Immaginate che l’Avis sia chiamata a scegliere il medico dell’anno e indichi Dracula. Lo stesso succede con il Financial Times, che per designare il personaggio dell’anno mette al primo posto assoluto George Soros, ossia il Vampiro internazionale che appena può azzanna un Paese in difficoltà e lo dissangua.
Con quale criterio mai la giuria del prestigioso quotidiano britannico ha deciso in quella direzione? Quale abbaglio mai ha potuto obnubilare le menti di quei signori? Mistero.
Hanno anche la memoria corta, gli inglesi, forse rincoglioniti dalla Brexit che prima votano o ora si rimangiano. Non ricordano, infatti, un tragico episodio della loro non lontana storia, quando nel 1992 Soros assalì la sterlina britannica, la fece piombare in una crisi epocale: per fortuna l’obiettivo di mangiarsi mezza Inghilterrà fallì, ma il Vampiro ci provò. E finì per provocare danni finanziari colossali in mezza Europa. In Italia, ad esempio, il governo guidato da Giuliano Amato si vide costretto ad una manovra lacrime e sangue per gli italiani, piombati sull’orlo del baratro. Ed eravamo anche in piena Tangentopoli…
Ecco le parole al miele usate dal Financial Time nei confronti del suo quasi-assassino (evidenti segni da sindrome di Stoccolma, per i sudditi di Sua Maestà britannica). “Il portabandiera della democrazia liberale e di una società aperta”, che “utilizza la filantropia per combattere l’autoritarsimo, il razzismo e l’intolleranza”. Foolish.
La corazzata di casa Soros è la “Open Society Foundation”, da cui dipendono una sfilza di sigle & società che ne combinano di tutti i colori dietro i paraventi “filantropici” e “umanitari”. Compreso il finanziamento, diretto o indiretto, di parecchie Ong più che border line non si può.
Fino a pochi mesi fa con il quartiere generale situato a Budapest, Open ha trasferito la sua sede a Berlino, per via del “nemico” Viktor Orban che ha dato vita ad una serie di normative etichettate “Stop Soros”. Il meno peggio, a questo punto, ha la peste.
Nel Board internazionale di Open fa capolino la nostra Emma Bonino, commissario Ue nel 1999. Non manca occasione, la radicale (radicale?), per esternare tutta la sua simpatia verso Soros e le sue politiche; così come verso i meeting organizzati annualmente dai Bilderberg, dove si incontrano i potenti della finanza mondiale per decidere i nostri futuri, ossia per “mangiarci” meglio.
Tra le nazioni attualmente nel mirino tanto umanitario del magnate di origini magiare c’è la Macedonia. Un boccone per il 2019 ? Senza perdere mai di vista l’Italia lacerata dalle continue crisi politiche e finanziariamente fragile.
Ricordate l’incontro tra Soros e Paolo Gentiloni che lo ricevè con tutti gli onori a palazzo Chigi proprio nei giorni bollenti delle inchieste sulle Ong? Perchè l’ex premier non ha mai voluto chiarire il reale motivo di quel summit né a quale titolo venne ricevuto il MangiaPaesi?
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