti? Ma si guardano almeno intorno, con il prezzo della benzina che sfonda quota 2 euro? Vanno almeno alla pompa in via Solferino?

Andiamo avanti, con l’articolo che prosegue pendendo dalle labbra dell’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi: “Nei primi tre mesi il prezzo del petrolio è stato inferiore rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, ma questo non ha impedito di conseguire un’eccellente performance industriale e finanziaria, il risultato netto è stato superiore, abbiamo mantenuto il debito inalterato dimostrando robustezza”.

Ci avete capito qualcosa, oltre all’aver ribadito il concetto che “il prezzo del petrolio è diminuito” facendo crescere il prezzo per i consumatori?

Il resto del chilometrico articolo è tutto uno snocciolar di cifre a tripudio della oculata e lungimirante gestione Eni. Per la serie: se compravi mezza pagina di pubblicità pagavi un occhio e certo non ottenevi l’effetto di un articolo farina dei sacchi di via Solferino.

Ovviamente tra squilli di tromba e rulli di tamburo non c’è neanche un rigo di spazio per ricordare le brutte rogne giudiziarie di casa Eni, inseguita dal Brasile all’Africa fino a Milano per “corruzione internazionale”, a cominciare dalla maxi inchiesta carioca sullo scandalo Petrobras.

Ma chissenefrega.

Altri violini suonano la sinfonia per il fresco piano varato da due colossi del mattone come Salini eImpregilo, che dopo aver inghiottito l’altra big storica del settore, ma in acque agitate, Astaldi, si apprestano a dar vita ad un polo nazionale delle costruzioni che scoppia di salute.

E cosa ti combina la nuova Iride noantri, la Cassa Depositi e Prestiti? Invece di finanziare settori strategici e/o rivitalizzare imprese e comparti che hanno bisogno di liquidità per superare l’empasse, sganciano miliardi a chi non ha alcuna difficoltà e naviga felice per i mari del turbo capitalismo.

Proprio come il tandem Salini-Impregilo, che verrà ricapitalizzato con una bella manna da 250 milioni di euro, graziosamente elargiti dalla generosa (con i potenti) Cassa Depositi e Prestiti.

Una vergogna di stato, caldeggiata ovviamente da Lega e 5 Stelle in perfetto accordo per soccorrere chi ha panfili e corazzate a disposizione.

Dal Corserapennellate per dettagliare l’operazione, con tanti bei numeri, cifre e percentuali. Senza neanche lo straccio di un’analisi, di qualche perché, di una manciata di interrogativi.

Come mai l’assistenzialismo di stato ai già straricchi? Perché innaffiare di miliardi pubblici, soldi di tutti gli italiani, colossi che pensano unicamente ai loro strafottuti interessi privati? Mentre l’Italia che lavora sta agonizzando.

Lo stesso copione anni fa, quando la sempre generosa CDP è entrata al 12 per cento – apportando vagonate milionarie – nell’azionariato di Kedrion, la regina nella lavorazione e commercializzazione di emoderivati che fa capo alla ricca dinasty dei Marcucci, con il capogruppo del Pd al Senato Andreanel motore.


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