Vietato infierire, anche se l’autoproclamazione di Conte a deux ex machina della combutta Leg-5Stelle somiglia come due gocce d’acqua a un patetico e intempestivo rammendare l’umiliazione subita a Strasburgo. E non una parola di più sul discorso sovrastato dal chiacchiericcio dei cento europarlamentari (su 750) in tutt’altre faccende affaccendati. Tanto meno sull’offensivo attributo di “burattino” affibbiatogli a voce spiegata dal parlamentare belga Verhofstadt. Stendiamo veli pietosi sull’evanescenza del premier. Domanda: “E’ stato la controfigura dell’Uomo Invisibile dal 4 marzo del 2018 in poi, ignorato dai suoi vice, spedito a consolare le vittime di disastri, a tagliare nastri, a intrattenere amabilmente ospiti internazionali, trattenuto in sala d’attesa per fare gli onori di casa prima del faccia a faccia riservato a Di Ma e Sal?” Smentiamo. Sono tutte malignità di complottisti al servizio della sinistra. La conferma? Il prode primo ministro assume su di sé e l’intera compagine di governo la decisione di mantenere in stato di segregazione (sequestro di persona) migranti e marinai della Diciotti. Chi pensa che la confessione sia un atto di subordinazione al potere giallo verde, chieda scusa a Conte, è in mala fede. E lo è chi gli imputa di aver imitato Pilato, di aver condiviso l’ideologia del respingimento, costato vite umane di migranti non soccorsi nel Mediterraneo. Recitiamo il “mea culpa”, lo abbiamo denigrato spinti da antagonismo politico, forse per invidia. E’ l’elevato pensiero del primo ministro che sentenzia: “Comando io” mentre i suoi vice sono impegnati da mane a sera per trovare sbocchi nel complicato labirinto del no al processo per Salvini (5Stelle in ambasce) e del no al Tav (Lega in fibrillazione). C’è da credergli, al pari di quanti, nel corso del “Ventennio” declamavano un perentorio “Lei non sa chi sono io?”
Un noto scultore installò nella piazza grande di Napoli (del Plebiscito) una enorme sagoma dell’Italia capovolta, a testa in giù. Ispirato dalla libido per l’autonomia delle regioni del Nord (non è un caso) e invitato a replicare la sua opera, proporrebbe un’Italia frammentata, spezzettata, con grandi faglie di separazione tra regioni big del Nord, più ricche delle sorelle del centro e del sud, più povere. Lo sgarbo della secessione, con evidente danno per il Mezzogiorno, si delinea a tutto vantaggio della Lega e punitiva per i 5Stelle, molto più radicati nel Sud. Molto attesa è l’esternazione di Conte, ma si può scommettere, l’aspettativa andrà delusa. Il premier è impegnato full time, 24h, in fitto conciliabo con il portavoce Casalino, per mettere nero su bianco un nuovo editto contro i cattivi di Strasburgo che l’hanno snobbato.
Secessione. Zingaretti: “Porta a un aumento devastante delle disuguaglianze”. De Luca (regione Campania): “Nel centro nord le risorse pubbliche pro capite sono di quasi 15.000 euro, in Campania di 10.800 euro”. Il presidente della Toscana, Enrico Rossi: “C’è il rischio della secessione dei ricchi: Lombardia, Veneto e Emilia e alla fine saremo tutti più poveri. L’Italia non deve dividersi in staterelli, né mettersi un vestito a toppe come Arlecchino”. E poi l’incredibile: sono favorevoli alla secessione i governatori dem del Nord Sergio Chiamparino e Stefano Bonaccini. Egoismo territoriale? Sul chi va là Di Maio: i 5Stelle sono molto radicati nel Sud dell’Italia. E Conte? Astenuto, perché orgoglioso di un pronostico anti europeo: “Per chi mi ha attaccato è stato il canto del cigno”. Da Strasburgo partono per Napoli richieste on line di acquisto di corni anti jella.
B & B: Berlusconi Bellicoso. “Italiani siete una vergogna, siete fuori di testa. Aprite gli occhi. Perché vi affidate a questo governo di incapaci? Lega? così perde voti. Di Maio? Inclassificabile. Conte? Un burattino. Bacia bene la mano delle signore, finge di essere il capo del governo. I Cinquestelle? Hanno in testa un’imposta del 10-12 per cento sul patrimonio degli italiani. Siamo nelle mani di persone pericolosissime per il nostro futuro”
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