Sotto processo a Bologna per la strage alla stazione l’ex Nar Gilberto Cavallini. Già condannato a tre ergastoli, per omicidio (del giudice Mario Amato nel 1980) e banda armata, Cavallini ha scontato 36 anni di galera, e comunque oggi è in semilibertà.
Per la strage di Bologna sono stati condannati in via definitiva i neri Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini. Ma l’odierno processo in Corte d’Assise vede alla sbarra Cavallini, accusato di essere il “quarto uomo”.
Passa all’attacco, l’ergastolano, davanti alle toghe. “Mi riservo di presentare querela per calunnia per le falsità contenute nella cosiddetta ‘scheda Cavallini’”.
Il riferimento è ad un dossier con cui l’Associazione dei familiari, presieduta dall’ex senatore Pd Paolo Bolognesi, è riuscita cinque anni fa a far riaprire le indagini proprio a carico dell’ex Nar.
Il quale nella verbalizzazione dà la sua versione dei fatti: “Che la strage fosse fascista è sempre stato un dogma, ordito dalle informative del Sismi, cioè quelli che stando ai nostri accusatori sarebbero stati i nostri protettori”.
Tira in ballo anche il cosiddetto “lodo Moro”, che avrebbe coperto i traffici d’armi dei palestinesi in Italia e quindi la rottura di quel patto che, stando ai sostenitori della pista palestinese, avrebbe portato alla strage della stazione, che fece 85 morti e oltre 200 feriti. Pista che, pur battuta dalla magistratura, non ha mai portato ad alcun esito né ha mai trovato alcun riscontro.
Continua Cavallini: “Quando sono cominciati i processi, dalla gabbia chiesi di parlare con il signor Torquato Secci, allora presidente dell’associazione. Gli chiesi se credeva veramente che fossimo stati noi. Rispose che la strage era sicuramente di matrice fascista, che noi eravamo fascisti e se anche non eravamo gli autori, comunque sapevamo chi era stato e perciò dovevamo essere condannati”. Secci è deceduto 23 anni fa, nel 1996: quindi non può rispondere alle parole di Cavallini.
Risponde, invece, Paolo Bolognesi, alcuni anni fa critico nei confronti delle fasulle promesse di “trasparenza” sulle stragi sbandierata dall’allora premier Matteo Renzi. “Se arriva la denuncia di Cavallini – replica – risponderemo e lo faremo coi documenti, come facciamo di solito”.
Aggiunge il sindaco di Bologna, Virginio Merola: “Il Comune è parte civile nel processo e sarà sempre a fianco dei familiari delle vittime. Con le sue parole di oggi Cavallini continua a offendere il sentimento di un’intera città”.
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