Verso il baratro

Un termometro chiarificatore, per misurare la temperatura dell’economia, è da sempre l’oscillazione in alto o in basso dell’oro. Eventi interni ai valori monetari e di più, quelli esterni condizionati dalla salute finanziaria di ciascun Paese e del sistema mondo globalizzato, influenzano il costo del metallo pregiato. Se l’Italia, o qualunque altro importante esponente dell’economia del nostro pianeta è più o meno in sofferenza, i mercati finanziari rispondono con immediatezza al rischio di farne le spese. Gli investitori di serie dirottano altrove i loro acquisti, i piccoli e medi risparmiatori si rivolgono ai beni di rifugio e chi può all’oro, che finisce per costare sempre di più.

E’ quanto accade in Italia come effetto del pasticciaccio incosciente frutto di incompetenza, pressappochismo e puntate al gioco d’azzardo del governo gialloverde.

L’Europa boccia il Decreto di economia e finanza, firmato turandosi il naso dal ministro Tria, ma tenta di indurre il governo presieduto dall’inutile Conte a rivederlo, perché l’uscita dell’Italia dalla Ue e dall’euro, sconquasserebbe la Comunità. La mediazione di Moscovici purtroppo non ferma i danni disastrosi della manovra e ancora prima della valutazione negativa di Moody’s, gli investitori stranieri si affrettano a vendere i nostri buoni del tesoro. 17 miliardi di euro in pochi giorni. La prima agenzia di rating a pronunciarsi sulla manovra del governo gialloverde è proprio l’autorevole e temuta Moody’s, che cala la mannaia sulla credibilità finanziaria dell’Italia e la declassa da Baa2 a Baa3, con la motivazione che il suo deficit è destinato ad aumentare e di molto. Sotto accusa è la formula del governo per rilanciare l’economia: “Programma di riforme non coerente” è il giudizio dell’Agenzia americana, che ipotizza in aumento la possibilità del nostro Paese di uscire dall’euro, come sospetta l’opposizione dem, ribadita a più riprese da Martina e confermata dalle provocazioni dei due vice premier nei confronti di Bruxelles, della Banca d’Italia e degli economisti. “Manca una coerente agenda di riforme per la crescita” precisa Moody’s in sintonia con le critiche delle opposizioni in Italia. “L’Italia rischia di confermare il debito pubblico al 130 per cento del Pil, anzi: di aumentarlo e di tradire gli auspici internazionali di una sua riduzione. E un debito così alto rende Roma molto più vulnerabile a possibili ‘schock esterni’”. L’agenzia giudica con allarme le tensioni tra il governo grillino-leghista e la Commissione europea di Bruxelles. “Le possibilità di un’uscita dell’Italia dall’euro, al momento basse, potrebbero aumentare se le tensioni fra Roma e le autorità europee sulla manovra dovessero subire un’ulteriore escalation”. Se le valutazioni delle agenzie di rating si confermassero, indispettite dall’ottusa conferma del Def dei dioscuri Ce l’avevo duro Salvini e l’incompiuto pomiglianese Di Maio, l’Italia potrebbe essere ancora declassata per finire in C, ovvero nel disastro del fallimento.

In via intermedia è ipotizzabile che il governo gialloverde metta le mani sui risparmi degli italiani custoditi nei conti correnti e che Conte, accomodante premier, con tono suadente e in inappuntabile completo da sartoria, rivolga al popolo un accorato appello perché partecipi a una colletta salva Italia.

Siamo nelle mani di un paio di inetti alla guida dell’Italia. Sull’osceno comma del condono per grandi evasori e poco nazionalisti esportatori di capitali, uno grida offeso di non essere bugiardo (leggi Di Maio), l’altro di non essere fesso (leggi Salvini). Nella stesura del decreto il capitolo della totale sanatoria c’era o non c’era? Gli italiani non lo sapranno mai, ma dovrebbero capire finalmente di aver scelto di affidare l’Italia a soggetti inadatti perfino ad amministrare un condominio.


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