La correttezza istituzionale è disattesa dai politici del centro destra e loro aggregati. Indegno l’insulto di Di Battista che ha osato attribuire all’ex presidente della Repubblica un comportamento da vile. Dall’alto della sua riconosciuta nobiltà d’animo Napolitano ha soprasseduto e risparmiato la querela, vinta in partenza, contro l’intemperante grullino. E che dire di Gasparri, messo alla presidenza della giunta per le autorizzazioni a procedere per evitare ai parlamentari del centro destra di finire sotto processo. Per cominciare ha ammesso (contestato da Grasso, Leu) all’esame della giunta la lettera di Conte, che per giustificare l’eventuale no del Senato ha dichiarato di essere corresponsabile, con l’intero esecutivo, della decisione di segregare migranti e personale di bordo sulla nave Diciotti della Guardia Costiera. Il capolavoro di prevaricazione del diritto-dovere di decidere della giunta è fresco di giornata. Intervistato da un compiacente Tg2, Gasparri ha dichiarato di respingere la richiesta della Procura di Catania, ancor prima del voto della giunta. Fondamenti della democrazia kaputt.
Ho temuto in questi mesi di governo giallo verde, di aver ecceduto nel disegnare il profilo pubblico di Conte. Per mesi, chi dovrebbe portare a sintesi l’attività dell’esecutivo e dire quattro frasi in diretta, ha rischiato il torcicollo, per il continuo chinare la testa nel leggere quanto gli hanno scritto i dioscuri Di Maio-Salvini o il portavoce Casalino. Con il trascorrere del tempo, il premier ha capito finalmente cosa si volesse da lui e si è adeguato. Di qui gli attributo di evanescente, inconsistente, parafulmine, pompiere, amplificatore del pensiero altrui. L’assoluzione, per il riscorso ricorrente alla satira, la devo al Parlamento europeo, dove Conte si è esibito nel totale disinteresse dei parlamentari di Strasburgo. Cento su 750 i presenti annoiatissimi, tranchant l’accusa di questa umiliante sentenza: “Noi siamo gli eletti, lei no” e la censura dell’atteggiamento xenofobo nei confronti dei migranti, il pericolo della recessione destinata al peggio, l’ambiguità sul caso Tav, sul Venezuela. Tutti d’accordo: socialisti, liberali, verdi, comunisti. Il belga Verhofstadt è andato oltre, ha bollato Conte con la definizione al vetriolo “Lei è il burattino” di Salvini e Di Maio”. Applausi dell’aula. Nei momenti di evidente imbarazzo hanno dato una mano a Conte i suggerimenti scritti su bigliettini dall’ambasciatore Benassi e gli sms chattati dall’Italia. Cattivissima la satira in vignetta di Elle Kappa (la Repubblica): “Sul governo italiano l’Europa ha parlato con una sola voce” “Più che una voce, sembrava una pernacchia”.
Non sono giorni di bel tempo politico per Salvini. Comunque vada, è un fatto la richiesta della Procura di Catania di processarlo per un reato che prevede condanne fino a 15 anni di carcere. E poi, esternazioni in corso del Festival di Sanremo hanno sollevato il tema dei migranti in termini di accoglienza e ha vinto Mohamood, italiano di padre egiziano. Ancora: Camilleri, con un episodio scritto nel 2016, divenuto puntata di ieri sera del serial Montalbano, ha raccontato, condiviso da undici milioni telespettatori, uno di tanti casi di accoglienza dei migranti.
Il grullismo dei dilettanti allo sbaraglio detiene il primato delle gaffe, alimentato dai big del Movimento. L’ultimo tassello di questo singolare mosaico si deve al comico genovese, che rinfaccia agli abruzzesi, colpevoli di aver ghigliottinato i voti dei 5Stelle, 700 milioni di donazioni dei parlamentari grullini alle aziende della regione. Solo che Grillo ha abbondato nel mettere gli zeri dopo il 7. Non si tratta di 700 milioni, ma di 700mila lire.
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